Scritto e a cura di Orazio Ruggieri
La notizia ha iniziato a serpeggiare sui social. Schivo e ricercatore sempre di un profilo basso, Angelo Picano, provetto autotrasportatore e, soprattutto, il “presidentissimo” da 60 e passa anni al fianco del calcio itrano, si è spento.
Enumerare le sue molteplici qualità potrebbe sembrare un rituale scontato che va in onda ogni qualvolta un “grande” ci lascia ma, al di là della sua passione vera, del suo attaccamento al calcio che gli ha comportato anche l’esborso personale di fondi economici mai rientrati, resta la sua figura trascinatrice di ragazzini e giovani rappresentati, oltre che da promettenti ed embrionali campioni, dai “profughi” strappati alla deviante strada dall’azione più che paterna, laddove latitava anche la famiglia.
E questa quasi sacra missione, alla pari di un san Giovanni Bosco a cavallo tra il secondo e il terzo millennio ne ha fatto rifulgere le qualità che ne hanno caratterizzato la vita. Quel suo stare in mezzo ai calciatori,sia tra quelli più grandi di età e tra coloro che erano appena all’inizio della loro pratica calcistica, magari con le tipiche mani in tasca, lo ha fatto sentire veramente un padre, un assistente sociale, un tecnico, un “angelo” per tanta gioventù, strappata, grazie a lui, ai pericoli tragicamente devianti di una strada ormai prostituita e votata alla distruzione di tante vite, soprattutto di giovani.
”Con lui – recitava ieri (mercoledì) un commento sui social – se ne va quel calcio tipico che abbiamo amato sui campi improvvisati dei prati o nelle aggreganti aree degli oratori. Ma resta, fulgida, la sua lezione di vita!”