“IL PRINCIPE E LA SCHEDA BALLERINA”: CONDANNA CONFERMATA PER LUBELLO

Cinque condanne e diverse pronunce di assoluzione e prescrizione dalla Corte d’Appello di Napoli: tra i condannati il formiano d’adozione Giovanni Lubello.

I giudici dell’Appello si sono pronunciati nel processo nato dall’indagine “Il Principe e la scheda ballerina” che coinvolse oltre 60 persone, tra politici e colletti bianchi ritenuti vicini al clan dei Casalesi.

L’indagine aveva accertato pesanti condizionamenti del clan nella vita del Comune di Casal di Principe e alle diverse elezioni comunali, condizionamenti confermati anche all’esito del processo. La Corte d’Appello di Napoli ha confermato alcune decisioni, ma ha anche ribaltato altre statuizioni del primo Appello.

In particolare, i giudici partenopei hanno rideterminato la pena per l’ex sindaco di Casal di Principe Cipriano Cristiano in quattro anni, due mesi e venti giorni di carcere (al primo appello prese sei anni e otto mesi); per Luigi Corvino i giudici hanno stabilito cinque anni e quattro mesi di cella; per Giovanni Lubello, ex genero dell’ex capoclan Francesco Bidognetti in quanto marito di Katia Bidognetti, tre anni e sei mesi (5 anni in primo grado), per Demetrio Corvino e Arturo Cantiello un anno e otto mesi con sospensione condizionale della pena. Lubello è, come noto, indagato per il tentato omicidio di Gustavo Bardellino avvenuto a Formia il 15 febbraio del 2022.

La Corte di Appello ha invece ribaltato la posizione per cinque imputati che erano stati condannati nel 2017, assolvendo con formula piena Mirella Cirillo e l’altro Luigi Corvino coinvolto nel processo (difesi da Guglielmo Ventrone), entrambi erano stati condannati a 4 anni; assolti anche Eleonora Alfieri, Vincenzo Schiavone e Vincenzo Falconetti (condannati rispettivamente a 2 anni i primi due e a tre Falconetti), mentre ha dichiarato la prescrizione per Luca e Gennaro Diana (condannati entrambi a 2 anni) e ha pronunciato l’estinzione del reato per la morte del reo per Sebastiano Ferraro e Antonio Cantiello, entrambi deceduti. 

Nell’inchiesta venne coinvolto anche l’ex sottosegretario Nicola Cosentino che era accusato di essersi speso per far ottenere un finanziamento, mai erogato però, per la costruzione di un Centro Commerciale a Casal di Principe, che interessava al clan; quel centro, denominato appunto “Il Principe”, da qui il nome del procedimento, non è stato mai realizzato, e Cosentino per questi fatti è stato definitivamente assolto.

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