LA TRAGEDIA DI JEAN LUC, LA MADRE SUI COLPEVOLI DELLA MORTE: “IL PIÙ CRUDELE SOLO 3 ANNI, MA STA AI DOMICILIARI”

Jean-Luc Krautsieder

Dopo la morte di Jean Luc Krautsieder, la madre Lucia Pellecchia ha rilasciato una intervista al Corriere della Sera

Ha parlato con il Corsera, la madre di Jean Luc, il ragazzo pontino deceduto il 21 settembre scorso a 4 anni di distanza dalla brutale aggressione subita in Francia, nella notte tra il 31 maggio e il 1 giugno 2019, che lo aveva costretto per due mesi al come e poi in un centro di riabilitazione a Bordeaux. Jean Luc era rimasto tetraplegico, con un livello di coscienza minima.

Il referto dell’ospedale in cui fu ricoverato in coma Jean-Luc Krautsieder parlava di gravi traumi al capo, al volto e allo sterno. La gravità e la localizzazione dei colpi inferti al latinense avevano persuaso il G.I.P. francese a procedere con l’accusa di tentato omicidio per tre soggetti le cui pene, però, sono state molto morbide.

È la stessa madre di Jean Luc, Lucia Pellecchia, nell’intervista rilasciata al giornale di Milano. La sua aggressione, rimarca la madre, è stata “ferocia gratuita: il primo gli ha dato un calcio all’anca e l’ha fatto cadere, gli altri due hanno affondato tra il volto e il torace, quando era già a terra”.

“A mio figlio – spiega la donna – in ospedale non l’ha riconosciuto neppure suo padre, sul volto gli avevano lasciato le suole delle scarpe, è stato necessario un esame del Dna, per capire che era lui”

Ma cosa è accaduto in quella maledetta notte di quattro anni fa. A questo la madre di Jean Luc prova a dare una risposta: “Conoscendo mio figlio, che diceva sempre no alle richieste di sigarette perché in Francia costavano il doppio che in Italia, lui secondo me ha negato una sigaretta. Io mi sono immaginata lui sul marciapiede con la sigaretta accesa, tranquillo come sempre perché era un ragazzo solare e pacifico, e loro che l’hanno attaccato solo perché si sono sentiti rispondere un “no”.

I suoi tre aggressori si sono rivelati essere dei nomadi. Ad ogni modo, le pene non sono state commisurate alla gravità di ciò che è accaduto: “Il più crudele ha scontato tre anni in prigione e ora è ai domiciliari, gli altri due sono stati ai domiciliari solo per omissione di concorso ma ora le cose visto che Gian Luca è morto potrebbero cambiare”.

Alla fine Jean Luc non ce l’ha fatta. “Anche questo – dice la madre – andrà chiarito, è intervenuta una setticemia, un’infezione. Negli ultimi mesi Gian Luca era stato male, febbre e difficoltà respiratorie, entrava e usciva dal Pronto soccorso, i medici a un certo punto ci hanno avvisato che sarebbe stata l’ultima notte”.

E ora cosa succederà? “Mi hanno detto che l’accusa potrebbe cambiare, quindi il corpo deve restare a disposizione delle autorità. Volevo cremarlo e riportarmelo a Latina, ma per il momento neanche questo. Coi suoi amici stiamo organizzando un evento, almeno per salutarlo: un momento di ricordi, poi i bigliettini coi messaggi li seppellirò insieme a lui”.

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