Campoverde e Latina: i Carabinieri arrestano un sessantaduenne e un trentanovenne in esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere
Nella serata di ieri, 29 aprile, i Carabinieri della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile del Reparto Territoriale di Aprilia e della Stazione di Campoverde, insieme a personale del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Roma, hanno eseguito due distinte ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, in aggravamento della meno afflittiva misura cautelare di sottoposizione agli arresti domiciliari, nei confronti Antonio Fusco detto “Zi’ Marcello”, 62 anni, residente a Latina, e Andrea Sultan Mohamed (imparentato per parte di moglie con il boss latitante Patrizio Forniti), 39 anni, residente ad Aprilia, entrambi indagati in due distinti procedimenti penali, nel cui ambito a luglio 2024 e febbraio scorso, il predetto Reparto Territoriale e il Centro Operativo della D.I.A. di Roma hanno rispettivamente eseguito due misure cautelari.
Si tratta, ovviamente, della imponente inchiesta “Assedio” che ha portato prima all’arresto del sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi, e, di recente, allo scioglimento per mafia del Comune di Aprilia.
I provvedimenti restrittivi, eseguiti nella serata di ieri, sono scaturiti dalle violazioni delle prescrizioni imposte agli indagati nell’ambito dei rispettivi provvedimenti. Recentemente, uno di essi, autorizzato a lasciare il domicilio, è stato sorpreso in un luogo diverso rispetto a quello che era stato autorizzato a raggiungere per motivi ben definiti, mentre l’altro è stato sorpreso, nella parte interna della sua proprietà, a ridosso del cancello di ingresso, a parlare con soggetti diversi da quelli con i quali era autorizzato a relazionarsi.
Gli arrestati, espletate le formalità di rito, sono stati associati presso la Casa Circondariale di Latina, a diposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante.
Nell’indagine “Assedio”, Andrea Sulthan Mohamed è accusato insieme a Patrizio Forniti, Luigi Morra e Nabil Salami (genero di Forniti) di un episodio di estorsione mafiosa. Siamo ad Aprilia, mese di luglio 2021. A rimetterci un giovane che si rifiuta di continuare a custodire una autovettura Range Rover oggetto di furto per conto di Salami (più volte coinvolto in procedimenti penali di riciclaggio d’auto di lusso) e Mohamed, e chiede il pagamento di una somma maggiore rispetto a quella che gli era stata data.
È così che Forniti, Mohamed e Salami si presentano armati a casa del giovane “contestatore”. Patrizio Forniti, peraltro, armato di pistola con silenziatore marca Girsan, e Andrea Sulthan Mohamed armato di fucile a canne mozze presso la sua abitazione. Dopo averlo colpito al volto, i tre lo inseguono per i campi, per poi costringerlo a custodire per loro conto l’autovettura.
Successivamente Forniti e Luigi Morra convocheranno il giovane presso I’abitazione di Forniti, aggredendolo verbalmente. È Morra che continua a minacciarlo anche fuori dalla casa di Forniti: “A rega’ – gli dice – nun te poi permette più il lusso de fa manca ‘na cazzatella eh!…perché dopo nun ce stanno amici che reggono…guarda che stasera te toccava ‘a zuppa pesante pesante pesante pesante pesante eh!“. Tradotto: è inutile armarsi contro il gruppo Forniti per sfuggire alla spedizione punitiva.
Antonio Fusco detto “Zì Marcello”, 62enne pontino, è accusato, invece, di usura aggravata dal metodo mafioso in concorso con due pezzi da novanta del clan Forniti di Aprilia: Luca De Luca e l’imprenditore Marco Antolini. Il capo d’imputazione è chiaro: i tre avrebbero prestato soldi a strozzo a un commerciante di autoveicoli di Aprilia: 180mila euro. Dopodiché avrebbero preteso somme variabili tra i 13mila e i 15mila euro mensili a titolo di interesse usurario.
Inoltre, Fusco, insieme a Marco Antolinini, imprenditore arrestato anche lui nell’operazione “Assedio”, è accusato di aver assunto di fatto la titolarità delle quote della società che gestisce il noto ristorante “Giovannino”, che si trova a Foce Verde sul lungomare di Latina. I due, già nel 2019, avrebbero lasciato solo fittiziamente la proprietà alle due donne che gestivano il ristorante, investendo 200mila euro anche attraverso la società apriliana Plastic srls.
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