L’ARRESTO DELL’AGRICOLTORE SCHIAVISTA FA IL GIRO DEL MONDO E FINISCE SUL TIMES

The Times - agricoltore schiavista
L'articolo del The Times a firma di Tom Kington

La storia di Alessandro Gargiulo e del suo modo di intendere l’occupazione dei suoi “dipendenti” finisce anche sul Times (nella foto), praticamente in “mondovisione”.

Nell’articolo a firma del corrispondente Tom Kington, il giornalista racconta di un agricoltore italiano – Gargiulo per l’appunto – accusato di terrorizzare i suoi lavoratori immigrati per mezzo di un fucile e un coltello al fine di costringerli a lavorare nei campi come schiavi.

armi
Le armi trovate nell’operazione dagli Agenti del Commissariato di Terracina

La polizia, rimarca il celebre giornale inglese, ha arrestato l’agricoltore dopo la denuncia di uno dei sei indiani Sikh che ha avuto il coraggio di denunciarlo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, sottolinea il giornalista anglosassone, è stata la minaccia ricevuta dal fruit picker (letteralmente il “raccogliitore di frutta) con un coltello alla gola e un fucile a pompa i cui colpi sono stati sparati sopra le teste dei lavoratori.

12 years a slaveAd essere citato dal The Times è anche il sociologo di Sabaudia Marco Omizzolo di cui il giornale inglese riporta un’intervista all’Eurispes: “È raro per i lavoratori immigrati denunciare alla Polizia ma qui capita usualmente che gli agricoltori portino fucili per minacciare i loro dipendenti“.

Siamo certi che né Terracina, definita a sud di Roma, né Sabaudia – l’episodio vergognoso sarebbe avvenuto proprio al confine tra i due comuni – siano liete di finire su uno dei giornali più celebri nel mondo per un fatto che sembra uscito direttamente dal capolavoro cinematografico del 2013 diretto dal regista londinese Steve McQuenn “12 years a Slave” (12 anni schiavo): la storia vera dell’americano Solomon Northup, il violinista di colore che, in seguito a un raggiro, fu imprigionato e privato della sua libertà per essere deportato in Louisiana, dove divenne schiavo per 12 anni fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando principalmente nella piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps.

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