La Giunta Coletta delibera la proroga delle concessioni demaniali marittime in attesa che si superi il Covid e che ci sia un quadro normativo chiaro
Non fino al 2033 come altre amministrazioni della provincia. Il Comune di Latina, tramite la decisione della Giunta, con apposita delibera votata ieri 30 dicembre, sceglie di lasciare lo stato delle cose sul litorale marino, ma non concede, come ad esempio a Terracina, una proroga per altri 13 anni.
L’affare è, come noto, spinoso tra direttiva Bolkenstein, leggi italiane, provvedimenti della Corte Europea, interpretazioni della Regione Lazio ed enti locali stretti tra l’applicazione delle norme e le pressioni degli operatori balneari.
Il 31 dicembre 2020, cioè oggi, scadevano 20 concessioni demaniali marittime nel Comune di Latina, tutte a finalità turistico-ricreative. La decisione della Giunta era d’obbligo, sebbene sia stata presa solo ieri ossia un giorno prima della scadenza.
Ad intervenire sulla discrasia della normativa nazionale ed europea nell’ambito della materia delle concessioni, è stato anche il Consiglio di Stato, con le sentenze del 18 novembre 2019 e del 17 luglio 2020, invalidando le proroghe accordate sulla base della normativa nazionale, essendo contrarie ai principi comunitari di libera concorrenza e trasparenza da attuarsi, per il rilascio delle concessioni, con procedure selettive ad evidenza pubblica previste dalla Direttiva Bolkestein.
Al contempo, il mondo è stato colto dalla pandemia da Covid tanto è che il Governo, con decreto legge, ha deciso, lo scorso maggio 2020, per l’estensione della durata delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative con un distinguo che non lascia il via libera completo. Infatti, le amministrazioni comunali non possono avviare o proseguire le procedure di evidenza pubblica per il rilascio o per l’assegnazione delle aree oggetto di concessione in essere a carico dei concessionari che intendano proseguire la loro attività, oltreché la conferma del canone per l’utilizzo dei beni demaniali marittimi.
Tradotto dal burocratese: le concessioni non possono essere rinnovate considerata l’emergenza Covid e il danno economico, e allora si lascia tutto così come è. Per ora, chi c’è rimane, chi non c’è non ha la possibilità di subentrare ai vecchi concessionari.
Questa è la ratio, in sintesi, della legge nazionale che la Giunta municipale di Latina ha deciso di seguire praticamente alla lettera, previo parere richiesto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, all’Agenzia del Demanio, alla Regione Lazio e all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Infatti, “l’intervento delle municipalità” è limitato “al mero potere di certificazione della sussistenza dei presupposti di legge per l’estensione temporale” così come stabilisce il decreto legge di maggio 2020 poi convertito in legge nel luglio successivo (art.182, comma 2, della legge 77/2020).
Una situazione di limbo che viene prorogato (quello sì) ad libitum, in attesa che il prossimo anno dica qualcos’altro sulla crisi nera che stanno attraversando gli operatori del settore, nonostante pare che non possa essere adottato, almeno a quanto riportano dalle ultime pronunce, ciò che hanno già deciso di fare in altri Comuni della provincia con proroghe fino al 2033 da disporsi in ragione di presentazione di semplici istanze.
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