Dal Patto per Latina esce fuori una sola proposta che trova l’unanimità di amministratori e politica: la Roma-Latina. L’accordo “ecumenico” proposto dal Sindaco di Latina sembra sempre più un foglio bianco su cui apporre, ciascuno degli astanti, i propri punti di propaganda elettorale
Quando si legge in una nota stampa Provvedimenti da adottare nell’ambito del Patto per Latina durante l’emergenza Covid 19 uno si aspetta che finalmente, fosse la volta buona, chi ci amministra e rappresenta nelle massime assisi locali e nazionali abbia compreso la gravità di quanto tutti stanno vivendo. Una pandemia che fa morti e ha relegato in casa miliardi di esseri umani: è l’occasione del riscatto, di un singulto di dignità.
E allora uno si sforza di avere speranza e riporre la sua fiducia nelle classi dirigenti che, sebbene squalificate da anni e anni di gaffe, fumisterie e incapacità, possono finalmente dare prova che l’aforisma di Ennio Flaiano, almeno nella tragedia che viviamo, è finalmente decaduto. “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria” diventa, grazie ai politici nuovi (vabbe’ si fa per dire), “grave e seria” allo stesso tempo. Nel senso che, dopo anni di veline mezzo stampa, paraculate e il peggio di noi, i politici l’hanno presa seriamente e gravemente come la narrativa della pandemia imporrebbe.
Poi, uno legge cosa hanno partorito sabato scorso (2 maggio) il trust di cervelli riunito dal Sindaco di Latina Damiano Coletta e si rende conto che Flaiano, il grande scrittore autore di romanzi e capolavori cinematografici come “La Dolce Vita”, è ancora vivo e lotta insieme a noi, sebbene non più in corpore, ma decisamente nello spirito dei tempi.
Sì, ne abbiamo prova: la tragedia del Coronavirus per i nostri politici e amministratori è grave ma non è una cosa seria.
Nel papello in formato nota stampa, uscito fuori dal trust di cui sopra, l’unica proposta sul piatto è ancora Lei, imperterrita, noncurante di sentenze e pareri contrari delle più alte Istituzioni d’Italia (Consiglio di Stato e Bankitalia). Stiamo parlando della Roma-Latina, la famigerata autostrada a pagamento che dovrebbe portarci fuori dalla crisi pandemica e che, da progetto sponsorizzato da politici e larga parte della stampa pontina, non sarebbe stata in grado di portarci nemmeno all’Eur.
E, allora, vaglielo a spiegare all’estetista di Vigevano, per l’occasione trasferita a Latina, che deve pagare la bolletta e che non lavora da due mesi!
Ma da chi era composto il simposio riunito in videoconferenza dal sempre più interconfessionale Damiano Coletta? Premesso che il criterio di inviti ci sfugge come logica, si segnalano defezioni e alcuni convitati di pietra, senza motivo esclusi, come ad esempio il senatore di Fondi Claudio Fazzone. E se lo diciamo noi che di certo non gli stiamo simpatici, un problema ci sarà.
Il giureconsulto colettiano era composto da altri 4 componenti della sua Giunta (compreso il vice-sindaco Briganti) – e questo, va da sé, si capisce. Lo squadrone, poi, vedeva schierati: il Deputato Europeo Matteo Adinolfi della Lega, il Senatore Nicola Calandrini di Fratelli d’Italia (diventato famoso dopo che Andrea Scanzi si è chiesto chi cazzo fosse durante una delle sue seguitissime dirette Facebook), il Deputato Raffaele Trano in quota Gruppo Misto detto ‘O Presidente (per presiedere la Commissione Finanze alla Camera con i voti di Lega e Fratelli d’Italia si è fatto cacciare dal Movimento 5 Stelle), i Consiglieri regionali Enrico “Velina dell’Anno” Forte (PD) e Giuseppe “per gli amici Pino” Simeone (Forza Italia). Ultimo ma non ultimo e, in rappresentanza di Renzi (Italia Viva), Giorgio Fiore, politico locale sconosciuto ai più che, in faretra, vanta una bella candidatura nella lista di Alleanza Nazionale quando campeggiava in cima il nome di Pasquale Maietta e qualche cambio di casacca senza soluzione di continuità. Hai detto Renzi? Non è che ti sei sbagliato? Sì c’era anche Italia Viva che non si sa bene cosa rappresenti a Latina e quale militanza abbia. Ma per carità, ben vengano i renziani della palude.
All’incontro – specifica la nota stampa – erano stati invitati anche la Senatrice Marinella Pacifico del Movimento Cinque Stelle che coerentemente alla sua impalpabilità sui temi locali era assente, il Deputato Claudio Durigon della Lega, il Consigliere regionale Orlando Angelo Tripodi della Lega anche lui e, in rappresentanza del movimento “Articolo 1”, Fabrizio Porcari. Articolo 1 vedasi Italia Viva di Renzi. Invitato però, perché nella visione di Coletta, quella del famoso campo largo, deve esserci.
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Non invitati, chissà per quali astruse ragioni, visto che si trattava di un incontro con i rappresentanti politici del territorio, il suddetto Fazzone, Pernarella (M5S), La Penna (PD), De Meo (Forza Italia), Procaccini (Fratelli d’Italia). Nell’ordine un senatore, due consiglieri regionali e due parlamentari europei, tutti della provincia di Latina. Ma vabbe’, stai lì a spaccare il capello!
