Accusato di diffamazione per aver insultato e augurato la morte all’ex deputato del Movimento Cinque Stelle, Marco Rizzone
Una vicenda che va inquadrata nell’epoca Covid quando l’ex deputato del Movimento Cinque Stelle, in seguito espulso, Marco Rizzone, avendo fatto domanda di accesso al bonus da 600 euro destinato ai titolari di partita Iva, fu destinatario di una sequela di insulti e offese perché, in ragione del suo già lauto stipendio, avrebbe potuto rinunciarvi.
A pagarne le conseguenze è un cittadino di Latina, all’epoca iscritto al 5Stelle, originario di Latina, che in quel frangente sfogò la sua rabbia contro Rizzone, eletto in Liguria. La rabbia dell’attivista si esplicitò in una chat dove erano presenti centinaia di attivisti e lo stesso Rizzone a cui scrisse: “Pezzo di m..da, figlio, domani ti devi svegliare freddo. E dopo ti devono vestire in quattro. Miserabile. Rotto in c..o”.
Rizzone, 42 anni, è stato ascoltato come testimone in Tribunale, dinanzi al giudice monocratico, spiegando che dopo aver letto gli insulti denunciò tutto all’autorità giudiziaria. L’uomo è stato contro-esaminato anche dall’avvocato Francesco Di Ciollo che difende l’imputato. Il processo, che si gioca sul sottile confine tra la libertà e il diritto di critica e l’insulto offensivo della reputazione della persona offesa, riprenderà a marzo 2026. Ad ogni modo, dopo la storia della richiesta al bonus messo in palio dall’Inps e l’incasso dei 600 euro, il Movimento Cinque Stelle procedette all’espulsione di Rizzone.
