INCIDENTE SULLA FORMIA CASSINO: IL DOLORE PER IL GIOVANE MAIOLO. PROCURA APRE INDAGINE

Giuseppe Maiolo
Giuseppe Maiolo

Un altro grave incidente sulle strade pontine: stavolta ad avere la peggio è un giovane che viaggiava sul suo suo scooter

L’incidente è avvenuto sulla superstrada 630 Formia-Cassino, nei presso dello svincolo Formia Garigliano, in località Santa Croce.

Il giovane 17enne, di Formia, Giuseppe Maiolo, in sella allo scooter, è stato colpito violentemente da un camion che proveniva da Penitro. guidato da un 35enne di Spigno Saturnia. Secondo una prima ricostruzione, il camionista si sarebbe immesso sulla superstrada senza accorgersi dello scooter che viaggiava davanti a lui.

Ecco perché, una volta immessosi sulla superstrada, il giovane è stato travolto dal camionista che viaggiava nella stessa direzione del giovane. Uno scontro violentissimo avvenuto quando il camion, per girare a destra si è spostato al centro della carreggiata, nel momento in cui sopraggiungeva il 17enne Maiolo.

Purtroppo la gravità delle ferite ha fatto sì che fosse necessario il trasporto in eliambulanza dapprima presso un Ospedale di Roma; successivamente, visto l’aggravarsi in volo del suo quadro clinico, il ragazzo è stato trasportato presso il nosocomio  di Latina dove poco dopo il ricovero è deceduto. 

Sul posto, per i rilievi del caso, è intervenuta la Polizia Locale di Formia, coadiuvati nella gestione della viabilità da Carabinieri della locale Stazione. La Procura di Cassino che coordina le indagini, al momento basate anche sulle immagini della video-sorveglianza, ha disposto i test per droga e alcol in modo da vedere se vittima e conducente del camion fossero lucidi al momento dell’impatto.

I funerali del giovane quindi dovranno attendere, anche se nella giornata di oggi gli amici hanno voluto ricordare il 17enne con un drappo con su scritto: “Se sarai vento, canterai!”.

Il giovane studiava all’Istituto tecnico per geometri ed era affidato alla tutela del Sindaco di Formia, in quanto il Tribunale dei Minori aveva sospeso la potestà genitoriale alla madre e al padre. Seppur in momento tragico, la domanda sul perché il giovane, a 17 anni, si trovasse in giro col motorino (l’incidente è avvenuto poco prima di mezzogiorno) invece che a scuola, non può che essere posta al Comune e ai servizi sociali dell’Ente. Risulta, infatti, che il giovane, che aveva problemi con la legge, non era iscritto a scuola e la responsabilità sarebbe dell’ente comunale.

“Negli ultimi due anni – scrive in una nota l’avvocato Luca Cupolino – ho difeso Giuseppe in una serie di procedimenti che lo hanno visto coinvolto sin dalla giovane età; ma adesso non è né il momento né il luogo in cui discutere di questo, essendo le aule di giustizia le uniche sedi a ciò deputate.

Io voglio parlarvi di Giuseppe, un ragazzo dotato, brillante, il cui percorso di vita è stato sicuramente meno facile di quello di gran parte di noi, ma sempre affrontato con fierezza e coraggio.

A prescindere dalle speculazioni – illazioni per lo più – comparse online, Giuseppe meritava unicamente di essere aiutato ad affrontare i propri demoni – comuni alla sua generazione -, non di essere isolato, ignorato e bollato; ed è proprio per questo motivo che lo spettacolo grottesco, mediatico e andato in scena sui social, non può che essere fortemente stigmatizzato da chi Giuseppe lo conosceva davvero.

Da essere umano prima, da avvocato poi, per me non è possibile accettare l’ipocrita sfilata di soggetti – dapprima le stesse istituzioni pubbliche che avevano lo specifico compito di tutelarlo – che, in cerca di visibilità, per mondarsi la coscienza o per un mero fine di strumentalizzazione politica e pubblica, si stanno struggendo, lanciandosi in quantomai inopportuni comunicati, proposte di “aiuto” postumo o meri commenti.

Giuseppe, documenti alla mano, era sotto la tutela e l’egida di numerose istituzioni pubbliche, locali e non, nessuna delle quali – per quasi un anno – si è mai realmente curata delle necessità di vita di Giuseppe; non è stato iscritto a scuola, non ha goduto di alcuna assistenza pubblica, neanche in occasione di altre circostanze in cui, a parte la madre, nessuno ha voluto adempiere ai propri doveri.

Giuseppe è stato trattato da invisibile, dalle stesse istituzioni a cui era stato formalmente demandato il compito di tutelarlo, in spregio di qualsiasi principio morale e, soprattutto, in spregio al motivo della stessa esistenza di determinati enti; l’unica cosa che ha ricevuto è stata indifferenza, menefreghismo e, spesso, infondate querele e segnalazioni.

La vita di Giuseppe può aver significato qualcosa unicamente per pochi, ma la Sua morte deve significare qualcosa per tutti, affinché non si assista più alla marginalizzazione dei soggetti più deboli, da parte dei soggetti più “forti” che anzi dovrebbero, lontano dal palco pubblico, farsi un esame di coscienza e chiedersi seriamente se hanno davvero fatto il possibile, o quantomeno il dovuto, per assicurare a Giuseppe l’aiuto e la dignità di cui aveva pienamente diritto. Almeno questo, ognuno di noi, lo deve alla memoria di Giuseppe”.

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