“La proposta di legge n. 207, del 15 maggio 2025, è l’ennesimo tassello del progetto politico reazionario che mira a riportarci indietro di decenni — nel corpo, nei diritti, nella libertà.
Con il pretesto della “crisi demografica”, la Regione Lazio riduce la maternità a dovere civico e la trasforma in strumento per garantire “la crescita della nazione”. Tutto questo ci ricorda tanto la “Giornata della madre e del fanciullo” istituita alla vigilia di natale del 1933 dove le donne che avevano avuto molti figli venivano premiate perché considerate esempio di virtù fascista. Con il pretesto della “Maternità fragile”, dietro l’apparente sostegno, si vuole di fatto colpevolizzare le donne che scelgono l’interruzione di gravidanza.
Un testo che considera il “nascituro” come soggetto beneficiario della legge scavalcando il Codice Civile che sancisce che la capacità giuridica di un individuo si acquisisce alla nascita al solo scopo di legittimare le teorie antiscientifiche antiabortiste.
Una legge che parla di famiglia e non di famiglie, rifiutando la complessità e la meravigliosa varietà di cui la nostra realtà quotidiana si compone e quindi tagliando fuori le famiglie arcobaleno, quelle adottive, quelle monogenitoriali e di conseguenza i loro figli e le loro figlie.
Una legge che non contempla l’autodeterminazione della donna, che liquida il supporto alla genitorialità con voucher pre e post parto, che vuole il finanziamento dei Centri della Famiglia a discapito dei consultori familiari pubblici laici, volutamente depotenziati a causa della carenza di personale per i continui tagli alla sanità,
e riportando al centro della scena propagandistica il consenso informato scolastico.
Una legge che esalta l’educazione parentale di fatto delegittimando la funzione educante della scuola pubblica: un chiaro assist ai novax e ai detrattori dell’istruzione laica e plurale.
Una legge che impone la mediazione familiare di fatto neutralizzando la violenza di genere domestica e vanificando le professionalità, la dedizione e l’importanza dei centri antiviolenza in aperto contrasto alla Convenzione di Istanbul.
Un testo che ignora la legge di istituzione dei consultori, la L.194/78 sul diritto all’aborto, che travisa i principi della Convenzione dei diritti del fanciullo in un delirio di norme che a senso unico vanno a favorire un impianto ideologico che non appartiene alla nostra storia nè al nostro presente.
Un testo in sintesi ripugnante, contro il quale lotteremo fino a farglielo stracciare. Perché non deve e non può passare”.
Così, in una nota, il Coordinamento donne Sinistra Italiana Lazio.