Rinviato a giudizio per una manovra medica errata all’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina: ascoltati i consulenti medici dell’accusa
Sono stati chiari i consulenti medici della pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero di Latina, Marina Marra: Erminio Saralli, medico-chirurgo di 67 anni, in servizio al Goretti all’epoca dei fatti, ha commesso due errori nelle cure della donna di 73 anni, Carla Maccarinelli. Il primo è stato di natura diagnostica, non avendo applicato alla donna una radiografia o un’ecografia; il secondo è di natura tecnica, avendo perforato con il cosiddetto “trocar” il cuore dell’anziana.
Un passo indietro per ricostruire in breve una storia che ha portato al processo per omicidio colposo del medico pontino. A febbraio 2023, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, ha deciso per il rinvio a giudizio del 67enne, in servizio nel reparto chirurgia dell’ospedale civile Santa Maria Goretti di Latina. Si tratta di Erminio Saralli che, oggi, deve rispondere di omicidio colposo di una donna di 73 anni.
I fatti risalgono all’ottobre e al novembre 2019 quando la donna, Carla Maccarinelli, viene sottoposta a una manovra toracica dal medico rinviato a giudizio, dopo che la stessa era stata operata al Regina Elena di Roma dove le era stato eseguito un intervento di chirurgia al polmone.
Secondo l’allora Procuratore capo della Procura di Latina, Giuseppe De Falco, che ha coordinato le indagini, il medico ha eseguito una manovra toracica sulla donna che avrebbe causato una lesione miocardica e così uno choc emorragico. Una manovra fatale che ha condotto al decesso della donna.
A denunciare sono stati i famigliari della donna, costituitisi parte civile con l’avvocato Bertini. All’inizio furono iscritti nel registro degli indagati anche altri medici e sanitari tra Roma e Latina. Alla conclusione delle indagini, però, l’unico a rimanere all’attenzione della Procura è stato Saralli, difeso dall’avvocato Francesco Vasaturo.
Il medico è accusato, in sostanza, di non aver eseguito una Tac sulla donna e di aver invece proceduto al posizionamento del drenaggio toracico in maniera non idonea. Una manovra che, secondo la Procura, è stata decisiva per il decesso di Carla Maccarinelli avvenuto il 16 novembre 2019.
Oggi, in udienza, dinanzi al giudice monocratico Elena Nadile, sono stati ascoltati i due consulenti medici della Procura: il medico legale Stefania Urso e il professore Stefano Elia, specialista in Chirurgia Toracica a Roma.
Il medico legale ha ricostruito le tappe sanitarie che hanno portato al decesso della donna, con il primo intervento di lobectomia eseguito il 23 ottobre 2019 presso il Regina Elena di Roma. Il 12 novembre, ci fu l’ultimo accesso della donna al Regina Elena di Roma per la rimozione dei punti.
A distanza di quattro giorni, il 16 novembre 2019, la donna, in preda al dolore, si recò al Goretti di Latina dove, in codice giallo, aspettò sei ore, invece dei quindici minuti previsti da legge. A ribadirlo è il professor Elia che ha spiegato di come la paziente fosse già in pericolo di vita. In quella situazione vi sono delle linee guida predisposte dalla società europea di chirurgia toracica le quali indirizzano sulla tecnica e sulle precauzioni da tenere in casi del genere.
Tali linee guida prevedono anche un esame radiologico, oltreché alle procedure procedure per eseguire una piccola incisione sul torace. Dalla ferita della donna, dove era stata operata, usciva sangue, siero e aria. La causa della morte, secondo i consulenti dell’accusa, è ravvisabile nella lesione cardiaca ed è attribuibile a sangue e insufficienza respiratoria. Un “collasso” provocato dall’intervento chirurgico definito “erroneo”.
Ad ogni modo, secondo il professor Elia, avrebbe dovuto essere applicata una Tac al Pronto Soccorso del Goretti e, passate sei ore, purtroppo, non c’era più tempo per farla. La responsabilità della mancata Tac è ascrivibile al Pronto Soccorso ma, come spiega il consulente, il dottor Saralli avrebbe dovuto effettuare una radiografia o quantomeno una ecografia “ambientale” sulla paziente. In questo modo avrebbe adottato tutte le cautele possibili per avere un quadro più chiaro della situazione toracica della paziente.
Sul lato dell’intervento chirurgico, il professor Elia parla chiaramente di “errore tecnico” di Saralli. Il chirurgo del Goretti, che non aveva specializzazione in ambito toracico, avrebbe dovuto utilizzare un tubo morbido per operare che avrebbe evitato la lesione, anziché un drenaggio “armato” che ha perforato il cuore della paziente. Il cuore è stato letteralmente attraversato dal cosidetto “Trocar”, fermandosi al ventricolo destro e provocando la lesiona cardiaca fatale per la donna.
Ad ogni modo, la mancanza di una diagnosi corretta è da imputare alle sei ore di attesa del pronto soccorso senza che la paziente, in assenza di una Tac, fosse valutata valutata clinicamente. L’aspetto, almeno questo, secondo i consulenti, non è imputabile a Saralli.
Interrogati dall’avvocato Bertini, che assiste le parti civili, i due professionisti sono ancora più netti: esiste un nesso di causalità tra la morte della 73enne e la lesione cardiaca che ha perforato l’intero cuore.
Il processo è stato calendarizzato e riprenderà il prossimo 25 giugno con un terzo consulente della Procura. A seguire altre due tappe: l’8 ottobre i testimoni di parte civile e il 12 novembre è previsto l’esame dell’imputato.