“Anche l’estate 2024 sarà ricordata come una delle peggiori per gli incendi e i danni che l’intera collettività dovrà pagare nei prossimi mesi in termini di salute, dissesto idrogeologico e perdita di biodiversità. Sono andati persi ettari di vegetazione nei comuni di Fondi, Monte San Biagio, Itri, Lenola, Sperlonga, Campodimele e comuni limitrofi.
Occorre intervenire ora con dei piani di prevenzione efficaci e anche per questo chiediamo alle istituzioni comunali e sovracomunali di attuare quanto previsto dalla legge. È un crimine ai danni del patrimonio comune che mette a rischio la vita delle persone e manda in fumo le possibilità di crescita e sviluppo di tante economie locali. Nel nostro territorio si continua a puntare sulla gestione dell’emergenza, tralasciando la prevenzione e ignorando completamente l’applicazione, da parte dei comuni, della legge 353/2000 sui vincoli e sul catasto delle aree percorse dal fuoco, le cui misure sono state rinforzate con l’individuazione dei poteri sostitutivi delle Regioni nel caso di inadempienza.
“Come ripetuto più volte negli anni passati il primo passo è la completa ed effettiva attuazione della Legge Quadro 353/2000 – dichiara Paola Marcoccia, presidente del Circolo Intercomunale Legambiente “Luigi Di Biasio” – uno strumento fondamentale che può effettivamente contribuire a controllare il numero d’incendi dolosi appiccati sulla spinta di diversi interessi economici criminali. La Legge Quadro prevede, insieme al delitto di incendio boschivo doloso (423bis del codice penale), vincoli molto stringenti per le aree attraversate dal fuoco: divieto di nuove costruzioni per dieci anni e di modifica della destinazione d’uso per 15 anni; divieto per 5 anni attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale (con finanziamenti pubblici) salva autorizzazione del Ministero dell’Ambiente; divieto per 10 anni di attività di pascolo e caccia. Alla violazione di questi divieti conseguono sanzioni, amministrative o penali. L’aggiornamento tempestivo annuale del catasto incendi e la sua applicazione, come previsto dalla Legge, deve essere una priorità, al fine di impedire tutto ciò che è vietato svolgere o realizzare sulle aree dove si sono verificati incendi e quindi applicare con esattezza i vincoli previsti dalla Legge.”
Legambiente chiede da tempo l’istituzione di un tavolo permanente che sia operativo durante l’anno e non solo nel periodo di emergenza estivo. Secondo i dati del rapporto Ecomafia 2024 di Legambiente, la Provincia di Latina è al settimo posto della classifica nazionale delle provincie colpite dagli incendi boschivi. “Ogni estate il nostro territorio brucia: brucia sempre per colpa della mano criminale dell’uomo, per ripicca in alcuni contesti locali, per perseguire interessi illeciti e manie di facili guadagni, con inestimabili danni agli ecosistemi colpiti.
Gli incendi si verificano periodicamente e spesso nelle stesse zone o aree limitrofe per motivi noti: ripartenza del pascolo, concessioni di terreni comunali in fida pascolo, speculazioni edilizie, guardianie imposte, estensione delle superfici destinate al pascolo, bracconaggio legato particolarmente ai cinghiali, dispetti tra bracconieri, ricatti politici, azioni contro l’istituzione di aree protette, mancate concessioni edilizie, blocco di concessioni edilizie, eliminazione di discariche abusive, spazio per nuove discariche abusive, agenzie private che forniscono sicurezza e monitoraggio del territorio ingaggiate e preferite alla sicurezza pubblica, piromania, rimboschimento, incremento nella raccolta di asparagi e altro ancora. Il fuoco riesce a ricattare e a mettere in ginocchio un territorio con facilità estrema, danneggiandone pesantemente alcuni settori, come quello turistico, e lasciando delle ferite profonde.
È vero anche che la criminalità riesce ad attecchire e a colpire meglio dove la politica è assente, distratta, e dove il tessuto sociale è sfilacciato, incerto e fragile. Le proposte e gli strumenti per fermare questi maledetti ecoreati ci sono e sono previsti dalle leggi ma occorre attuarli, applicarli e noi tutti siamo chiamati a incalzare, aumentare gli sforzi e continuare a denunciare agli enti preposti. Da tanti anni la nostra associazione segnala questo grave fenomeno insieme a tante altre associazioni, gruppi politici, comitati civici. Torniamo a dire che esistono proposte fattibili e ne elenchiamo qui alcune: aggiornamento del catasto incendi; verifica dell’applicazione dei vincoli della legge 353/2000 e delle sanzioni, amministrative o penali, a seconda della gravità della trasgressione; individuazione di stalle di sosta intercomunali per il sequestro del bestiame trovato a pascolare sulle aree vincolate dagli incendi; contrasto al bracconaggio tramite una continua verifica sulle licenze; adozione di meccanismi di rotazione annuale nell’assegnazione delle zone fisse di caccia al cinghiale”.
Così, in una nota,