Scritto e a cura di Orazio Ruggieri
ITRI – Le scuse istituzionali al popolo sardo espresse dal sindaco di Itri, l’avv. Antonio Fargiorgio; una stretta di mano con l’accentuato tremolio del battito cardiaco; gli occhi umidi, per la commozione, di quasi tutti gli astanti.
Ingredienti semplici ma significativi che hanno caratterizzato a Itri, centro collinare del sud della provincia di Latina, la storica riappacificazione tra la massima espressione istituzionale del paese e il popolo sardo, i cui figli, emigrati sul continente e impegnati nella costruzione della galleria per la nascente tratta ferroviaria Roma-Napoli, furono vittime, nel luglio del 1911, di efferati delitti commessi da persone “deviate” della pur laboriosa e accogliente gente aurunca, a quel tempo ricadente sotto la giurisdizione amministrativa della provincia di Caserta, altrimenti detta Terra di Lavoro.
Ed ora, dopo la storica giornata, che dimostra come, per entrare nella Storia non occorre incontrarsi a Teano o pugnalare un console romano, pur se ammaliato dal disegno di riporre tutte le redini della Repubblica nelle sue mani e che aveva adottato proprio il più fervente dei cesaricidi, la mobilitazione per intraprendere un cammino nuovo, tra Sardi e Itrani, cammino fatto di integrazione e di solidarietà totale, sta registrando i più febbrili preparativi.
In vista di questa sinergia operativa conseguenziale alla serata del 5 ottobre, si erano mobilitati anche figure tecniche apicali del governo regionale sardo, come il direttore generale dell’assessorato agli Enti Locali, Umberto Oppus, il sindaco di Ottana, Franco Saba, ma c’era soprattutto lui, Rino Solinas, una persona che non svolge il compito di “piazzista” delle pur validissime opere narrative che compone da solo pur occupato, nella vita, in un’altra e tanto diversa attività, ma che, testardamente deciso a far chiudere (ma non a dimenticare, in quanto la pagina storica dell’aggressione ai Sardi deve servire, come hanno fatto rilevare tutti gli intervenuti, per educare tutti, Itrani, Sardi e non solo, se guardiamo al panorama mondiale con la prevenzione verso i più deboli, gli emarginati e le vittime delle guerre e delle persecuzioni di vario genere) quel comprensibile muro venutosi a creare tra gli aggressori e le vittime del macabro luglio del 1911.
Il suo romanzo “Le campane suonarono a stormo”, impostato come romanzo narrante la storia d’amore tra un operaio sardo, Cicutenne, e una donna di Itri, Angelina, seppure arricchito da “quadri” fantasiosi, è la perfetta ricostruzione storica, pure nelle cause che li provocarono, dei delittuosi fatti di 108 anni fa.
Ebbene, grazie a Solinas e al ricercatore locale Giuseppe (Pino) Pecchia, dopo mesi di intensa e disinteressata collaborazione, si è giunti alla storica riappacificazione. L’avv. Fargiorgio, sindaco del comune ospitante, ha, nell’occasione, ufficializzato le commosse scuse al popolo sardo, presente, come si diceva prima, con una delegazione della quale, oltre il Solinas, facevano parte il dott. Oppus, il sindaco di Ottana, Franco Saba, che rappresentava anche i comuni di Pattada, Lanusei e Santa Teresa Gallura, con l’impegno assunto ufficialmente, a recarsi, nel mese di febbraio 2020, insieme a una delegazione del posto, in Sardegna per presentare di persona quelle scuse che la sera del 5 ottobre scorso, erano state fatte giungere ai comuni da cui provenivano le vittime dell’aggressione, tramite la consegna, anche se per mano degli amministratori isolani presenti a Itri, di targhe commemorative.
“Ma non deve essere e non sarà solo una commemorazione” – ha sottolineato il dott. Oppus, trovando l’immediata ed entusiastica condivisione di tutti i relatori, bensì la ripartenza di un percorso di amicizia e integrazione di cui la pagina storica, chiusa come forma di “revanche”, dovrà servire agli Itrani e ai Sardi (e non solo a loro) per favorire un’autentica azione di integrazione e di pace tra la gente. All’incontro in terra sarda, seguirà, a luglio, in occasione della funesta data, la visita di una delegazione istituzionale isolana a Itri per dare a quella macabra data un altro significato, quello della rinascita e della amicizia tra i due popoli.
Particolari significativi sono poi stati i tanto documentati riferimenti culturali, da parte del dott. Oppus, a nomi, situazioni, modi di operare che, seppure sotto didascalie identificative diverse tra loro, accomunano usi e costumi del popolo isolano a quello della catena collinare aurunca.
Particolari significativi sono poi stati i tanto documentati riferimenti culturali, da parte del dott. Oppus, a nomi, situazioni, modi di operare che, seppure sotto didascalie identificative diverse tra loro, accomunano usi e costumi del popolo isolano a quello della catena collinare aurunca.
E la conferma che la voglia di stare veramente insieme scorre già nel sangue di tutti c’è stata la meravigliosa giornata successiva, quella di domenica 6 ottobre, che ha visto gli ospiti sardi, “gratissimi per l’accoglienza tangibilmente commossa e sentita ricevuta in paese” come ha tenuto a sottolineare lo stesso Solinas, accompagnati a un prezioso seppur sommario approccio con le realtà storiche, archeologiche, urbanistiche e di altro genere presenti negli undicimila ettari del comune dove nacque Michele Pezza, figura della quale si sono interessati gli storici al momento che seguì la politica espansionistica della Francia all’indomani della storica presa della Bastiglia.