IL SENATORE DESSÌ, IGNORANTE PER VOCAZIONE

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Emanuele Dessì, senatore M5S
Emanuele Dessì, senatore M5S

Hanno destato un certo scalpore le dichiarazioni rese recentemente dal Senatore Emanuele Dessì (Movimento 5 Stelle), eletto nelle elezioni del 2018 nel collegio Lazio 3 (che ricomprende anche Latina e provincia).

Con il decreto “Cura Italia” del 17 marzo scorso, emanato per l’emergenza Covid-19, è stata prevista una indennità di 600 euro a favore dei lavoratori autonomi che ne avessero fatto richiesta.

Il Senatore ha così commentato sulla propria pagina facebook una immagine riassuntiva del fatto che 120.000 avvocati, 79.920 ingegneri, 24.300 commercialisti e 330 notai abbiano richiesto l’indennità in questione.

Solo oggi mi rendo conto che ho fatto bene a non studiare da ragazzo. Invece di stare addosso ai libri mi sono divertito e ho girato un po’ il mondo. Tanto, mi pare di capire, sarei stato in ogni caso un morto di fame…Anche se fossi diventato notaio”.

In sostanza il parlamentare ha voluto in qualche modo deridere il comportamento dei liberi professionisti che hanno chiesto il bonus, con una frecciata rivolta in particolare ai notai.

Il Senatore Dessì è riuscito nell’impresa di dimostrarsi in un solo post ignorante (inteso come participio presente del verbo ignorare e non come aggettivo qualificativo), arrogante e superficiale. 

IL BONUS DA 600 EURO

Proprio per colmare le sue lacune conoscitive, a dire il vero inaccettabili visto che essendo un senatore (tra l’altro di maggioranza) ha votato il decreto Cura Italia, gli facciamo presente due cose che, evidentemente, sono a lui ignote.

  1. I liberi professionisti appartenenti alle categorie citate richiedono l’indennità in questione non all’INPS, ma alla propria Cassa di Previdenza, che è un ente privato che ha come fonte di entrata i contributi che vengono versati dagli iscritti.
  2. Al contrario di quanto avviene per i lavoratori autonomi iscritti all’Inps, per i quali l’elargizione della indennità non è soggetta ad alcuna condizione, per i liberi professionisti iscritti ad una propria Cassa di Previdenza il diritto a percepire il bonus è vincolato alla presenza di rigidi parametri (avere un reddito non superiore a una determinata soglia e comprovata riduzione del reddito di almeno il 33%).

Aggiungiamo inoltre quanto segue.

Se il Senatore Dessì non fosse superficiale e ignorante (sempre inteso come participio presente del verbo ignorare e non come aggettivo qualificativo), saprebbe che in genere per i liberi professionisti la situazione, da tempo, non è rosea e sono molto lontani i periodi in cui il raggiungimento di un titolo abilitativo era quasi garanzia di una vita agiata e tranquilla.   

Dessì

Se il Senatore Dessì non fosse superficiale e ignorante (vedi sopra), saprebbe che la scelta della libera professione, rispetto a quella di provare ad essere assunti in aziende private o in amministrazioni pubbliche, è spesso dettata dalle difficoltà di accesso a tali eventualità, dovute da una parte alla crisi occupazionale e dall’altra alla penuria di risorse delle amministrazioni pubbliche.

Se il Senatore Dessì non fosse superficiale e ignorante (sempre come sopra), saprebbe che i notai che hanno fatto richiesta dell’indennità alla propria Cassa rappresentano circa il 6% della categoria e si tratta di una percentuale estremamente più bassa rispetto alle altre categorie professionali.  

MA CHI È IL SENATORE DESSÌ?

Riteniamo opportuno porci tale domanda e darvi una adeguata risposta, visto anche che nel suo post si compiace di non aver studiato, tanto che può essere appunto definito un ignorante per vocazione (e in questo caso stiamo usando l’aggettivo qualificativo e non il participio presente).

Per chi lo avesse dimenticato, o non lo avesse mai saputo, il nostro si è reso protagonista di situazioni e comportamenti a dir poco inopportuni, e precisamente:  

l’amicizia con Domenico Spada;

atti di violenza fisica;

il privilegio di una casa a sette euro al mese di affitto.

Tutto ciò è diventato di pubblico dominio subito dopo la presentazione delle candidature per le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e, a seguito del clamore suscitato, il Movimento 5 Stelle fece firmare a Dessì un documento con il quale quest’ultimo si impegnava a dimettersi qualora fosse stato eletto (ricordiamo che nel nostro sistema elettorale si vota semplicemente barrando il simbolo del partito e non è possibile esprimere la preferenza per un candidato).

DOMENICO SPADA, DETTO VULCANO

In occasione delle elezioni comunali di Frascati del 25 maggio 2014, nelle quali si candidava a sindaco per il Movimento 5 Stelle, Emanuele Dessì preparò un video ufficiale di presentazione della propria candidatura nel quale si dilettava divertito in un balletto con Domenico Spada (ex campione di boxe nella categoria Silver Wbc, soprannominato Vulcano).

Poco dopo (esattamente il 12 novembre del 2014), a seguito di indagini partite nel 2013 per la  denuncia da parte di un commerciante, Domenico Spada venne arrestato per estorsione insieme al padre Angelo e a due persone legate al clan dei Casamonica. 

Emanuele Dessì e Domenico Spada
Emanuele Dessì e Domenico Spada

Dopo le condanne in primo e secondo grado, è intervenuta a novembre del 2019 la condanna definitiva a sette anni. Per la cronaca il padre Angelo è stato condannato a otto anni e le due persone legate al clan dei Casamonica  a cinque anni e quattro mesi e a cinque anni e tre mesi.

