Scrisse un articolo sull’allora consigliere comunale e oggi vice sindaco di Latina Massimiliano Carnevale: si conclude il processo per diffamazione
Il vice sindaco di Latina, Massimiliano Carnevale (Lega), ha rimesso la querela presentata contro l’ex assessore della Giunta Finestra, Andrea Stabile. In ragione di questa decisione, il processo si è concluso dopo essere stata incardinato e iniziato da tempo presso il Tribunale di Latina. Stabile era imputato di diffamazione dinanzi al giudice monocratico di Latina, Pierluigi Taglienti, che ha dichiarato il non doversi procedere.
Una decisione, quella di Carnevale, difeso dall’avvocato Dino Lucchetti, piuttosto singolare, considerato che il vice sindaco si era costituito parte civile, dopo aver denunciato Stabile, per di più avendo reso anche il suo esame. Dal canto suo, Stabile si era opposto al decreto penale di condanna emesso dall’ex giudice per le indagini preliminari, Giorgia Castriota, in seguito arrestata per corruzione.
Andrea Stabile, ex assessore nella Giunta Finestra per due consiliature, è, come noto, autore di libri e articoli. È autore della saga “Storie nascoste di Latina”, un vero successo di vendite nel capoluogo pontino. Di professione commercialista, Stabile ha scritto per diverso tempo anche su “Latina Tu”, soprattutto per quanto riguarda la politica locale.
A ottobre 2018, Stabile pubblicò un articolo dal titolo emblematico “Lega Made in Latina” che fece arrabbiare molti degli esponenti politici citati, su tutti l’attuale vice sindaco Massimiliano Carnevale. L’ex Udc, poi Pd e ora leghista Carnevale si arrabbiò a tal punto da querelare Stabile.
Di particolare, questa querela ha sicuramente il fatto che Carnevale dal 2018 (anno nel quale fu pubblicato su questo sito l’articolo incriminato) fino ad oggi ha proseguito la sua carriera politica, arrivando a ricoprire attualmente la carica di vice sindaco della seconda città del Lazio nella giunta di centrodestra guidata da Matilde Celentano. In sostanza, si riteneva diffamato, anche se il suo cursus politico non è stato minimamente intaccato da queste presunte diffamazioni.
Ma cosa imputava Carnevale a Stabile? La “colpa” dell’ex assessore al bilancio del sindaco Ajmone Finestra fu quella di aver ricordato, nell’articolo di sette anni fa, la vicenda giudiziaria che vide imputato lo stesso Carnevale con personaggi come Costantino “Cha Cha” Di Silvio, Gianluca Tuma, Davide Di Guglielmo e Gianpiero Di Pofi. I primi due non hanno bisogno di presentazioni: l’uno, condannato per associazione per delinquere nel noto processo “Don’t Touch”, è al momento alla sbarra nel processo Reset con la contestazione di associazione mafiosa; l’altro, Tuma, pregiudicato, ha varcato da protagonista gli ambienti criminali pontini, guadagnandosi i galloni di personaggio temuto, poi riciclatosi come imprenditore, con tanto di confisca milionaria. Da ultimo, lo scorso venerdì, si è reso protagonista di una sfuriata con tanto di aggressione fisica contro un dipendente del locale “Old Tom” di Via Neghelli, a Latina.
Ebbene, Carnevale si trovò coimputato con esponenti della criminalità locale a titolo di concorso in tentata estorsione e turbativa d’asta per una vicenda che vide coinvolto, come parte offesa, l’ex assessore provinciale dell’Udc, Giuseppe Pastore. Nel 2005, infatti, i capannoni della Latina Multiservizi e della Iride multiservizi, due società di pulizia dell’ex assessore provinciale agli affari generali, andarono a fuoco. Il giudice dell’udienza preliminare Campoli rinviò a giudizio il consigliere comunale dell’Udc Massimiliano Carnevale, Costantino “Cha-Cha” Di Silvio, Davide Di Guglielmo, Giampiero Di Pofi e Gianluca Tuma che, secondo gli inquirenti, aveva materialmente appiccato il fuoco.
