LE INSIDIE PER AGOSTINO RICCARDO ARRIVANO DA BENEVENTO: ACCUSATO DI AVER MENTITO

Agostino Riccardo
Agostino Riccardo

Da Benevento arrivano accuse al collaboratore di giustizia Agostino Riccardo: si sarebbe accordato con un altro pentito per risultare più credibile

Che sia una storia maleodorante è evidente, ora, però, è necessaio capire, in questo gioco incrociato di accuse e contro-accuse, chi avrà la meglio in quanto a credibilità, ossia la prerogativa inderogabile che qualsiasi pentito deve guadagnare e conservare.

Le accuse all’ex affiliato del Clan Travali e Di Silvio non arrivano da Latina ma dal processo che si sta celebrando davanti alla Corte d’assise di Benevento e che vede alla sbarra Nicola Fallarino, unico imputato per l’omicidio del capozona sannita Cosimo Nizza, ucciso la mattina del 27 aprile del 2009 a colpi di pistola nello stesso giorno in cui, quattro anni prima, era finito su una sedia a rotelle per le conseguenze di un incidente stradale. 

Il protagonista della storia è l’ex narcos vesuviano Pasquale Matarazzo, oggi collaboratore di giustizia, che durante un periodo di detenzione comune, nel carcere di Benevento, avrebbe concordato con Agostino Riccardo, le accuse da lanciare al presunto “sicario” di Cosimo Nizza, ossia Nicola Fallarino così da avere una patente di credibilità di fronte all’Antimafia (ndr: i fatti rivelati dai collaboratori di giustizia sono verificati e se corrispondono consentono al pentito di acquisire credibilità agli occhi di investigatori e inquirenti). Agostino Riccardo, come noto, si costituì nel carcere sannita a novembre 2016 per un vecchio episodio afferente ad un’aggressione da lui compiuta contro un Carabiniere allo stadio Francioni di Latina nel match tra la squadra del capoluogo e il Terracina.

Matarazzo e Riccardo avrebbero provato a coinvolgere nell’affare anche un terzo uomo, anch’egli collaboratore di giustizia, che però ha deciso di rivelare tutto agli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia.

Come riporta il giornale campano “Il Roma”, il ribaltamento di prospettiva è maturato in seguito alla decisione della Procura antimafia di depositare nel processo beneventano una nota di accompagnamento di corrispondenza riservata. Le rivelazioni fornite dal terzo pentito, la cui identità rimane al momento top secret, rischiano di provocare crepe nella credibilità sia di Matarazzo che di Riccardo.
Il terzo collaboratore di giustizia ha infatti sostenuto di essere stato avvicinato nel sito protetto da Agostino Riccardo, il quale gli avrebbe proposto una comoda opzione per ottenere dei benefici. Non solo, il super testimone ha anche affermato di aver sentito l’ex affiliato dei Di Silvio accordarsi con Pasquale Matarazzo in merito alla dinamica del delitto di Cosimo Nizza.

Le dichiarazioni del nuovo teste saranno oggetto di uno scrupoloso esame in aula nella prossima udienza. La difesa di Fallarino, sulla scorta di un lavoro di controindagine, già nei mesi scorsi aveva rappresentato le proprie perplessità circa la genuinità delle accuse lanciate dai due collaboratori di giustizia, Riccardo e Matarazzo, i quali avevano sostenuto di aver appresso dell’omicidio Nizza dallo stesso Fallarino che glielo avrebbe confessato per accreditarsi dal punto di vista criminale dentro il carcere.

Entrambi, sia Matarazzo che Riccardo, avevano riportato la stessa particolarità rivelatasi poi imprecisa: il “killer” si trovava alla guida dello scooter e non, come accertato in seguito, sul sellino del passeggero.

Saranno le prossime fasi del processo beneventano a stabilire se Riccardo e Matarazzo hanno semplicemente riportato ciò che gli avrebbe detto Fallarino, oppure se, come sostiene l’ancora misterioso terzo pentito, si tratti di una versione di comodo per avere più credibilità di fronte all’Antimafia.

Non un unicum nella storia del pentitismo italiano, dove anche in passato, per altre lande, soprattutto in terra di Sicilia, alcuni collaboratori di giustizia si sono dimostrati veri e propri cialtroni, poi tornati a delinquere, oppure vi sono stati casi ancora più emblematici in cui si è provato a insozzare il pentito, in realtà serio e credibile, per far cadere vari castelli accusatori. Saranno magistrati e investigatori a dover risolvere quello che si presenta come un aspetto da chiarire su Agostino Riccardo che sino ad ora ha fornito versioni sulla malavita pontina verificate e sorrette da riscontri.

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