Aggressione e sfregio contro il candidato consigliere comunale per Annalisa Muzio Sindaco Massimo Gibbini. “Ci hanno detto merde, allora lo siamo orgogliosamente”
È un’atmosfera quasi ovattata al point elettorale di Fare Latina dopo il trauma di stamane quando Gibbo, all’anagrafe Massimo Gibbini, candidato consigliere comunale per le prossime amministrative nel capoluogo pontino, ha subito un attentato vigliacco contro la sua persona: sfregiato – fortunatamente senza gravi conseguenze – tramite un corpo contundente – presumibilmente un taglierino – al volto, all’avambraccio e all’anulare destro.
Leggi anche:
LATINA: “A CASA, M…E”, AGGREDITO CANDIDATO CONSIGLIERE PER MUZIO SINDACO
L’uomo, custode del point elettorale, come ogni mattina stava spazzando fuori la sede in Piazzale Carturan. Siamo nel bel mezzo della campagna elettorale per eleggere nuovi Sindaco e consiglieri comunali in Piazza del Popolo e, a Latina, ovviamente, non si fa che parlare di questo. Nonostante la pandemia, nonostante una disillusione sempre più pressante nei confronti della politica, in città il toto-nomi su chi vincerà è il secondo sport dopo i commenti al campionato di calcio di Serie A ripreso dopo la sosta dovuta alla Nazionale.
Mancava da una settimana Gibbo al point elettorale di Piazzale Carturan e, oggi 13 settembre, proprio per rispondere con la solita solerzia a una voce che lo chiamava – sottolinea in conferenza stampa la sua candidata Sindaco Annalisa Muzio – ha prestato il fianco a un attacco senza senso apparente al suo corpo. Nessuna grave condizione, solo che i due ragazzi/sfregiatori che guidavano lo Scarabeo invecchiato sono schizzati via chissà dove.
Annalisa Muzio, la protagonista della conferenza stampa andata in scena dalle ore 16, ne è sicura: ci sono le telecamere, è possibile che le Forze dell’Ordine – è la Digos a condurre le indagini – riconoscano i due malfattori.
“Ci hanno detto “merde, andate via” – spiega, Muzio, scandendo la parola “merde” in conferenza stampa – ma noi andiamo avanti a testa alta e se siamo merde lo siamo orgogliosamente“. Qualcuno tra i giornalisti presenti lo ricorda che fino a qui la campagna elettorale era stata piatta: “E noi l’abbiamo ravvivata” – dice Annalisa Muzio – “E questa vigliaccata ci farà gioco. Stiamo salendo di gradimento“.
La candidata Sindaco che si presenta sostenuta dalle liste di Fare Latina e del Partito Liberale non perde la sua verve, la stessa che da anni, in seguito alla vittoria di Damiano Coletta, dimostra pubblicamente avendo un obiettivo chiaro: riempire quello spazio, lasciato nelle macerie da un centrodestra travolto negli anni da inchieste e mala-amministrazione, e fare il primo Sindaco donna di Latina nella storia della palude. Difficile, quasi impossibile, che ci riesca, ma la paura nel centrodestra che possa rosicchiare se non erodere consensi è tanta. E lei, va detto, oggi ha dimostrato, almeno pubblicamente – nella politica dei nostri giorni è tutto – carattere e personalità. Tanto è che quando ha esordito a parlare, in conferenza stampa, preceduta dal portavoce e dagli interventi dei suoi colleghi di avventura politica, da Italexit a Fabio Bianchi passando per l’esponente del Partito Liberale, Muzio sembrava perfettamente a suo agio, spontanea, sorridente, così che lei stessa ha precisato: “Forse un sorriso che poteva sembrare fuori luogo“. Se non altro esorcizzante.
Ma lo spettro della campagna elettorale del 2016 (e non solo) avvelenata dai Clan Rom a Latina e Terracina, e del loro abbraccio mortale con la politica, si aggira a Piazzale Carturan. Il pensiero, anche se tenuto a bada dalla photo opportunity di un pomeriggio di fine estate e dalle parole di Muzio (“Vogliamo parlare di proposte. Faccio l’avvocato e voglio scindere il mio lavoro dall’impegno politico: difficilmente parlerò di inchieste giudiziarie“), corre ad ambienti i quali, da sempre, si avvicinano alla politica. Tuttavia, Annalisa Muzio sgombera il campo: “Sono lontana anni luci da certe cose, se ci fosse qualche candidato in mio sostegno avvicinato da personaggi della malavita lo saprei. Me l’avrebbero detto“. Così come allontana ogni piagnisteo suggerito da una domanda che inquadra l’attacco subito a una questione di genere: “Anche se Fare Latina – chiarisce Muzio – avesse avuto un candidato Sindaco uomo, oggi si sarebbe consumata l’aggressione. Siamo scomodi“.
Non c’è che dire, Muzio ha affrontato bene la questione: è apparsa sicura, consapevole della sua responsabilità (“me la sono assunta per un gruppo intero“) e ha anche ammesso di aver ricevuto telefonate minacciose in queste settimane che ha sottovalutato e che solo oggi ha denunciato. Sebbene non sappia da chi provengano, puntualizza.
D’altra parte, di attacchi alla sua persona, Muzio, ne ha ricevuti qualcheduno, anche arrivati pubblicamente su Facebook. Senza nominarla, l’odio è sembrato radicato da parte di qualcuno legato al suo passato, anche se unire il fatto di oggi con un post su Facebook è un’impresa difficile ad elementi attuali. E se fosse stato qualcuno più realista di un re intriso di odio contro la candidata Sindaco? O semplicemente si è trattato nell’ennesima violenza di una “mala” senza controllo, esibizionista e scarsamente intelligente?
Dietro la patina di una campagna elettorale, iniziata con un “caro Vincenzo” da parte di Coletta e un “caro Damiano” da parte di Zaccheo, c’è ancora un mondo, a Latina, che vede la campagna elettorale come un impedimento o una risorsa.
E ancora una volta, a provare a fare luce non sarà, purtroppo, la politica che fa nomi e cognomi (inesistente sul parallelo pontino), ma le Forze dell’Ordine. Una sconfitta, per tutti.
Al contempo, al tavolo delle Istituzioni, il Prefetto, collegato anche con il Ministro dell’Interno Lamorgese, e le Forze dell’Ordine si sono riuniti nel Comitato: più controlli, più sicurezza. Ma l’episodio è ancora tutto da chiarire.