Il sostituto procuratore Marco Giancristofaro ha chiesto lo scorso 24 ottobre il rinvio a giudizio per l’imprenditore Alberto Veneruso, proprietario della Aviointeriors di Tor Tre Ponti e del rinomato ristorante napoletano Gran Gusto di Via Nuova Marina, e di altri nove imputati per i fatti accaduti prima del fallimento nel 2012 dello stabilimento di Cisterna in Via Nettuno. Coimputati sono Franco Bottoni, Marco Cimino, Giorgio Di Mare (commercialista di Veneruso), Dario Dinacci, Giuseppe Egitto, Maurizio Genovese, Pietro Rizzo, Mario Schisa e Claudio Pepè Sciarria. Secondo il sostituto procuratore la Meccano sarebbe stata svuotata di ogni bene prima del fallimento.
SITO DALLA GOODYEAR VIA COMUNE FINO A VENERUSO
Nel 2007 lo stabilimento Goodyear era stato ceduto alla Alven Investimenti del gruppo Veneruso per 42mila euro nonostante il valore reale fosse superiore ai 3 milioni di euro. In quell’occasione venne inoltre acquisita la produzione da parte della M.A. Interiors per 56mila 800 euro a fronte di un patrimonio che si aggirava intorno agli 874mila euro, mentre nel 2012 l’Aviointeriors acquisiva tutti i beni per 200mila euro (valore di mercato 790mila euro circa). Gli inquirenti non hanno mai trovato documenti relativi a queste transazioni. È ipotizzabile che i capitali siano finiti in qualche paradiso fiscale.
UDIENZA L’8 APRILE 2020
Il giudice Pierpaolo Bortone ha calendarizzato al prossimo 8 aprile la data dell’udienza preliminare. Le accuse che andavano dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata finalizzata al reperimento di fondi pubblici sono state derubricate. È stata invece portata avanti l’accusa di bancarotta in serie. Il progetto industriale che avrebbe dovuto rilanciare l’ex stabilimento Goodyear e offrire un nuovo percorso lavorativo agli operai naufragò ben presto con buona pace del denaro pubblico investito.
L’ESPOSTO DEI LAVORATORI DEL 2003
Questa è una vicenda che dal punto di vista giudiziario affonda le proprie radici in un periodo addirittura antecedente al perfezionamento dell’operazione finanziaria e industriale. Il 26 aprile del 2003 l’avvocato Giuseppe Pesce depositò presso la Procura di Latina un esposto per conto dei lavoratori ex Goodyear. Il documento fu però archiviato senza alcuna conseguenza pratica. Gli operai furono i primi del resto a comprendere come qualcosa non funzionasse tra Goodyear, Meccano Holding, Cisterna sviluppo e Meccano aeronautica.
IL DOCUMENTO PUBBLICATO 13 ANNI DOPO
Il documento pubblicato da “il Messaggero” tredici anni dopo in un articolo di Giovanni Del Giaccio riportava: «Vi è il fondato sospetto che l’intera operazione nasconda una mera speculazione fondiaria, la quale, al di là di ogni valutazione circa la sua liceità, determinerebbe un grave danno per gli ex lavoratori Goodyear e in conclusione il fallimento di ogni piano di reinserimento degli stessi in un’attività produttiva». E ancora di seguito: «Se per Goodyear l’operazione ha comportato sia oneri che vantaggi, è certo che per il gruppo Meccano il piano di reindustrializzazione si sostanzia in una cospicua operazione economica a costo zero».
“IPOTIZZABILE TENTATIVO TRUFFALDINO AI DANNI DELLO STATO”
In sostanza l’operazione consisteva nell’ottenimento di un’area a titolo quasi gratuito, bonifica del sito a carico di enti pubblici, garanzia su un mutuo offerta da Cisterna Sviluppo, formazione dei dipendenti a carico della Regione e 24 mesi di cassa integrazione pagati dalla collettività: «l’impegno di assumere i lavoratori è del tutto evanescente…E’ da ritenere che l’intero business sia stato realizzato utilizzando illegittimamente strumenti normativi piegati a un fine diverso da quello istituzionale e che hanno comportato o potrebbero comportare un danno non solo nei confronti dei lavoratori ma degli enti pubblici e in definitiva delle casse dello Stato». L’esposto riporta inoltre «ipotizzabile tentativo truffaldino ai danni dello Stato e degli stessi lavoratori».
OPERAZIONE A COSTO QUASI ZERO E DAGLI ENORMI VANTAGGI
Nell’esposto si insiste sul fatto che «lo staff di governo della Meccano non indugiò ad acquisire a costo zero l’immobile industriale e a convogliare all’interno della società gli ingenti finanziamenti pubblici destinati alla riqualificazione del personale e alla bonifica e rilancio produttivo del sito. Obiettivi tutti falliti. Meccano si legge nella relazione si è trascinata per i primi anni di vita, sostanzialmente come struttura servente dalle altre società riconducibili ad Alberto Veneruso ma con il ruolo essenziale di centro di afflusso e gestione dei finanziamenti pubblici». Infine come era prevedibile Meccano è stata «consegnata alla curatela quale sigillo del fallimento dell’originario progetto, mai in verità voluto e perseguito».
QUALE BONIFICA DEL SITO GOODYEAR?
Nel febbraio 2016 i tecnici dell’Arpa, degli Uffici Ambiente di Comune e Provincia, accompagnati da Polizia Provinciale e Vigili Urbani hanno fatto presso il sito ex Goodyear un primo sopralluogo rinvenendo cumuli di macerie legati all’ex bonifica. La Goodyear lasciò l’immobile al Comune di Cisterna, che a sua volta la cedette quasi per intero a un prezzo di favore alla Meccano Aeronautica che faceva capo al gruppo di Veneruso. Veneruso avrebbe dovuto occuparsi della bonifica del sito e riconvertirlo, cosa che di fatto non è mai avvenuta o avvenuta solo parzialmente. Ad oggi restano difficilmente quantificabili i danni che l’ex stabilimento non risanato ha arrecato alla popolazione residente in termini sanitari.