Maltrattata, picchiata e legata a letto dalla madre a Terracina: la donna è stata giudicata dal Tribunale di Latina
Il I collegio del Tribunale di Latina, composto dai giudici Soana-Coculo-Brenda, ha emesso la sentenza nei confronti della 53enne tunisina, M.M.M. (le sue iniziali), che doveva rispondere dei reati di maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona.
La donna, difesa dall’avvocato Marco Giovannoni, era accusata di aver maltrattato la figlia che, all’epoca dei fatti contestati nel 2018 e avvenuti a Terracina, era ancora minorenne: 17 anni. Secondo l’accusa, oggi rappresentata in aula dal pubblico ministero Giuseppe Bontempo, la ragazza sarebbe stata più volte schiaffeggiata dalla madre e persino legata a letto in un paio di occasioni. La 54enne si sarebbe comportata in questo modo perché era contrariata dal modo di vivere della figlia.
Alla madre non piaceva che la figlia faceva tardi la sera, che fumava e che frequentava determinate persone. Ecco perché, in più occasioni, si era arrivati allo scontro, fino a che la donna aveva costretto la figlia a rimanere nel letto con mani e gambe legate. Per questi episodi è stato così contestato anche il reato di sequestro di persona.
La giovane, difesa dall’avvocato Elisa Morazzano, si è costituita parte civile e oggi, 19 giugno, le è stato riconosciuto il risarcimento da calcolarsi in sede civile e una provvisionale da 10mila euro.
Al termine della requisitoria, il Pm Bontempo aveva chiesto per la 53enne una pena di 1 anno di reclusione. Dopo la camera di consiglio, il Tribunale ha aumentato considerevolmente la richiesta, condannato a 4 anni e 6 mesi la donna.
Era stata proprio la figlia a denunciare gli episodi di maltrattamenti ai poliziotti del Commissariato di Polizia di Terracina, dopo che l’adolescente era stata trovata in lacrime fuori l’abitazione di una terza persona. L’episodio risale al 2018 quando, dopo averla vista in quelle condizioni, il proprietario della casa aveva chiamato la Polizia. Dopo l’arrivo degli agenti, la ragazza si era confidata e aveva raccontato delle sevizie ricevute.
All’epoca dei fatti, sia madre che figlia vivevano insieme con altri due fratelli della vittima e con il padre, nonché marito dell’imputata odierna.