Dopo oltre trent’anni, il caso dell’omicidio della giovane Rossella Angelico, 17 anni, uccisa da tre giovani nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1985, è tornata tra le notizie della cronaca locale degli ultimi giorni. Diffusa nella giornata di ieri, una nota della Questura di Latina che riguarda il mancato rispetto del permesso premio di uno dei suoi aguzzini, Claudio Chinellato, che sta scontando una condanna all’ergastolo.
Chinellato, oggi 55enne, risulta essere l’imputato che ha ricevuto la condanna più pesante rispetto agli altri due giovani, Giuseppe Pornaro ed Emilio Parisotto, complici nell’omicidio della giovane Rossella, che hanno scontato condanne per 15 e 16 anni.
CHINELLATO RIPORTATO IN CARCERE DAL PERMESSO PREMIO
Claudio Chinellato aveva beneficiato di un permesso premio per trascorrere le festività natalizie 2019 in famiglia. Questa licenza ottenuta per buona condotta, ha permesso a Claudio Chinellato, oltre che di lasciare la struttura carceraria di Velletri, anche la possibilità di uscire dal domicilio indicato alle forze dell’ordine e alla magistratura dalle 7 alle 23.
La Questura fa sapere che la revoca del permesso concesso a tutti i detenuti che si distinguono per buona condotta è scattata perché la sera di Santo Stefano il Chinellato non era stato trovato in casa dopo le 23. Infatti, la notte di giovedì 26 una pattuglia della Squadra Volante aveva riscontrato che il detenuto con il permesso premio non si trovava nell’abitazione nella fascia oraria stabilita, cosicché la violazione è stata immediatamente comunicata all’autorità giudiziaria competente.
Revocato il permesso premio dal Giudice di Sorveglianza del Tribunale di Roma, il 55enne è stato prelevato dall’abitazione, in zona Nascosa e tradotto in carcere.
ROSSELLA ANGELICO, LA STORIA
All’epoca dell’omicidio di Rossella Angelico, la famiglia della giovane uccisa a bastonate chiese ai media rispetto e silenzio stampa sulla vicenda che li aveva travolti. Questa legittima richiesta ha probabilmente limitato la possibilità di chiarire il ruolo di ciascuno dei tre imputati, finiti alla sbarra per la brutale aggressione e l’omicidio della giovane del quale sono stati giudicati colpevoli.
Diciassette anni, una passione per il nuoto, Rossella frequentava la IV° D dell’ Istituto Magistrale “Alessandro Manzoni” di Latina, scuola dove si era trasferita insieme ad un’amica il mese precedente dal Liceo Classico “Dante Alighieri”, in modo da riuscire a trovare uno sbocco professionale il prima possibile. Arrivata nel nuovo istituto, era stata eletta rappresentante di classe e la mattina prima dell’omicidio aveva partecipato ad una manifestazione studentesca nel centro di Latina per protestare contro l’aumento delle tasse scolastiche e contro la riforma della scuola superiore: “Non aveva mai avuto un ragazzo e quindi forse per questo era più dedita al cameratismo“, così era stato scritto di lei sull’edizione de La Repubblica del 12 novembre 1985.
I LUOGHI DEL DELITTO ANGELICO
Un delitto provocato, come viene descritto dai quotidiani dell’epoca, dal “rifiuto ostinato di fare insieme l’amore” e non come un tentativo di violenza sessuale inflitta da un branco di bestie. Altri i tempi, altri i linguaggi, altre le sensibilità. Al di là delle sfumature, i tre giovani furono arrestati per ordine del sostituto procuratore Giuseppe Mancini che aveva emesso nei loro confronti un ordine di cattura per i seguenti capi di accusa: omicidio volontario aggravato, tentata violenza carnale, sequestro di persona e furto.
Lo scenario della storia di Rossella è quello dell’allora moderno quartiere Gescal di Latina: palazzoni popolari attraversati da residenze borghesi, in una delle quali Rossella abitava con la famiglia. In via Ascaro abitavano tutti e tre i ragazzi arrestati ed anche Rossella. Non era certo una frequentazione tra i quattro, ma pare che Rossella avesse iniziato una relazione con Giuseppe Pornaro, il più giovane dei tre rei, anche se le cronache del tempo parlano di Chinellato quale ipotetico fidanzato della vittima.
Rossella Angelico, 17 anni, viene uccisa a bastonate la sera di sabato sui prati che costeggiano il canale Cicerchia, tra le vigne ai bordi del tratto di via del Lido che congiunge la città alla Marina di Latina, proprio vicino alla rotonda (quella all’altezza della via Nascosa) che recentemente è stata intitolata a Rossella, nei pressi della quale è collocato il recente domicilio dove Claudio Chinellato ha passato il permesso premio fino al momento del mancato rispetto dell’orario di rientro.
CHINELLATO E GLI ALTRI DUE AGUZZINI
Chinellato, come si apprende dalla notizia del mancato rispetto delle prescrizioni connesse al permesso premio, sconta un ergastolo, mentre gli altri due giovani, Giuseppe Pornaro ed Emilio Parisotto, vennero condannati a pene pari ad anni 15 e 16.
I tre, una volta chiara la loro corresponsabilità agli occhi degli inquirenti, si accusarono a vicenda su chi fosse stato ad aver compiuto materialmente l’omicidio: una volta caricata in macchina con due dei tre ragazzi (mentre il terzo il seguiva col motorino della ragazza) la vettura si diressero verso quella campagna appartata. Arrivati lì, Rossella fece capire che non avrebbe avuto rapporti sessuali con loro e, probabilmente, quel rifiuto netto e deciso, forse una piccola fuga per i campi durata troppo poco, ecco che la giovane si trovò davanti ad un’eruzione di violenza incontenibile. La uccisero con un paletto di legno strappato da uno steccato; uno dei tre menò molto forte, tanto da romperle il braccio col quale la ragazza aveva tentato di difendersi per poi fracassarle il cranio. Venne abbandonata nuda dalla vita in giù, ma sulle gambe non furono trovate ecchimosi. Forse fu denudata dopo per simulare un’aggressione, infatti i tre le rubarono quello che aveva nel portafogli per indurre gli investigatori a credere ad una strana rapina finita male. Due dei suoi assalitori, l’indomani, si improvvisarono in “cacciatori” imbattutisi per caso nel corpo senza vita di una ragazza “sconosciuta” mentre erano in giro per la campagna.
A crollare per primo fu proprio Giuseppe Pornaro (anche se i quotidiani del tempo riportano il nome di Chinellato), interrogato per ore subito dopo essere stato fermato dai carabinieri mentre la mattina seguente al ritrovamento si informava dai familiari di Rossella sui funerali della ragazza.
Durante l’interrogatorio, il ragazzo si contraddisse e diede l’impressione di conoscere troppi particolari del delitto non ancora di dominio pubblico. Presi anche gli altri due, alle tre di notte, dopo le ammissioni e le accuse reciproche, furono arrestati per l’omicidio della ragazza causato dal suo “rifiuto ostinato di fare insieme l’amore“.