INCENDIO AL VIVAIO DI BELLA FARNIA, DATI RASSICURANTI DELL’ARPA. MA SERVONO REALMENTE?

In relazione all’incendio che si è verificato il 26 luglio, in località Bella Farnia, a Sabaudia, e che ha interessato un’azienda florovivaistica, l’ARPA Lazio ha installato un campionatore per il monitoraggio della qualità dell’aria, strumento necessario per verificare l’eventuale presenza in aria di sostanze chimiche inquinanti.

Le procedure standard in occasione di incendi prevedono la ricerca di diossine, IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e PCB (policlorobifenili), in quanto si tratta delle sostanze che generalmente possono formarsi a seguito di eventi di questa natura.

Gli esiti delle analisi vengono tempestivamente condivisi con l’autorità sanitaria e successivamente pubblicati e diffusi attraverso i canali social dell’ARPA Lazio nell’ottica di garantire trasparenza e il più ampio accesso alle informazioni ambientali.

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I risultati dati dalle verifiche dell’Arpa.

Per quanto riguarda le diossine non esiste un riferimento normativo in aria ambiente. L’OMS stima concentrazioni di tossicità equivalente (TEQ) di diossine e furani in ambiente urbano pari a circa 0,1 pg/m3, anche se è elevata la variabilità da zona a zona, mentre concentrazioni superiori a 0,3 pg/m3 indicano la presenza di una fonte di emissione localizzata, ovvero significano che l’incendio ha effettivamente generato diossina.

Tra gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) normalmente rilevabili il benzo(a)pirene è I’unico composto per il quale it dlgs. n.155/2010 prevede un valore limite come concentrazione media annua pari a di 1 ng/m3; tuttavia tale limite, appunto in quanto media annua, non è direttamente confrontabile con i valori misurati in occasione di incendi, e viene riportato solo come riferimento informativo.

Nemmeno per quanto riguarda i Policlorobifenili (PCB) esistono limiti normativi. II già citato documento OMS indica che le misure di concentrazioni in area ambiente danno risultati estremamente variabili oscillanti tra 3 pg/m3 (in siti non industriali) e 3.000 pg/m3 (in siti industriali o aree urbane).

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