L’impianto accusatorio dei magistrati poneva il suo perno su una turbativa d’asta, causa della tentata estorsione e conseguenza dell’atto di intimidazione: l’incendio doloso. L’allora assessore provinciale Pastore (UDC) non cedette alle pressioni fatte dal presunto piromane Tuma che insieme a Carnevale, Di Pofi, Di Silvio e Di Guglielmo lo avrebbero minacciato, qualche settimana prima, in modo che rinunciasse a un’asta per aggiudicarsi un immobile a Borgo San Michele, oggetto d’interesse di uno degli imputati, il medesimo Gianluca Tuma.
L’incendio e la relativa indagine sono dell’ottobre 2005, il rinvio a giudizio di Carnevale, insieme agli altri cinque, è del febbraio 2010. Per la cronaca, a maggio 2015, dopo che il pm Monsurrò della Procura di Latina aveva chiesto per Carnevale un anno e otto mesi, il Tribunale di Latina lo assolse perché il fatto non sussisteva. Assolto così come tutti i co-imputati per la contestata estorsione e prosciolto insieme agli altri per intervenuta prescrizione in ordine al reato di turbativa d’asta.
Nella sentenza, il Tribunale motivava che “l’unica minaccia inequivoca vi sarebbe stata nel colloquio avuto” tra Pastore con Carnevale e Di Pofi. Ad ogni modo “l’asserita esortazione a non partecipare all’asta potrebbe essere stata presentata anche in modo amichevole (nda: “Carnevale e Pastore all’epoca dei fatti erano colleghi di partito nell’Udc), in virtù dei pregressi rapporti di amicizia, e poi solo successivamente interpretata come una minaccia”.
Nel febbraio del 2010 quando effettivamente Carnevale fu rinviato a giudizio, era consigliere comunale nella maggioranza che appoggiava la Giunta Zaccheo prima che il 15 aprile 2010 l’allora sindaco fosse sfiduciato dal consiglio comunale di Latina a seguito del servizio andato in onda su Striscia la notizia. Non si dimise né qualcuno chiese le sue dimissioni. Successivamente, nel 2011, Carnevale non si presentò alle elezioni amministrative come da lui ribadito, a giugno 2024, nel corso del suo esame, in qualità di persona offesa davanti al giudice monocratico di Latina.
Parlando dell’articolo di Andrea Stabile, assistito dall’avvocato Armando Argano, Carnevale ricordava di essere stato “dipinto come un soggetto legato a personaggi della criminalità organizzata e personaggi legati al noto processo Don’t Touch. Io – aveva detto il vice sindaco di Latina – non avevo assolutamente nessun legame con questi personaggi. Non conosco Tuma, Di Pofi e Costantino Di Silvio detto Cha Cha, mai avuto frequentazioni“.
Carnevale specificò di essere stato assolto per quei fatti contestatigli dalla Procura di Latina (non citò la prescrizione per la turbativa d’asta). “Quell’articolo fu pubblicato sui social e girava all’impazzata”. Una circostanza piuttosto normale per un sito d’informazione on line. Inoltre, Carnevale, sottolineando di non essersi candidato alle elezioni comunali del 2011 proprio per i processo che stava affrontando, scorda di dire – sebbene ai fini del processo non abbia attinenza – che al suo posto fu candidato il padre che venne eletto, tra le fila del PD, sebbene, negli anni, come consigliere comunale, non si ricordi una zelante attività politica. “Tuma l’ho conosciuto solo in una occasione – disse Carnevale – fu lui ad avvicinarmi da Susi Sport per dirmi che eravamo imputati nello stesso processo”.
Oggi, il ritiro della querela per un processo che per Carnevale avrebbe presentato almeno un ostacolo. Per gli stessi fatti, l’oggi vice sindaco querelò chi scrive. In quel caso, sia il pubblico ministero Valerio De Luca, sia il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Cario, chiesero e archiviarono la denuncia per diffamazione. Uno scoglio piuttosto rilevante per Carnevale, considerato che quella archiviazione di un articolo che narrava gli stessi fatti sarebbe stata richiamata dalla difesa di Stabile.