Ora di sapere la ratio degli inviti non è che ci importi molto, quello che sarebbe interessante capire è cosa sia il Patto per Latina, perché, noi che siamo pasticcioni, non fini come questi Monsignor Della Casa politici, ma con la testa semplice, un po’ di confusione col campo largo la facciamo.
Tecnicamente nasce da una mozione presentata il 18 aprile scorso, in consiglio comunale, proprio dal sindaco in persona Coletta. Le premesse di quella mozione prendono le mosse dall’emergenza del Coronavirus e, conseguentemente, portano alle risposte da dare ad essa ritenendo, per l’appunto, che “occorre dare risposte immediate a tutela della salute e della sostenibilità economica nella gestione di queste giornate di emergenza segnate dai provvedimenti restrittivi di Stato e Regione volti a contenere la diffusione del virus”, pertanto “è necessario adottare misure finalizzate al sostegno delle famiglie e delle imprese“.
Propositi ottimi tanto da far sembrare che la situazione è sia grave che seria. Ma c’è ancora di più in quella mozione “sindacale”. Oltre a costituire il Fondo Latina per Latina “finalizzato ad interventi per famiglie ed imprese e sostenere altre spese necessarie per fronteggiare l’emergenza socio economica, conseguente a quella epidemiologica Covid-19“, a lanciare la raccolta fondi Latina per Latina “da destinare al contrasto dell’emergenza e al sostegno dell’attività socio economica della città“, c’è la nascita di questo benedetto Patto per Latina, costituito da Sindaco, Giunta e Capigruppo consiliari, “che si impegni a convocare i rappresentanti dei diversi interessi economici e sociali della Città per poterne recepire necessità e proposte, a confrontarsi con le altre Istituzioni per poterle rappresentare anche nelle sedi politico istituzionali diverse dal Comune“. Un’iniziativa talmente presa sul serio da tutti (arrivate anche le proposte dei commercialisti) che i nostri politici hanno pensato bene di aggiungerci un po’ di verve comica con la Roma-Latina. Ma andiamo avanti.
Votata da 22 consiglieri comunali (compreso il Sindaco) su 32 – Lbc, Gruppo Misto e Zuliani (PD) – ha visto l’astensione dell’opposizione e l’assenza di quattro consiglieri. Insomma, non proprio un trionfo per Coletta ma poco ci manca: nessuno ha strepitato contro. Il Patto per Latina è passato e allora uno si domanda: ma che devono fare questi pattisti contro il virus?
Gli indirizzi sono altrettanto chiari: mettere a posto il Bilancio in modo da indirizzarlo alla risoluzioni dei problemi causati dall’emergenza Covid-19; uno sportello per le imprese; “organizzare la ricostruzione del tessuto economico e sociale” sostenendo bandi per associazioni e terzo settore; ridurre il digital divide; garantire il diritto allo studio fiaccato dal lockdown; rilanciare il territorio e dare manforte all’editoria locale. Insomma un vero e proprio papello che va bene per tutti, compresa la pacca sulla spalla ai giornali locali che da sempre non hanno visto di buon occhio Lbc e Coletta anche perché, alcuni di essi, sono evidentemente a empatia e trazione centro-destra.
E allora uno si aspetta che con Articolo 1, Giorgio Fiore “Renzi”, Calandrini, la Lega e Trano escano fuori mirabilie da stropicciarsi gli occhi.
Ad anticipare tutti, ci pensa Enrico Forte che, poco prima che uscisse fuori il prezioso manoscritto partorito dal simposio in videoconferenza, ha inviato una nota stampa in cui assevera con convinzione che “per la ripartenza dell’economia cittadina” servono le Grandi opere. Indovinate quale? La Roma-Latina.
Poi, a scendere tutti gli altri, che dichiarano all’unisono – con l’intramezzo di rifacimenti di strade (Italia Viva): alzati le puppe!, e protezioni sociali (Calandrini): va bene a patto di sapere cosa diavolo significhi!? – la Roma-Latina e, così, tanto per abbondare, e non farla sentire sola, la bretella Cisterna-Valmontone. Ossessioni da Covid-19 o si vince qualcosa solo a nominarla? Boh. Ma continuiamo ad andare avanti.
Siamo sicuri, infatti, che quell’estetista che smadonna per la bolletta che non riesce a pagare, o Giorgione il ristoratore che impreca per Acqualatina, si saranno leccati e ri-leccati baffi, bocca e pizzo per una delizia del genere.
Sarà che sono tutti un po’ eccitati, i nostri politici, dal fatto che trapelano da Tv, giornaloni e giornalini rumors a tromba unita come “Modello Genova“, “Commissari Unici per le Grandi Opere” (ma quanti sono se sono unici?!?), e Semestri bianchi che, tradotto, significa, come nello sketch de L’Ottavo Nano di Guzzanti: “Siamo nella casa delle libertà, facciamo un po’ come cazzo ci pare“; ossia: da oggi in poi, per le grandi opere, non la menate troppo con la burocrazia, i certificati antimafia, gli adempimenti e fateci costruire. E lo smart working? E il mondo nuovo dopo il Coronavirus?
È chiaro che una bella autostrada che non collega un tubo serve come il pane, pare che lo abbiano certificato anche l’Oms, l’Istituto Superiore di Sanità e tutti quei medici e operatori sanitari osannati con la grancassa ma che sanno, loro sì gravemente e seriamente, che con questi politici verrano scordati quanto prima sarà possibile.