Durante la campagna elettorale Emanuele Dessì si difese dicendo che il video era precedente all’arresto, dando ad intendere che non aveva mai sentito parlare di eventuali attività criminali da parte di Domenico Spada.

È credibile che Emanuele Dessì non sapesse dell’esistenza del clan degli Spada e dei legami di quest’ultimi con i Casamonica?

Possibile che un personaggio politico candidato sindaco fosse così avulso dal contesto sociale e dalle dinamiche del proprio territorio?

In ogni caso, si trattava sicuramente di un’amicizia inopportuna, anche perché reclamizzata.

Tale considerazione dovrebbe poi valere più che mai per un esponente del Movimento 5 Stelle. Ricordiamo, tanto per fare un esempio, come il M5S criticò aspramente il ministro del Lavoro Poletti (Governi Renzi e Gentiloni), al punto che ne richiese le dimissioni per una foto. Quando era Presidente Nazionale delle cooperative (e quindi prima di diventare ministro), partecipò ad una cena a Roma in cui vi erano molti commensali con numerosi rappresentanti di cooperative, tra i quali un Casamonica e Buzzi. Quando quest’ultimo fu successivamente arrestato nell’ambito dell’inchiesta denominata “Mafia capitale”, il M5S chiese appunto le dimissioni di Poletti sulla base di una foto scattata in occasione della cena.

IL SENATORE CHE “MENAVA”

L’altro fatto emerso dopo la presentazione delle liste per le elezioni politiche del 2018 riguarda un post su facebook di Emanuele Dessì datato 26 ottobre 2015.

Si vantava di aver picchiato un rumeno, anzi, come dice lo sgrammaticato senatore, di aver “menato ad un rumeno”, e non certo per legittima difesa. Non contento, aggiungeva di aver già riservato lo stesso trattamento ad altri due rumeni ed era talmente fiero di queste sue bravate da pubblicizzarle su Facebook.

Qualsiasi commento appare superfluo.

È da sottolineare anche che emerse che Dessì si era rivolto in modo aggressivo pure nei confronti di altri attivisti del Movimento.

Ad esempio, ecco una delle sue esternazioni su facebook nei confronti di un malcapitato attivista:

Imbecille, io abito a frascati in Largo Duca di York n. 2. passa qua sotto e te lo spiego io per bene una volta per tutte come funziona la vita”.

A CIASCUNO IL SUO PRIVILEGIO

L’altra vicenda emersa durante la campagna elettorale del 2018 riguarda la casa di proprietà del Comune di Frascati locata per sette euro al mese a Emanuele Dessì (al quale è pervenuta dalla madre, alla quale era pervenuta a sua volta dai propri genitori).

Sul punto intervenne prontamente l’amministrazione comunale di Frascati, che così sentenziò: è tutto regolare.

Insomma, per Dessì quello che contava era che le carte stessero apposto e la parola “privilegio”, tanto usata dal M5S, sparì dal suo vocabolario.

Secondo i dettami grillini, i privilegi vanno combattuti e nel caso specifico ce ne sono ben due: avere in uso da generazioni una casa del Comune di Frascati; pagare sette euro al mese di affitto.

dessì 1

Si potrebbe obiettare che non è nulla rispetto ai tanti privilegi di cui siamo venuti a conoscenza, ma, a parte il fatto che se stabilisci dei principi devi poi osservarli, si potrebbe replicare dicendo che ognuno ha il suo privilegio.

Per i ricchi, come ad esempio nel caso dell’ex-ministro Claudio Scajola, magari è trovarsi intestata una casa a propria insaputa con vista sul Colosseo.

Per i morti di fame, tanto per tornare al lessico usato dal Senatore pentastellato, magari è pagare un affitto di sette euro al mese in una casa comunale a Frascati.

IL DOCUMENTO FIRMATO DA DESSÌ CON L’IMPEGNO A DIMETTERSI

Subito dopo le elezioni il Movimento 5 Stelle fece retromarcia, per cui il documento diventò carta straccia, le dichiarazioni rilasciate in campagna elettorale si trasformarono in parole al vento e Dessì rimase seduto sul suo scranno di Senatore.

Come si conviene in tutti i casi in cui si fa una brutta figura, non mancò il comunicato ufficiale (accompagnato dal silenzio imbarazzato di fronte alle domande dei giornalisti), secondo il quale “non sono state riscontrate incompatibilità con l’incarico, né sono emersi elementi di natura penale, civile o anche fiscale a suo carico”.

Un’immagine ispirata a “La fattoria degli animali”, il romanzo allegorico dello scrittore George Orwell. La storia che più di tutte restituisce la metafora delle disuguaglianze in società/comunità che si proclamano egalitarie

Come vedete venne usato un linguaggio estremamente freddo, burocratico e formale, perché non si ebbe la volontà di affrontare la sostanza politica del problema, rappresentata dai fatti emersi che descrivevano un personaggio quantomeno inadeguato e, forse, molto discutibile.

Vista la solerzia e la durezza che abbiamo sempre visto nei confronti di tutti coloro che non sono stati considerati in linea con i principi del Movimento, qualcuno ha avuto il sospetto che Dessì sia stato protetto da una sorta di conventicola romana che esprime personaggi importanti.

Non vorremmo insomma che ci trovassimo di fronte a una riedizione all’amatriciana, annaffiata dal buon vino di Frascati, del romanzo satirico di George OrwellLa fattoria degli animali”, nel  quale il motto dei maiali, divenuti classe dirigente della fattoria, è “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.

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