LA CORSA AL VACCINO ANTI-COVI-19. SECONDO IL PARTNER DEL PROGETTO ANGLO-POMETINO: “PRONTO A DICEMBRE”

Pascal Soriot
Pascal Soriot

Il vaccino a cui sta lavorando la Advent-Irbm di Pomezia in partnership con lo Jenner Institute di Oxford University è stata somministrato già a 320 volontari

La data utile, secondo chi ci lavora, potrebbe essere persino a dicembre 2020. A ragion scientifica, sarebbe un miracolo produrre il vaccino anti-SarsCov2 per 100 milioni di dosi entra la fine dell’anno. Eppure, da quello che trapela indirettamente dalla partnership anglo-pometina, l’obiettivo è quello di iniziare a fornire alle fasce più deboli l’antitodo contro la bestiaccia che ha costretto miliardi di persone dentro casa.

A darne notizia è Pascal Soriot, il chief execurive di AstraZeneca, la multinazionale farmaceutica anglo-svedese che è entrata a far parte del progetto, stringendo un accordo con lo Jenner. “Vogliamo essere pronti con 100 milioni di dosi entro la fine dell’anno e poi ampliare”, ha dichiarato al Financial Times.

Soriot ha spiegato che per la durata della pandemia si prevede di adottare un modello “no for profit“, senza margini di profitto. La sperimentazione clinica sull’uomo, in seguito ai risultati positivi da laboratorio e sulle scimmie, è partita in 5 centri in Inghilterra lo scorso 23 aprile su 550 volontari sani e, a breve, su altri 500 cui verrà somministrata una soluzione placebo.

Secondo AstraZeneca, il vaccino è stato somministrato ad oltre 320 volontari sani dimostrando di essere “sicuro e ben tollerato“. I risultati di questa prima fase sono attesi “entro maggio“. Poi, già da giugno, la sperimentazione sarà allargata ad un campione più ampio di 5mila soggetti.

Se la sperimentazione clinica darà esiti positivi, come lasciano sperare i test di laboratorio e su animali – ha sostenuta all’Ansa il presidente di Advent-Irbm Pietro Di Lorenzo – entro fine anno avremo la disponibilità di un primo stock. Basterà per iniziare la vaccinazione su fasce più fragili della popolazione. Per produrre miliardi di dosi per la popolazione generale saranno necessari ovviamente tempi più lunghi, ma l’ingresso del colosso AstraZeneca accelererà sicuramente la capacità produttiva“.

Un’accelerazione dei tempi di cui tutti auspichiamo la fattibilità, nonostante da più parti, sia in campo medico che scientifico, si sottolinea che di solito per un vaccino ci vogliano tra i 5 e i 10 anni e, considerati gli sforzi unitari della comunità scientifica concentrati sul Covid-19, si è calcolato che per la bestiaccia del Coronavirus i tempi potrebbero accorciarsi a 2 anni, massimo 2 anni e mezzo. E se, invece, avesse ragione il gemellaggio anglo-pometin-svedese che lo avrebbe pronto praticamente in un anno? È facile credere che tutti, ma proprio tutti gli esperti, sarebbero contenti di aver avuto torto.

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