Rhynocoris iracundus non un’espressione oscura in latino mutuata dai Templari ma è il nome della cosiddetta cimice assassina che, proprio ieri, Aspal, con una nota, ha individuato come il killer di piantagioni di kiwi nella Regione Lazio e, giocoforza, nella provincia pontina a rischio, probabilmente, più della altre quattro.
“Ciò che stava danneggiando altre zone, è arrivato a colpire anche il nostro territorio regionale, causando enormi danni anche alle nostre piantagioni – dicono da Aspal, associazione dei produttori agricoli laziali – Quello che è certo è la tempestività che ha avuto la regione Emilia Romagna, la quale si è già attivata mettendo a disposizione un bando di 250 mila euro per consentire alle aziende colpite di accedere a mutui e prestiti, onde evitare crisi di liquidità, visto che i danni causati da queste avversità mettono a serio rischio non solo i redditi ma anche la competitività di tutto il settore produttivo che non riuscirebbe più a garantire al mercato le quantità e qualità necessarie“.
“Adesso che abbiamo le prove che il nostro territorio ha avuto ingenti perdite causate dalla moria delle piante di kiwi ed ha cominciato ad averne anche a causa della cimice asiatica, ci aspettiamo l’intervento tempestivo da parte della Regione Lazio, innanzitutto con una ricognizione dei danni, fatta in accordo con i comuni, per delimitare con precisione le zone colpite ed intervenire al più presto con delle azioni mirate per combattere queste due avversità.
Al nuovo governo, l’Aspal chiede un piano straordinario, dotato di risorse adeguate, per l’erogazione degli indennizzi alle imprese colpite da queste gravi emergenze fitosanitarie, creando anche un’azione di coordinamento tra ministero dell’Agricoltura, ministero dell’Ambiente, Regione Lazio, enti di ricerca, comuni, associazioni di categoria ed associazioni territoriali della nostra regione di riferimento, proponendo un piano di azione condiviso che possa dare delle risposte immediate alle nostre imprese colpite e danneggiate da queste due fitopatie, a cominciare con l’autorizzazione al lancio della vespa samurai che sarebbe l’insetto antagonista della cimice asiatica“.
LA CIMICE ASSASSINA ANCHE NELLA PENISOLA
Rhynocoris iracundus, come spiegano su sentierinatura, è un killer professionista (come tutti i reduviidi). Ha zampe potenti e robuste, le due anteriori sono principalmente usate per catturare le
prede (funzione raptatoria) mentre l’apparato boccale è (per usare un termine tecnico) pungentesucchiante
diviso in tre articoli chiamato rostro.
Gli adulti sono presenti nel periodo estivo, ed attendono le proprie prede (es. larve di lepidotteri o ditteri) in agguato su fiori e foglie di piante erbacee ed arbustive. La loro è una caccia all’appostamento. Stanno immobili e aspettano che la preda arrivi alla portata delle loro zampe anteriori le quali terminano con un grosso e potente uncino. Una volta “agganciata” la preda la attirano a sé e la pungono con il rostro iniettando una sostanza che “scioglie” l’interno del corpo della vittima così da poterlo succhiare.
Ai Reduviidi il pranzo piace così e, come spesso succede agli insetti che cacciano aspettando la preda, loro attaccano tutto quello che riescono ad afferrare e pungono (e mangiano) anche le loro stesse neanidi (i loro piccoli).
Anche l’uomo non è al sicuro dalla cimice assassina e, in genere, non la prende molto sportivamente. La puntura può essere fastidiosa (dipende molto da quanto tempo ha l’insetto per iniettare il liquido) e può provocare arrossamenti e irritazioni anche dolorose; certamente questo è uno dei casi dove la vendetta si consuma a caldo e, in genere, il nostro insetto non se la cava benissimo. Il nostro iracundus è comunque da preferirsi ai suoi cugini tropicali che, essendo specie ematofoghe, possono trasmettere con la loro puntura, Protozoi patogeni (es. Triatoma infestans) che provocano una malattia che si chiama malattia di Chagas (dal nome del malariologo Carlos Chagas che la scoprì nel 1907). È una malattia curabile se presa in tempo ma problematica se si cronicizza. Si stima che, nel 2015, da 7 a 8 milioni di persone, per lo più residenti in Messico, America Centrale e Sud America, abbiano la malattia di Chagas e che ne muoiono 45 000-50 000 all’anno, principalmente per la forma cardiaca cronica. Un’aritmia fatale (fibrillazione ventricolare) è la causa di morte cardiaca improvvisa nel 60% dei casi.
L’habitat è il nostro: prati e siepi di pianura e collina; riguardo alla distribuzione possiamo dire che è specie paleartica, distribuita in modo frammentario in Europa ed in Medio Oriente; presente in tutta Italia ed in Sicilia, di dubbia presenza in Sardegna.
La famiglia dei Reduviida comprende 7000 famiglie ripartite in un migliaio di generi e si litiga sul numero delle famiglie (alcuni autori ne definiscono 20-25 altri almeno 30) ed è una delle più numerose dell’ordine Heteroptera.
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