La lite ciociara a colpi di minacce e volgarità che coinvolge il Presidente del Consorzio Industriale del Lazio
Iniziamo col dire che il video spopolante che ha portato alle dimissioni da capo di gabinetto di Roma Capitale, Albino Ruberti, e alla rinuncia di Francesco De Angelis alla candidatura per il Parlamento, non c’entra direttamente con la provincia di Latina. Almeno per una volta un fatto così imbarazzante non tocca pienamente le lande pontine, spesso invece protagoniste di affari la cui vergogna ha portato il territorio a farsi conoscere da Aosta a Palermo.
Come noto, il video pubblicato da Il Foglio, girato da un cittadino che pare essere simpatizzante del centrodestra, ritrae a Frosinone, in Piazza Garibaldi, dopo un comizio del segretario Dem Enrico Letta, in occasione delle elezioni comunali di giugno 2022, Albino Ruberti, capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri (in passato stesso incarico ma con il Presidente della Regione Nicola Zingaretti), la sua compagna, la consigliera regionale del PD Sara Battisti, e Francesco De Angelis, già europarlamentare e consigliere regionale, candidato nelle liste dem per le elezioni del 25 settembre.
Sia Ruberti che De Angelis hanno rinunciato ai loro incarichi: uno dal Campidoglio, l’altro dalle liste Dem. A scandalo scoppiato, Ruberti che Battisti che De Angelis hanno parlato di una banale lite sfociata per un rigore non dato alla Roma in un derby con la Lazio (Ruberti, figlio dell’ex rettore dell’Università “La Sapienza” di Roma, è laziale). Una versione a cui nessuno ha creduto e sulla quale anche la Procura della Repubblica di Frosinone nutre i suoi dubbi avendo acquisito il video in cui “er pugile”, così come viene chiamato negli ambienti politici Ruberti, minaccia il fratello di De Angelis, Vladimiro, assicuratore di Sicura srl e Uniassifin snc, associate ad Unipol. Le frasi ormai sono entrate di diritto tra i must del dibattito politico agostano.
“Deve venire qui a chiedermi in ginocchio pietà, adesso. Se deve inginocchia’ e chiede scusa. Si deve inginocchiare, se no io adesso lo dico a tutti quello che ha detto. Si deve inginocchiare. Li ammazzo! Lo ammazzo! Li ammazzo! Non se deve permette de di “io te compro“. A me me compri? Cinque minuti je do, cinque. Vi sparo! T’ammazzo! Cinque minuti, qui, in ginocchio, tutti e due!”. Minacce che ovviamente nell’impeto di Ruberti si sarebbero estese (vedi qui il video completo) anche ad Adriano Lampazzi, sindaco di Giuliano di Roma, presente alla cena. L’ormai ex capo di gabinetto, già a trent’anni a capo della municipalizzata romana “Zetema” (in seguito, presidente dell’ente regionale LazioCrea), non è nuovo a episodi imbarazzanti: tutti ricorda che durante il primo lockdown, quando tutti si trovavano rintanati a casa, fu sorpreso con la compagna Battisti mentre era a pranzo a casa di amici al Pigneto: alle contestazioni degli agenti di Polizia, Ruberti rispose “lei non sa chi sono io”. La stessa frase che pare sia stata ripetuta anche dai suoi figli adolescenti una volta fermati dai Carabinieri per un controllo di routine.
Ad ogni modo, De Angelis, le cui dimissioni insieme a quelle di Ruberti, sono state pretese dal segretario del Pd in persona, Enrico Letta, in una tesa riunione convocata ieri, 19 agosto, alle 6,30 del mattino, rimane però ben saldo alla guida del Consorzio Industriale del Lazio, il più importante organismo d’Italia per dimensioni che assomma a sé anche i pontini Consorzio Roma-Latina e Consind (sud pontino).
A dicembre 2021, infatti, i cinque Consorzi industriali del Lazio (Cassino, Frosinone, Rieti, Roma-Latina, Sud Pontino) si sono fusi in un unico Consorzio che per dimensioni è il più grande d’Italia. Tramite un comunicato in pompa magna, la Regione Lazio beatificava l’unione e a fare da chioccia era il neo presidente Francesco De Angelis, proprio colui che è stato coinvolto nel video scandalo: “Si parte per una nuova sfida – commentava con soddisfazione il potente politico ciociaro, leader indiscusso dei dem nel frusinate – Abbiamo dato vita al Consorzio Industriale del Lazio, che sarà uno strumento utile per le imprese e per il territorio. Saremo più grandi e più forti e in sintonia con i processi di innovazione oggi necessari per consentire alle nostre imprese di vincere la sfida del mercato. Grazie al presidente Nicola Zingaretti, che ha fortemente voluto questo processo di riforma e di cambiamento. Grazie al vicepresidente Daniele Leodori, all’ex capo di Gabinetto della Regione Albino Ruberti e all’assessore Paolo Orneli, che in questi anni hanno sostenuto con forza e decisione questo progetto. Decisivo è stato anche il sostegno delle Camere di Commercio, delle associazioni di categoria, dei Comuni e dei soci dei cinque consorzi. È una sfida per la crescita di questo territorio, delle imprese e delle persone che lo abitano. Una sfida che siamo pronti a vincere”.
Nel consiglio di amministrazione figurano Salvatore Forte, già presidente del Consorzio per lo sviluppo industriale del Sud Pontino; Cosimo Peduto, già presidente del Consorzio per lo sviluppo industriale di Roma e Latina; Angelo Giovanni Ientile, già commissario straordinario del Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Rieti; Maurizio Tarquini, direttore generale di Unindustria. Ovviamente da nessuno di loro o da altri del mondo industrial-politico nemmeno un sibilo sul video scontro. Infatti, De Angelis ha rinunciato alla competizione elettorale ma al momento si guarda bene da lasciare la poltrona del Consorzio Industriale del Lazio, potentissimo organismo e gestore di un immenso patrimonio.
Sulle implicazioni del video e sui suoi futuri retroscena è probabile che ne vedremo delle belle in futuro e a questo punto è possibile che se ne occupi seriamente anche la magistratura (l’incontro che è poi arrivato alle minacce parrebbe essere stato organizzato dalla consigliera Battista per ricucire divergenze e strappi politici in ottica della sua nuova candidatura alla Pisana), mentre sull’imbarazzo di una poltrona nemmeno scalfita al Consorzio “più grande d’Italia” è altrettanto probabile che nessun politico, organismo, ente ecc. abbia intenzione di dire nulla. Zitti, in attesa che passi la buriana.