Il pontino Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro nel Governo Meloni, ne fa un’altra delle sue: la gaffe sulla società Meta di cui fa parte Facebook
A raccontare l’episodio è il deputato del Partito Democratico Emiliano Fossi che riporta un articolo de “La Gazzetta di Reggio”, quotidiano della provincia di Reggio Emilia. Durante l’XI commissione, Emiliano Fossi, deputato del Pd e membro della commissione Lavoro, aveva presentato un’interrogazione in cui si chiedevano chiarimenti sul futuro della sede milanese di Meta, il noto colosso dei social network che comprende Facebook, Instagram e Whatsapp. Meta, infatti, ha annunciato 22 esuberi su 127 lavoratori che fanno parte della sede italiana.
E proprio sul nome, universalmente conosciuto e riconosciuto, che Durigon è caduto, tanto è che ha confuso Meta con Meta System, un’azienda di Reggio Emilia del settore automobilistico.
Claudio Durigon, infatti, ha risposto all’interrogazione di Fossi citando la Meta System reggiana, come si può evincere dall’indirizzo e dal numero dei lavoratori dell’unità produttiva citati nell’atto. Il sottosegretario ha spiegato che è stato “concluso un accordo in sede governativa, il 24 novembre 2022, per il ricorso alla Cigs per crisi aziendale per cessazione parziale di attività e ha presentato istanza per l’accesso all’intervento di Cigs per cessazione parziale decorrente dal 1° dicembre 2022 al 31 dicembre 2022. Nel verbale di accordo è espressamente previsto che ‘l’intervento della Cigs è richiesto per un numero massimo di 41 lavoratori dell’unità produttiva di via Oberdan n. 16 a Reggio Emilia”. Il problema è che a quell’indirizzo non c’è la Meta di Facebook, piuttosto la Meta System dell’Emilia Romagna.
“Nella risposta a una mia interrogazione – scrive Fossi su Facebook -, il governo ha confuso la società madre di Facebook, Meta, con una società di Reggio Emilia, la Meta System. Con la…meta questo governo ha dei problemi: non ne raggiunge mai una. Anzi, raggiunge sempre quella sbagliata. Come con la benzina: Meloni voleva ridurne il costo, non mi pare che sia andata così. Hanno fatto confusione, anche stavolta”.
Non nuovo alle gaffe, stavolta lo strafalcione non lo porterà alle dimissioni, come quando debordò richiedendo che i giardinetti di Latina fossero intitolati al fratello del Duce invece che a Falcone e Borsellino (la dichiarazione gli costò la dipartita dal Governo Draghi), tuttavia ci sarà più di qualche lavoratore che si farà almeno una domanda su Durigon. A Latina e provincia, amaramente, si è smesso da un po’.