Inchiesta Secci, la minoranza presentano una delibera e denunciano il conflitto d’interessi del vice sindaco Giovanni Secci
L’opposizione torna sul caso Secci e sull’inchiesta che lo avrebbe coinvolto e che ha fatto emergere un conflitto d’interessi per il suo duplice ruolo di politico e tecnico per conto di imprenditori balneari.
Alle accuse, il vice sindaco Giovanni Secci (Forza Italia) aveva risposto, respingendo qualsiasi tipo di critica e asserendo di aver tenuto sempre distinte le sue funzioni.
A fine agosto, la minoranza aveva chiesto un consiglio comunale ad hoc, successivamente rimandato. Ora, i consiglieri comunali d’opposizione ripropongono la questione, presentando una mozione consiliare che ha all’oggetto il conflitto d’interessi del vice sindaco Secci. A firmare la mozione che chiede un consiglio comunale ad hoc sono tutti i consiglieri comunali di minoranza: Vincenzo Avvisati, Giancarlo Massimi, Simone Brina, Enzo Di Capua, Immacolata Iorio, Maurizio Lucci e Paolo Mellano.
Il numero due del Sindaco Alberto Mosca, Giovanni Secci, secondo quanto riportava il quotidiano La Repubblica, sarebbe indagato in una inchiesta condotta dalla Procura di Latina che coordina le attività dei Carabinieri forestali del Nipaaf di Latina. Le ipotesi di reato sarebbero quelle di omissioni d’atti d’ufficio e violazioni di natura ambientale.
Secci, in qualità di geometra e tecnico, avrebbe presentato una Scia per conto dell’imprenditore Carlo Scavazza, proprietario del lotto di duna dove sorge il chiosco “Maui” che si occupa anche di noleggio ombrelloni e sdraio. Secondo quanto scrive il quotidiano romano, Scavazza avrebbe provato a ottenere, raggiungendo l’obiettivo, il noleggio – businness molto ambito sul litorale pontino da Latina fino al sud pontino – servendosi di una Scia presentata in Comune dallo stesso vicesindaco, in questo caso nominato procuratore speciale della società Alinnia, che gestisce il chiosco “Maui”. La società Alinnia, peraltro, come ricostruiscono i consiglieri comunali d’opposizione ha avuto un contenzioso col Comune di Sabaudia, fino a che, nel 2022, il Consiglio di Stato ha rigettato il suo ricorso contro un’ordinanza del Tar che aveva dato ragione all’ente comunale (che non si è costituito nelle cause amministrative) riguardo all’improcedibilità dell’attività di noleggio sdraio e ombrelloni stabilita dal Suap.
Una istanza per il noleggio ombrelloni e sdraio ripresentata nel 2023 sempre dal tecnico geometra Giovanni Secci. Successivamente, a luglio 2024, il geometra, nonché vicesindaco Secci, presentava istanza conto della Makai srl (affittuaria di Alinnia Srl), per chiedere l’inizio d attività noleggio attrezzature balneari.
Sul lato della giustizia amministrativa, la sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio, senza la costituzione del Comune nel giudizio, è stata annullata dal Consiglio di Stato con sentenza n.6943 del 2 agosto 2024 con la quale, riformando la sentenza del giudice di primo grado: “il Collegio osserva che l’installazione dei suddetti arredi nel “piede dunale” – sebbene precari e amovibili e, come tali, non rilevanti sotto il profilo della normativa edilizia – è esattamente funzionale – come evidenziato dall’Ente Parco – alla creazione e allo svolgimento di vere e proprie attività turistico – ricreative all’aria aperta, capaci di fornire servizi ad una molteplicità di fruitori del mare e di avere un’incidenza significativa sull’habitat in questione“.
I consiglieri, inoltre, evidenziano di come il Comune non si sia mai costituito in giudizio, lasciando che l’ente non fosse difeso in sede di giustizia amministrativa, né davanti al Tar né davanti al Consiglio di Stato.
Secondo la minoranza, “il Geometra Giovanni Secci, nella sua qualità di vice sindaco, non poteva non essere a conoscenza del complesso iter procedurale (compresa la posizione espressa sia nelle note trasmesse al Comune che nei ricorsi dell’Ente Parco e della Regione Lazio per la sottoposizione del procedimento a VINCA) e che il richiamo nelle SCIA commerciali 2023 e 2024 alla sentenza del Tar di Latina n.00207/2023 era in contrasto con la ordinanza del Tar, confermata dal Consiglio di Stato, relativamente alla improcedibilità emessa dal competente ufficio del Comune della istanza presentata nel 2022”.
In relazione al portato della sentenza del Tar del Lazio, “appare – motivano i consiglieri comunali d’opposizione – di difficile comprensione non solo la mancata impugnativa a difesa della legittimità di un provvedimento emesso dai propri uffici (così come richiesto dagli stessi pur in presenza di un parere dell’avvocato Salvatore Mileto, confermando la coerente posizione assunta anche in passato dall’Amministrazione su un tema che rileva l’indefettibilità di una corretta ed efficace tutela delle ragioni di questo Ente) ma anche la mancata costituzione in giudizio nel procedimento incardinato presso il Consiglio di Stato, di stretta competenza della Giunta Comunale”.
Vi è quindi, secondo la minoranza, “una generale situazione di persistente conflitto di interessi tra il Geometra Giovanni Secci, nella qualità di tecnico incaricato da Alinnia Srl, e la posizione di vice sindaco ed, in particolare, quella di assessore al personale. Conflitto che si riverbera nella presentazione della SCIA commerciale , attesa l’ordinanza del Tar di Latina sezione seconda in data 22 giugno 2022 n.334 riferita alla specifica situazione di Alinnia di cui il progettista, nonché vicesindaco ed assessore al personale, non poteva non essere al corrente”.
L’opposizione chiede tramite la mozione al Sindaco Alberto Mosca la revoca delle deleghe assegnate a Secci, esprimendo un parere negativo al suo operato e un generale conflitto di interessi, in relazione alla mancata costituzione in giudizio contro la sentenza del Tar di Latina e alla presentazione della richiesta di SCIA commerciale, non solo non impugnata dal Comune, che nemmeno ha provveduto a costituirsi in giudizio, nonostante gli uffici avessero predisposto la proposta di delibera di Giunta Comunale ed avessero rilevato, nella motivazione della stessa, la necessità, come avvenuto in passato, di tutelare compiutamente gli interessi dell’ Ente nel costituirsi nel giudizio.