Provincia di Latina: “In cauda venenum”. Silenzi, ritardi e scelte discutibili. I lavoratori meritano rispetto. Verso lo stato di agitazione
Mentre a livello nazionale si continua a discutere del ritardo nel rinnovo dei contratti del personale degli Enti Locali, fermi da oltre quattro anni, e delle profonde differenze retributive rispetto alle Funzioni Centrali, nella Provincia di Latina si registra un clima di inspiegabile immobilismo e di scarsa attenzione verso il personale dipendente.
Il Presidente della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli, in prossimità della conclusione del proprio mandato, non ha ancora fornito risposte alle richieste avanzate dalle Organizzazioni Sindacali in merito all’applicazione del Decreto PA, lo strumento introdotto dal Governo per valorizzare il Fondo Risorse Decentrate, sostenere il salario accessorio e riconoscere il contributo di chi ha garantito la continuità e l’efficienza dell’Ente in questi anni.
“Parliamo di lavoratrici e lavoratori – spiegano i sindacalisti Vittorio Simeone (FP CGIL), Ottavio Mariottini (UIL FPL) e Marino Marino (CSA RAL) – che, con professionalità e senso delle istituzioni, hanno rappresentato un punto di forza e di stabilità per la Presidenza Stefanelli, contribuendo concretamente al raggiungimento degli obiettivi politici e amministrativi dell’Ente. A ciò si aggiunge la recente accelerazione sull’adozione del piano di rotazione del personale, adottato in chiusura di mandato come atto di attuazione della normativa anticorruzione. Un provvedimento che, per tempi e modalità, appare tuttavia penalizzante per le professionalità interne e potenzialmente dannoso per l’organizzazione complessiva dell’Ente”.
“Nel frattempo – proseguono i sindacalisti – restano irrisolte le questioni sostanziali: l’applicazione del Decreto PA, la valorizzazione del salario accessorio e il diritto alla carriera dovuto ai dipendenti provinciali”. Secondo le stime sindacali, oltre 250.000 euro risultano già disponibili in bilancio, risorse che permetterebbero di incrementare la produttività 2025 di oltre 1.000 euro pro capite, ma che restano bloccate per scelte politiche e amministrative non più comprensibili. Per tali ragioni, i Sindacati hanno convocato il 16 ottobre l’Assemblea generale dei Dipendenti.