Regione Lazio: va in scena il teatrino della politica tra consiglieri regionali che dibattono all’infinito sulla Commissione di Liliana Segre istituita al Senato della Repubblica
Tanto rumore per nulla, bagarre, strumentalizzazioni a gogo e contrapposizioni basate sul mischione politico. E piccineria, copiosa, sia da una parte politica che dall’altra.
L’occasione di dimostrare quanto un Consiglio Regionale possa essere sostanzialmente inutile è stata data oggi nel Lazio dove ci si è azzuffati, con animo e vigore, su uno dei temi che più hanno fatto discutere nel panorama nazionale: la Commissione istituita in Senato, su proposta di Liliana Segre, per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemistismo e istigazione all’odio e alla violenza.
I fatti, almeno in ambito nazionale, sono noti. il 30 ottobre scorso, il Senato ha dato il via libera all’istituzione della Commissione straordinaria, eppure, nonostante i temi universalmente riconosciuti come l’antisemitismo e il contrasto al razzismo, i nostri politici hanno offerto uno spettacolo inglorioso: passata con 151 voti a favore, la mozione di Liliana Segre ha visto 98 senatori astenuti che hanno scelto di mettere le ragioni politico-elettorali dei loro partiti di riferimento – Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia – davanti alla memoria della Shoah – con i dovuti distinguo di coloro che, all’interno di quei partiti, si sono dissociati pubblicamente.
Come noto, la prima firmataria Liliana Segre, senatrice a vita, è testimone diretta dell’orrore dei campi di sterminio e destinataria quotidianamente, si calcola, di almeno 200 insulti al giorno a sfondo antisemita. Per inciso, da un po’, la senatrice è sotto scorta.
Oggi, nel trivio da dibattito condito da luoghi comuni e parzialità degne di una scuola bassissima, i consiglieri regionali hanno confermato la stessa prova di sciocche e artefatte tesi e antitesi.
Da una parte una mozione presentata dal PD il 12 novembre, a prima firma di Eleonora Mattia, sostanzialmente priva di ogni efficacia: il Consiglio della Regione Lazio che impegna il Presidente Nicola Zingaretti a sostenere la Commissione del Senato, quindi di un altro organo istituzionale, coltivando la memoria dell’antifascismo e l’ostracismo contro i totalitarismi, la xenofobia, il razzismo eccetera. Tutto giusto tranne il fatto non trascurabile che il Senato sta a Palazzo Madama e non alla Pisana, ma a cosa serve? Fondamentalmente a niente se non a ribadire concetti assodati, o che dovrebbero essere tali, avanzati più per quella certa tendenza di ciò che rimane della sinistra da PD di guardarsi e rimirarsi allo specchio. Sempre correttamente e mai con un pelo fuori posto. Una noia perbenista e mortale.
Dall’altra parte, il gorgheggio feroce dell’opposizione, su tutti Fratelli d’Italia, che ha presentato emendamenti per ribadire che no, a loro la dicitura solitaria di antifascismo non andava bene, che bisognava aggiungere il niet al comunismo e, per quanto riguarda l’intolleranza religiosa e l’antisemitismo, era opportuno inserire la lotta all’estremismo religioso in genere, con particolare riferimento all’Islam. Un vero condensato di Basso Impero televisivo dove le aggiunte servono solo a mascherare il fatto che alcuni concetti, inseriti da decadi in Costituzione, non vogliono proprio essere afferrati, sdoganati ormai da oltre venti anni di ignoranza, e Storia letta su qualche cirannino scaduto, con la Seconda Repubblica (e ora la Terza) a certificare la nostra insipienza rispetto ai giganti del passato.
Se sei antifascista devi quasi giustificarti di esserlo, ma se lo sei lo devi ribadire quasi fosse un originale invenzione; se sei antisemita lo devi certificare, e siccome non puoi farlo liberamente in un’aula istituzionale (ci mancherebbe), devi dare contro l’Islam altrimenti il “prima gli Italiani” viene meno e ti danno del sionista. E così dicendo, tra parole al vento e concetti fuori moda e fuori uso che se fossimo in Inghilterra, o anche nella Spagna post-franchista, ti metterebbero col naso rosso da clown a intrattenere turisti a Piccadilly Circus o sulla Rambla.
Una scena, quella andata in onda oggi in consiglio Regionale, degna del film di Paolo Virzì “Caterina va in città” quando un professore di terza media cerca inutilmente di mettere ordine ad una classe imbizzarrita e divisa tra “zecche comuniste” e “pariolini fascisti”.
Risparmiatelo, eletti dal popolo, c’è un mondo di giovani fuori che, forse, di alcune cose non vuole più sentire parlare. Antisemitismo e anti-razzismo, voi rappresentanti della sinistra da Jobs Act, sono assodati quanto i bicchieri d’acqua che ciascuno beve durante il giorno se non si vuole morire disidratati; e non sentitevi vivi, voi del Dio Patria e Famiglia, se al vostro dio immaginario, e mai consacrato dai comportamenti, aggiungete un po’ di arte bigotta dell’insulto al diverso.
Non trasformateli, questi concetti, in temi da dibattito scaduto e scadente. Fatelo almeno per un principio domestico: quelle parole non sono a costo zero ma pagate dalla collettività.