LATINA. CIRCOLO CITTADINO: LA BELLEZZA SI ANNIDA NEI DETTAGLI, LE FOTO DI CUSANO E PATRIARCA

Foto 7 Littoria in rilievo

Fino al 6 gennaio 2020 c’è tempo di visitare una piccolissima seppur molto intensa mostra dal titolo Littoria in rilievo di Martino Cusano e Daniele Patriarca, a cura di Vincenzo Scozzarella, ospitata nel corridoio centrale del Circolo Cittadino S. Palumbo in Piazza del Popolo. Una mostra lenta, qualcosa che parte da 20 lunghissimi anni fa. Anche come tecnologia: le foto sono state scattate con una Hasselblad 500 CM, emblema del medio formato, una macchina storica con un mercato fiorente ancora oggi, sia in dorso digitale che analogico. Fu data in dotazione agli astronauti dell’Apollo 11, fu la preferita di moltissimi fotografi come Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Helmut Newton. L’immagine è visualizzata in parallasse, al contrario, e questo fa sì che non sia una macchina per tutti, ma la rende perfetta per chi ama lo scatto lento, le pose limitate e lunghe. È per questo che questa piccola mostra diventa preziosa e nulla di meno ci si poteva aspettare considerando la delicatezza e la raffinata cultura del curatore, Vincenzo Scozzarella, ex direttore del Museo Cambellotti e oggi alla guida di quello della scrittura di Bassiano e del Museo del Valvisciolo.

La mostra

Ventisette gli scatti in mostra, con due inediti che completano il precedente ciclo espositivo. A chi ha una cultura fotografica l’occhio manda l’impulso al cervello di portare alla memoria la serie Mediterraneo di Mimmo Jodice. Classicità plastica a cui viene data un’anima in scatti molto semplici, ma che destano un atlante infinito di sensazioni. In base al proprio stato d’animo, le immagini cambiano aspetto. Passano dall’inquietante alla gioia, dalla tristezza alla leggerezza. Non c’è mezza misura. E se le opere fotografate da Jodice sono i classici dei classici della Magna Grecia, qui l’archeologia è quella del ventennio, radici uguali, tempi diversi. Sono i volti delle statue dei palazzi storici della città quelli che abbiamo fotografato con i nostri smartphone ma che qui farete fatica a riconoscere. L’esposizione è semplicissima: foto 30×30, semplici, molto nero. Dodici per volta, come dodici sono le pose del rullino 125 con cui va caricata l’Hasselblad. Non vi sembreranno nemmeno le stesse statue, perderete i riferimenti spaziali perché non sono le statue che siete abituati a vedere sulle pagine di Facebook del Comune e del vostro amico fotografo. Marmo, bronzo, pietra. Ne vedrete le venature, i fori, le linee dei calchi e scoprirete cose che avete semplicemente perso nella fretta.

Dalla Medusa di Duilio Cambellotti al Palazzo di Giustizia del 1934, passando per le Testine di Studenti della scuola di Piazza Dante del 1932, alla Famiglia rurale di Egisto Caldana a Piazza del Quadrato del 1932, le opere sono decontestualizzate e restituite allo spettatore che le può solo ammirare.

Perché vedere questa mostra

La mostra è gratuita e con il mercatino in Piazza del Popolo non avete bisogno di perdervi fino al Cambellotti. Per essere un corridoio, uno spazio stretto, va fatto plauso a chi ha allestito di aver scelto una discreta illuminazione che vi farà vedere le foto senza dover combattere con i riflessi. È una cosa rara. Giocare a riconoscere i dettagli prima di cedere alla lettura delle didascalie. E direte molte volte: non ci avevo mai fatto caso! E andrete poi a rivedere le statue sotto una luce nuova. Il circolo cittadino è una location suggestiva, spesso con eventi belli ma un po’ defilata. Merita pubblico nuovo, giovane e attento.

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