Indagini su lungomare di Sabaudia e chioschi con il noleggio ombrelloni e sdraio: ci sarà un’udienza preliminare anche per Secci
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, ha nega l’archiviazione al vice-sindaco di Sabaudia, Giovanni Secci. Il gip ha respinto la richiesta di archiviazione da parte della Procura per il vicesindaco di Sabaudia Giovanni Secci e la dirigente Concetta Pennavaria, fissando un’udienza per il 3 febbraio. I due devono rispondere delle accuse di distruzione di habitat protetto e omissione di atti d’ufficio, le cui parti offese sono state individuate nel Comune di Sabaudia, nella Regione Lazio e nell’Ente Parco Nazionale del Circeo.
Lo scorso agosto, emerse la notizia che a finire indagato era il vice sindaco di Forza Italia, Giovanni Secci. Il numero due del Sindaco Alberto Mosca è coinvolto in una inchiesta condotta dalla Procura di Latina che coordina le attività dei Carabinieri forestali del Nipaaf di Latina. Le ipotesi di reato sarebbero quelle di omissioni d’atti d’ufficio e e violazioni di natura ambientale.
Secci, in qualità di geometra e tecnico, avrebbe presentato una Scia per conto dell’imprenditore Carlo Scavazza, proprietario del lotto di duna dove sorge il chiosco “Maui” che si occupa anche di noleggio ombrelloni e sdraio. Scavazza avrebbe provato a ottenere, raggiungendo l’obiettivo, il noleggio – businness molto ambito sul litorale pontino da Latina fino al sud pontino – servendosi di una Scia presentata in Comune dallo stesso vicesindaco, in questo caso nominato procuratore speciale della società Alinnia, che gestisce il chiosco “Maui”.
La Scia sarebbe stata presentata lo scorso anno, ossia quando Secci era già vice sindaco e il Comune di Sabaudia non avrebbe mosso un dito, ragion per cui ad essere indagata, oltreché a Secci e Scavazza, c’è anche la dirigente delle attività produttive, Concetta Pennavaria. La stessa Scia sarebbe stata presentata quest’anno sempre a firma di Giovanni Secci.
Peraltro, ad essere indagati ci sono anche Leonardo Corni, come titolare della società che gestisce il chiosco “Elysium”, in merito a non precisati affari con il medesimo Scavazza. Leonardo Corni non è certo un nome nuovo alle cronache giudiziarie. Lo scorso marzo, è stato raggiunto da un provvedimento di sorveglianza speciale chiesto e ottenuto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina.
Lo scorso ottobre, l’allora giudice per l’udienza preliminare Mario La Rosa ha deciso per il rinvio a giudizio di Corni, coinvolto insieme ad altre sette persone in una indagine per spaccio di sostanze stupefacenti. Il processo è iniziato lo scorso 14 febbraio. Oltreché all’imprenditore di Sabaudia, Leonardo Corni (nel frattempo raggiunto da un provvedimento giudiziario di divieto di dimora nella provincia di Latina), sono stati rinviati a giudizio l’agente di Polizia presso il Ministero dell’Interno, Marco Veglianti, Ben Salah Samir, Ala Eddine Ben Achour, Ettore Basile, Daniele Fedeli, Gianluca Silvestri e Veronica Mastracci.
Leonardo Corni, infatti, proprio in qualità di imprenditore con la società Rapida, è a processo anche per il pesticida pericoloso utilizzato nelle scuole di Sabaudia. Corni è stato rinviato a giudizio per il reato di delitto colposo contro l’ambiente, in quanto la sua ditta fece la disinfezione negli 11 plessi scolastici di Sabaudia del Cencelli e del Giulio Cesare a settembre del 2019. Molti giorni dopo, grazie ai rilevamenti dell’Arpa, sarebbero state trovate tracce del pesticida organofosfato del Clorpifiros metile (CPS), notoriamente utilizzato in agricoltura contro vermi e parassiti.
Corni, il proprietario della ditta, risultava indagato anche perché non avrebbe permesso ai Carabinieri Nas di entrare nei locali della società per effettuare le verifiche del caso. Un’accusa per la quale l’imprenditore di Sabaudia è stato sollevato. In seguito alla disinfezione delle scuole, l’allora Sindaco Giada Gervasi, oggi a processo nell’ambito del processo “Dune e indagata nel secondo filone d’indagine della medesima inchiesta, fu costretta a chiudere i plessi.
Tornando all’inchiesta che coinvolge Secci, gli approfondimenti investigativi sarebbero partite dalle richieste d’accesso agli atti dell’opposizione che voleva vederci chiaro sulle Scia presentate per ottenere l’agognato noleggio ombrelloni e sdraio. Opposizione che, già ad agosto 2022, aveva messo nel mirino Secci, essendo citato a più riprese nell’inchiesta “Dune”.
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