Il Lazio presenta un’anomalia nel panorama Covid-19 nazionale: i pazienti ospedalizzati, rispetto alle altre Regioni, non diminuiscono; al contempo il Covid-19 è meno letale
Aumentano i pazienti Covid-19 ospedalizzati, mentre in tutte le altre regioni diminuiscono. L’andamento unico del Lazio è messo in rilievo se paragonato con quello di altre Regioni: il Veneto, Le Marche o la Toscana. Lo ha evidenziato il dottorando in Statistica all’Università di Padova Emanuele Degni. Le tre Regioni succitate, rispetto al Lazio, hanno raggiunto il picco dei ricoveri tra fine marzo e inizio aprile e, conseguentemente, hanno potuto liberare i posti letto, avendo meno pazienti negli ospedali.
La ragione per cui nel Lazio non c’è stato un calo considerevole di dimessi risulta al momento oscura. I dati dicono che il Lazio ha la più bassa percentuale di guariti/dimessi sul totale dei casi, solo il 21%, rispetto al 40% del Veneto, al 31% delle Marche e al 25% della Toscana.
Quindi, sono in aumento coloro che attualmente vengono registrati come positivi: alte sono le percentuali di ospedalizzati e persone in terapia intensiva rispetto ai casi attualmente positivi: 32% e 3,5%. In Veneto sono 12% e 1,4%, in Toscana 11% e 2,6% e nelle Marche 20% e 1,8%.
Spiegare questo andamento non è facile. Potrebbe dipendere dal particolare – tutto da accertare – che chi si ammala nel Lazio sia tendenzialmente più anziano e quindi si ammala più gravemente tanto da finire in ospedale.
Oppure, nel Lazio c’è una precauzione maggiore da parte delle Asl territoriali che optano per ricoverare di più in modo da prendersi cura meglio dei positivi. Una possibilità non del tutto peregrina se si pensa al fatto, questo sì accertato, che la Regione ha un tasso basso di letalità, pari al 6%, sempre se confrontato con il 7,5% del Veneto, l’8,5% della Toscana e il 14% delle Marche. Basti pensare, inoltre, che a livello nazionale siamo al 13,5%, uno dei più alti al mondo (pesa molto il tasso della Lombardia con una media di oltre il 18%).