LATINA: “FURBETTO DEL CARTELLINO” VINCE CAUSA CON SOCIETÀ CHE LO AVEVA LICENZIATO

Fabio Leggiero
Fabio Leggiero

Licenziato ed additato quale “furbetto del cartellino”. Il Tribunale di Latina in sede di opposizione ribalta la sentenza della fase sommaria e dichiara illegittimo il licenziamento. Natuna S.p.a. condannata a risarcire un lavoratore illegittimamente licenziato per presunte false timbrature

Era stato licenziato da Natuna spa nel 2017, azienda leader nei servizi integrati alle aziende e con commesse in tutte le maggiori aziende della provincia di Latina.
Oggi 16 luglio, finisce una storia durata cinque anni per un lavoratore di Sonnino che, a detta dell’azienda, aveva con uno stratagemma tratto in inganno la società con false timbrature seppure uscito dal lavoro anzitempo.

Con sentenza odierna, il Giudice del Lavoro del Tribunale di Latina Valentina Avarello, in riforma di un primo provvedimento che legittimava il recesso, ha definitivamente accertato l’illegittimità del licenziamento e condannato l’azienda al ristoro dei danni subiti dal lavoratore nel rispetto dei parametri previsti dalla legge.

Il lavoratore, rappresentato dall’avvocato Fabio Leggiero, giuslavorista del Foro di Latina, commentando la sentenza ha dichiarato come il Tribunale in maniera corretta abbia accertato l’insussistenza del fatto che aveva determinato il licenziamento. L’azienda, anche con l’ausilio di un’Agenzia Investigativa, era giunta a conclusioni del tutto errate.

“L’attività istruttoria richiesta dalla difesa del lavoratore – spiega l’avvocato Leggiero ha smantellato l’impianto accusatorio ristabilendo prima di tutto la dignità di un lavoratore e poi ovviamente il suo diritto a vedersi dichiarato illegittimo l’intimato licenziamento con le conseguenze risarcitorie del caso”.

Rileva sempre l’avvocato Leggiero che la sanzione disciplinare del licenziamento, ancorché derivante da comportamenti astrattamente meritevoli di licenziamento secondo la lettera della legge, non può mai derivare da automatismi e non può mai violare il criterio di proporzionalità imposta dalla legge all’art. 2106 c.c. e ripetutamente affermato dalla Suprema Corte di Cassazione.

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