“La recente sentenza del TAR sulle concessioni della mitilicoltura a Formia è solo l’ultimo atto di una farsa che va avanti da decenni”. A dichiararlo, in una nota, è Potere al Popolo.
“Denunciamo che tra cozze e gabbie di pesce (itticoltura), il nostro mare è diventato una proprietà privata di pochi concessionari, mentre alla città restano solo inquinamento e degrado.
Una storia di promesse tradite (2010-2025). Non è una questione di oggi. Già nel giugno 2020 le cronache locali accendevano i riflettori sulle concessioni dell’itticoltura, evidenziando quello che noi diciamo da sempre: impianti che operano senza i necessari controlli ambientali e che avrebbero dovuto essere delocalizzati offshore già da quindici anni. Dal 2010, anno dell’istituzione dell’Area Sensibile, abbiamo assistito a un vergognoso rimpallo di responsabilità tra Regione Lazio e Comuni. Che fosse destra o che fosse sinistra, il risultato non è cambiato: le gabbie e i filari sono rimasti lì, davanti ai nostri occhi, a inquinare il mare della nostra infanzia.
Un doppio attacco all’ambiente: cozze e pesci. L’impatto combinato di questi impianti è devastante. Se la mitilicoltura soffoca i fondali con tonnellate di residui organici e invade le spiagge di microplastiche e retini di nylon, l’itticoltura intensiva aggrava la situazione con sversamenti di mangimi, antibiotici e deiezioni dei pesci in un bacino che non ha ricambio d’acqua. È un vero e proprio “ecocidio” silenzioso che ha distrutto la biodiversità del Golfo e reso le nostre acque sempre più torbide.
La responsabilità politica: l’ultimo schiaffo dell’Assessora Palazzo. In questo quadro di immobilismo storico, si inserisce l’ultimo atto politico della Giunta Regionale: la delibera dell’assessora Elena Palazzo. Invece di far rispettare finalmente gli obblighi di delocalizzazione, si è scelto di fare un “regalo” ai soliti noti, stralciando la mitilicoltura dagli obblighi offshore e fornendo l’arma legale per vincere i ricorsi al TAR. È la conferma che la politica, quando deve scegliere tra la salute del popolo e i profitti dei concessionari, sceglie sempre i secondi.
Il mare è un bene comune, non una mangiatoia. L’inquinamento e l’impatto visivo di questi impianti stanno uccidendo la vocazione turistica di Formia. Non accettiamo più il ricatto occupazionale: il vero lavoro si crea con un mare pulito, con lo sviluppo di un turismo sostenibile e con la tutela del nostro patrimonio naturale, non svendendo il litorale per poche briciole.
Potere al Popolo Formia chiede: l’immediata delocalizzazione offshore di tutti gli impianti (itticoltura e mitilicoltura) fuori dal Golfo, come previsto dal 2010. Controlli rigorosi e trasparenti sull’impatto ambientale dei fondali. La revoca delle delibere regionali che servono solo a prolungare un’agonia ambientale insostenibile. Il mare di Formia non è in vendita. È ora di riprenderci ciò che è nostro”.
