IN PIAZZA CONTRO IL CAPORALATO, LANDINI: “DENUNCEREMO CIÒ CHE SAPPIAMO”

Una manifestazione di piazza, la terza dalla morte di Satnam Singh, che ha gridato di nuovo contro ogni forma di caporalato

Hanno sfilato in migliaia nel corteo partito dalle Autolinee per arrivare in Piazza della Libertà. Presente il leader della Cgil, Maurizio Landini, e anche il Presidente del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte. Dopo quella del 22 giugno, questa è la seconda manifestazione che la Cgil organizza a Latina, stavolta con il segretario generale Landini il quale ha spiegato che le persone “costrette a lavorare in nero in Italia sono 3 milioni. Stiamo discutendo di tutti i settori e di tutto il Paese, non solo dell’agricoltura. È ora di dire basta, è ora che i governi, le istituzioni ad ogni livello, tutti smettano di fare gli struzzi e di cancellare quelle leggi balorde che in questi anni hanno favorito questo sistema”.

“Uno dei problemi che abbiamo nel nostro Paese si chiama Bossi-Fini, è una legge assurda che va cancellata. È sotto gli occhi di tutti come si gestiscono i flussi: solo a una parte di quelli che vengono qui chiamati a lavorare viene dato il permesso di soggiorno. I dati parlano chiaro, solo al 20% viene dato il permesso di soggiorno. Vuol dire che la Bossi-Fini è una legge che crea clandestini. Le persone vengono chiamate a lavorare, non gli viene dato il permesso e sono condannate allo sfruttamento e alla clandestinità, a condizioni di vita demenziali nelle baracche, perché mancano le case, mancano i servizi. Bisognerebbe fare una cosa molto semplice: la persona sfruttata, se denuncia il suo sfruttamento, deve avere il diritto di avere subito il permesso di soggiorno e il contratto nazionale”.

“Il numero di ispettori è bassissimo. Hanno tagliato il personale”. Sui 1.500 ispettori in più annunciati dal governo Meloni, Landini spiega che “quei numeri lì sono 3 anni che girano, perché in realtà i primi che hanno fatto questa cosa sono anche i governi che c’erano prima di loro. Noi abbiamo detto da tempo che gli ispettori non sono sufficienti perché in questi anni hanno continuato a tagliare e molto spesso chi viene assunto come ispettore dovrebbe poter fare l’ispettore e non un altro lavoro interno perché ci sono delle cose che non funzionano. Quindi benissimo se tutti si son svegliati. È evidente che è necessario assumere l’impegno di un cambiamento: allora basta connivenze politiche, basta coperture, non si deve guardare in faccia a nessuno se si vuol rimettere al centro il lavoro, i diritti e la democrazia del Paese”.

“Oggi siamo scesi in piazza per la morte di Satnam e per noi l’impegno e l’azione contano più delle parole scritte. La presenza di tutta la Cgil qui oggi ha un obiettivo preciso: aprire una vera e propria vertenza permanente, in ogni luogo di territorio e di lavoro, per sconfiggere caporalato e sfruttamento. Su questi temi vogliamo risposte e produrre un cambiamento. È questo l’unico modo per ricordare Satnam e chiedere giustizia, affinchè nessuno possa più morire di caporalato. Siamo di fronte ad un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide le persone, e non riguarda solo l’agricoltura e solo Latina. Queste persone devono essere contrattualizzate e regolarmente pagate: questo significherebbe non solo migliori condizioni di vita per loro, ma anche milioni per il fisco”. Nell’annunciare un esposto alla Procura di Latina per denunciare “tutto ciò che sappiamo”, Landini ha rimarcato che “è venuto il momento di agire e di alzare la testa: non solo i lavoratori, ma anche tutti coloro che hanno responsabilità politiche. Ciò che oggi favorisce il lavoro in nero si chiama legge Bossi-Fini. Solo il 20% di chi viene qui a lavorare ha il permesso di soggiorno: il restante 80% è clandestino. Questa legge va cancellata. Infine, i 200 milioni del governo Draghi che devono servire per dare un senso di accoglienza a queste persone rischiano di essere dirottati verso altre istanze”.

“Nella legge contro il caporalato va inserito l’indice di coerenza. Non può essere che un’azienda che produce tantissimo abbia solamente 3/4 lavoratori sotto contratto. Inoltre, servono maggiore sicurezza e controlli. Abbiamo raccolto firme per cancellare leggi balorde fatte in questi anni: una persona per essere libera non deve essere clandestina, non deve calare la testa davanti a nessuno, non deve morire sul lavoro. Abbiamo raccolto firme per il referendum contro l’autonomia differenziata, insieme alla Uil.

A intervenire anche Giuseppe Conte: “Abbiamo bisogno di tanti nuovi ispettori per rafforzare i controlli. Sono stati stanziati 200 milioni del Pnrr per rimuovere gli insediamenti abusivi nei campi, ma non è stato fatto ancora nulla. Eppure, ormai è passato del tempo. Come Movimento 5 Stelle proponiamo l’istituzione dell’omicidio sul lavoro. Il caso di Satnam Singh è emblematico delle responsabilità di un datore di lavoro che lo ha lasciato morire. L’introduzione di questo nuovo reato non è più rinviabile. Infine, il decreto flussi del 2024 è stato un fallimento: dobbiamo provvedere a rimediare”.

Infine, la sindaca di Latina, Matilde Celentano: “È la terza volta che siamo in piazza, con assessori e consiglieri, per ribadire a voce alta una volta per tutte tolleranza zero nei confronti del caporalato. Noi non ci stiamo ad essere considerati una città e una provincia dove vive il caporalato, una piaga sociale – ha aggiunto – Per questo partecipiamo a tutte le manifestazioni, indipendentemente dagli schieramenti, per dimostrare che siamo contro questo fenomeno, e lo combatteremo in tutti i modi e su tutti i tavoli istituzionali”.

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