LATINA, MUORE DI TUMORE AL CERVELLO MA ALL’OSPEDALE GORETTI GLI DIEDERO UN CALMANTE

Ospedale Santa Maria Goretti
Ospedale Santa Maria Goretti

È morto nel 2013, l’uomo di Latina che nell’ottobre 2009, quando aveva 77 anni, veniva colpito da crisi epilettiche e per questo trasportato d’urgenza al pronto soccorso del Goretti di Latina. Nonostante avesse informato i medici che la crisi epilettica era uguale a quella avuta nel 1996 quando era stato poi operato per la rimozione di un tumore alle meningi e nonostante la Tac rilevava che c’era un’ombra al cervello, venne mandato a casa con un calmante dopo solo 7 ore di pronto soccorso.

Anche 2 mesi dopo, nel dicembre 2009, quando l’uomo veniva nuovamente colpito da crisi epilettica con perdita di coscienza e trasportato nuovamente d’urgenza presso il pronto soccorso di Latina, veniva dimesso in poche ore con la prescrizione di un sedativo. Solo nel febbraio 2010, presso l’ospedale di Velletri, a quattro mesi dalla prima crisi gestita dal Goretti di Latina, all’uomo di Latina veniva finalmente diagnosticata la recidiva del tumore e poi operato presso il Goretti di Latina.

Da allora il paziente non si è più ripreso. Qualche mese dopo, oltre all’aumento delle crisi epilettiche all’uomo veniva riscontrato di tutto come la difformità della chiusura del cranio con un gradino di 3 centimetri; infezioni post-chirurgiche con Sepsi da stafilococco aureus, da klebsiellapnuemoniae, delle vie urinarie, da osteomielite e in ultimo la recidiva del tumore per cui si era inutilmente sottoposto all’intervento chirurgico.

Nel 2013 l’uomo è morto dopo un’odissea fra gli ospedali romani che hanno tentato inutilmente di contenere l’inesorabile percorso verso l’oramai inevitabile decesso. Eppure i medici del Goretti avevano più volte rassicurato i familiari del paziente pontino che l’intervento era andato tutto bene! L’avvocato Renato Mattarelli, che assiste la famiglia nella causa contro l’Asl di Latina, ha indicato che, oltre all’evidenza degli errori diagnostici e terapeutici, mancano del tutto (nel senso che non esistono!) il necessario consenso informato all’intervento chirurgico con la spiegazione dei rischi e delle alternative terapeutiche.

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