Scrisse un articolo sull’allora consigliere comunale e oggi vice sindaco di Latina Massimiliano Carnevale: inizia il processo per diffamazione
Andrea Stabile, ex assessore nella Giunta Finestra per due consiliature, è, come noto, autore di libri e articoli. Di recente ha scritto due libri molto dibattuti a Latina che hanno ripercorso l’indagine sulle mazzette e le soffiate che aveva coinvolto l’ex sindaco Vincenzo Zaccheo e l’ex vice sindaco Maurizio Galardo: la saga di “Storie nascoste di Latina”, un vero successo di vendite nel capoluogo pontino.
Di professione commercialista, Stabile ha scritto per diverso tempo anche su “Latina Tu”, senza mai far mancare il graffio di cui è dotato, sopratutto per quanto riguarda la politica locale.
A ottobre 2018, Stabile pubblicò un articolo dal titolo emblematico “Lega Made in Latina” che fece arrabbiare molti degli esponenti politici citati, su tutti l’attuale vice sindaco Massimiliano Carnevale. L’ex Udc, poi Pd e ora leghista Carnevale si arrabbiò a tal punto da querelare Stabile. Un fatto anonimo dal momento che chi scrive, a meno che non si limiti a parlare di fiori o personaggi che rubano le mele al supermercato, sa che incorre in diverse denunce per diffamazione, sopratutto da parte degli esponenti politici.
Di particolare, questa querela ha sicuramente il fatto che Carnevale dal 2018 (anno nel quale fu pubblicato su questo sito l’articolo incriminato) fino ad oggi ha proseguito la sua carriera politica, arrivando a ricoprire attualmente la carica di vice sindaco della seconda città del Lazio nella giunta di centrodestra guidata da Matilde Celentano. In sostanza, si ritiene diffamato, anche se il suo cursus politico non è stato minimamente influenzato da queste presunte diffamazioni.
Ma cosa imputa Carnevale a Stabile? La “colpa” dell’ex assessore al bilancio del sindaco Ajmone Finestra fu quella di aver ricordato, nell’articolo di sei anni fa, la vicenda giudiziaria che vide imputato lo stesso Carnevale con personaggi come Costantino “Cha Cha” Di Silvio, Gianluca Tuma, Davide Di Guglielmo e Gianpiero Di Pofi. I primi due non hanno bisogno di presentazioni: l’uno, condannato per associazione per delinquere nel noto processo “Don’t Touch”, è al momento alla sbarra nel processo Reset con la contestazione di associazione mafiosa; l’altro, Tuma, pregiudicato, ha varcato da protagonista gli ambienti criminali pontini, guadagnandosi i galloni di personaggio temuto, poi riciclatosi come imprenditore, con tanto di confisca milionaria.
Ebbene, Carnevale si trovò coimputato con esponenti della criminalità locale a titolo di concorso in tentata estorsione e turbativa d’asta per una vicenda che vide coinvolto, come parte offesa, l’ex assessore provinciale dell’Udc, Giuseppe Pastore. Nel 2005, infatti, i capannoni della Latina Multiservizi e della Iride multiservizi, due società di pulizia dell’ex assessore provinciale agli affari generali, andarono a fuoco. Il giudice dell’udienza preliminare Campoli rinviò a giudizio il consigliere comunale dell’Udc Massimiliano Carnevale, Costantino “Cha-Cha” Di Silvio, Davide Di Guglielmo, Giampiero Di Pofi e Gianluca Tuma che, secondo gli inquirenti, aveva materialmente appiccato il fuoco.
L’impianto accusatorio dei magistrati poneva il suo perno su una turbativa d’asta, causa della tentata estorsione e conseguenza dell’atto di intimidazione: l’incendio doloso. L’allora assessore provinciale Pastore (UDC) non cedette alle pressioni fatte dal presunto piromane Tuma che insieme a Carnevale, Di Pofi, Di Silvio e Di Guglielmo lo avrebbero minacciato, qualche settimana prima, in modo che rinunciasse a un’asta per aggiudicarsi un immobile a Borgo San Michele, oggetto d’interesse di uno degli imputati, il medesimo Gianluca Tuma.
L’incendio e la relativa indagine sono dell’ottobre 2005, il rinvio a giudizio di Carnevale, insieme agli altri cinque, è del febbraio 2010. Per la cronaca, a maggio 2015, dopo che il pm Monsurrò della Procura di Latina aveva chiesto per Carnevale un anno e otto mesi, il Tribunale di Latina lo assolse perché il fatto non sussisteva. Assolto così come tutti i co-imputati per la contestata estorsione e prosciolto insieme agli altri per intervenuta prescrizione in ordine al reato di turbativa d’asta.
Nella sentenza, il Tribunale motivava che “l’unica minaccia inequivoca vi sarebbe stata nel colloquio avuto” tra Pastore con Carnevale e Di Pofi. Ad ogni modo “l’asserita esortazione a non partecipare all’asta potrebbe essere stata presentata anche in modo amichevole (nda: “Carnevale e Pastore all’epoca dei fatti erano colleghi di partito nell’Udc), in virtù dei pregressi rapporti di amicizia, e poi solo successivamente interpretata come una minaccia”. Il che, almeno umanamente, è comprensibile immedesimandosi in Pastore dal momento che, poi, si vide bruciare i capannoni da una mano rimasta ignota.
Nel febbraio del 2010 quando effettivamente Carnevale fu rinviato a giudizio, era consigliere comunale nella maggioranza che appoggiava la Giunta Zaccheo prima che il 15 aprile 2010 l’allora sindaco fosse sfiduciato dal consiglio comunale di Latina a seguito del servizio andato in onda su Striscia la notizia. Non si dimise né qualcuno chiese le sue dimissioni. Successivamente, nel 2011, Carnevale non si presentò alle elezioni amministrative come da lui ribadito oggi, 27 giugno, in qualità di persona offesa esaminata davanti al giudice monocratico di Latina, Pierluigi Taglienti, nel processo che vede imputato Andrea Stabile con l’accusa di diffamazione.
Parlando dell’articolo di Andrea Stabile, assistito dall’avvocato Armando Argano, Carnevale ricorda di essere stato “dipinto come un soggetto legato a personaggi della criminalità organizzata e personaggi legati al noto processo Don’t Touch. Io – ha detto il vice sindaco di Latina – non avevo assolutamente nessun legame con questi personaggi. Non conosco Tuma, Di Pofi e Costantino Di Silvio detto Cha Cha, mai avuto frequentazioni“.
Carnevale, difeso dall’avvocato Dino Lucchetti, specifica di essere stato assolto per quei fatti contestatigli dalla Procura di Latina (non cita la prescrizione per la turbativa d’asta). “Quell’articolo fu pubblicato sui social e girava all’impazzata”. Una circostanza piuttosto normale per un sito d’informazione on line. Inoltre, Carnevale, sottolineando di non essersi candidato alle elezioni comunali del 2011 proprio per i processo che stava affrontando, scorda di dire – sebbene ai fini del processo non abbia attinenza – che al suo posto fu candidato il padre che venne eletto, tra le fila del PD, sebbene, negli anni, come consigliere comunale, non si ricordi una zelante attività politica.
“Tuma l’ho conosciuto solo in una occasione – dice Carnevale – fu lui ad avvicinarmi da Susi Sport per dirmi che eravamo imputati nello stesso processo”.
Si torna in aula il 27 gennaio 2025 quando è prevista l’escussione di testimoni citati dalla difesa e l’esame dell’imputato.