Inizierà il 12 ottobre prossimo il processo per peculato nato dall’inchiesta sulla presunta truffa legata alla costruzione del carcere di Uta (comune nell’area metropolitana di Cagliari), durata oltre un decennio: coinvolti anche due pontini
Secondo il pm Emanuele Secci, lo Stato avrebbe pagato milioni di euro per lavori mai eseguiti. Per la Procura, infatti, la spesa è stata di 80 milioni di euro anche se poi, da quello che emerge, le opere vere e proprie ammonterebbero a 60 milioni. Ad Uta, vicino l’area industriale di Macchiareddu, i lavori non sono mai finiti.
Per l’accusa sarebbe stato dichiarato il conferimento in discarica di 380 mila metri cubi di materiale ricavato dagli scavi, a fronte, secondo gli investigatori, di non più di 130 mila metri cubi. Conti gonfiati più elevati del reale anche per infissi, bagni e tanto altro, compresi interventi messi a rimborso e mai eseguiti. Tra i tanti punti dell’appalto contestati, anche l’edificio per i colloqui dell’alta sicurezza del padiglione per i detenuti al 41bis che non è mai stato costruito.
Il Giudice dell’udienza preliminare Ermengarda Ferrarese ha disposto il rinvio a giudizio per il 58enne Alessandro Gariazzo, fratello di Roberto che comparirà oggi davanti al medesimo magistrato per conoscere il suo destino processuale. I due sono rispettivamente legale rappresentante e procuratore generale della società Opere pubbliche che nel 2005 aveva cominciato a costruire il penitenziario. A processo anche Mariella Mereu e Maria Grazia Carta, la prima direttrice dei lavori nell’appalto, la seconda direttrice operativa di cantiere e progettista nell’appalto; Walter Quarto, responsabile unico del procedimento nell’appalto in due periodi e sino al maggio 2016; Pierluigi Sanna, direttore operativo di cantiere e collaboratore alla progettazione, incaricato di verificare la regolarità e congruità tecnico-contabile dei lavori; Vincenzo Pozzi, 70 anni, romano, Presidente della commissione di collaudo e Antonio Porcheddu. Nel caso il Gup Ferrarese disponesse oggi il rinvio a giudizio anche Roberto Gariazzo e l’altro indagato Paolo Gaspari, stralciati dagli altri, il loro procedimento potrebbe essere riunificato.
A giudizio, come detto, anche i due uomini originari di Latina, Giovanni e Carlo Guglielmi, 64 e 60 anni, residenti uno nel capoluogo e l’altro a Olbia: il primo provveditore regionale delle Opere pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna dal gennaio 2009 al settembre 2010 e presidente del comitato tecnico amministrativo nel marzo 2009; il fratello responsabile unico del procedimento in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori dall’aprile 2010 all’ottobre 2011 e poi dirigente del provveditorato delle Opere pubbliche a Cagliari dall’ottobre 2007 al settembre 2011 e dal maggio 2016 al settembre 2017.