Robert Brasillach è stato un grande scrittore francese, nato il 31 marzo 1909 e morto fucilato il 6 febbraio 1945.
Filonazista e antisemita, è stata la più illustre tra le vittime dell’epurazione dopo la sconfitta della Germania. Appena ho iniziato a leggere il romanzo di Felli, mi è venuta in mente la giornalista e conduttrice televisiva Lilli Gruber.
Infatti, quest’ultima aveva dedicato una parte della puntata di Otto e mezzo del 30 ottobre 2024 ad un post della sottosegretaria alla Cultura di Fratelli d’Italia Paola Frassinetti, la quale aveva citato proprio Robert Brasillach: “fascismo immenso e rosso”, frase tratta dal romanzo “I sette colori”.
Lilli Gruber è senza dubbio una valida professionista, ma è affetta, come tanti altri per la verità, dal virus dell’antifascistite. È quel morbo che ti induce a trovare sempre il modo di parlare di fascismo e di pericolo fascista.
Quindi, quale occasione migliore della citazione di Paola Frassinetti!
“In un altro Paese una rappresentante delle Istituzioni che avesse fatto una citazione del genere sarebbe stata immediatamente cacciata. Brasillach ha denunciato e fatto deportare ebrei”.
Gruber ha cercato quindi il supporto di due ospiti di rilievo presenti in studio: Paolo Mieli, giornalista, scrittore e storico; Lucio Caracciolo, giornalista esperto di geopolitica e direttore della rivista di politica internazionale Limes.
I loro interventi hanno completamente spiazzato la malata di antifascistite.
Ne è venuto fuori un quadro di Brasillach diverso da quello prospettato dalla Gruber: sì filonazista e antisemita, ma nella sua vita aveva solo scritto e non aveva mai ucciso o fatto uccidere nessuno, né aveva avuto alcun ruolo nelle deportazioni degli ebrei effettuate dai nazisti.
Paolo Mieli ha sottolineato che all’epoca molti intellettuali antifascisti avevano firmato un appello affinché venisse concessa la grazia a Brasillach, mente Lucio Caracciolo, con una punta di ironia, si è compiaciuto della circostanza che una sottosegretaria alla Cultura avesse letto un buon romanzo come “I sette colori”.
In definitiva, la puntata di “Otto e mezzo” del 30 ottobre 2024 ha evidenziato quanto Brasillach sia stato, e continui ad essere, un personaggio controverso.
UN ROMANZO DA LEGGERE
Ebbene, Pierluigi Felli, giunto al suo libro n. 65, si è voluto cimentare, sempre attraverso la forma del romanzo e inserendo quindi nella narrazione personaggi di fantasia, nell’impresa di raccontare Robert Brasillach.
Il risultato è un romanzo molto scorrevole e avvincente, che ti prende dalla prima all’ultima pagina. L’invenzione letteraria si intreccia con acclarati dati storici e con l’analisi degli stessi.
Non siamo di fronte ad una stucchevole rappresentazione del bianco e del nero, del buono e del cattivo. Viene rappresentata, invero, attraverso la vicenda di Brasillach la complessità della vita con tutte le sue sfaccettature, specialmente quando il nostro vissuto attraversa momenti tragici, come appunto quello della seconda guerra mondiale.
È quindi un romanzo per tutti, anche per gli antifascisti, non solo per chi ha ereditato dall’ambiente neofascista una certa fascinazione nei confronti di Robert Brasillach.
Fascinazione, secondo me, dovuta, oltre che alle controversie sorte in merito alla sua fucilazione, a due circostanze ben precise.
La prima è che, nonostante gli venne offerta la possibilità di fuggire dalla Francia, rimase a Parigi, consapevole di quello a cui poteva andare incontro.
La seconda è che il processo nei suoi confronti, che lo scrittore affrontò con grande dignità, durò soltanto sei ore. Tra l’altro, ironia di una sorte beffarda, uno dei romanzi di Robert Brasillach si intitola proprio, come ricordato da Felli nel suo libro, “Sei ore da perdere”.
PIERLUIGI FELLI: L’UNICO ROMANZIERE DI RIFERIMENTO?
Finita la lettura del romanzo, mi sono posto la seguente domanda. Per chi ha frequentato gli ambienti di destra negli anni settanta/ottanta/novanta ci sono dei romanzieri italiani che possano essere considerati di riferimento? Vale a dire che raccontino storie in cui quelle generazioni si ritrovino? Non ho saputo dare una risposta, ma quello che è certo è che Pierluigi Felli lo è.
Lo dimostra non solo con il suo ultimo lavoro, ma anche la sua ultraventennale produzione letteraria, in particolare:
- nel 2003 ha pubblicato “CAMERATA ADDIO” (casa editrice Novecento), poi rieditato nel 2020, in cui racconta le vicende di un neofascista, idealista e disincantato, tra la Latina degli anni Settanta e la Rhodesia di Ian Smith (ora Zimbabwe);
- nel 2010 ha pubblicato “COMunisiCS” (casa editrice Settimo Sigillo), nel quale compie un’analisi dettagliata di tutti i fumetti di sinistra o, comunque, antifascisti;
- nel 2014 ha pubblicato “IL RITORNO DEL CAMERATA” (casa editrice DrawUp), seguito ideale di “Camerata addio”;
- Nel 2021 ha pubblicato “E RITORNIAMO A PARLARE DEL PAZZO MORIRE” (casa editrice Pulp), in cui l’autore racconta la storia surreale del sequestro e relativo processo su un’isola deserta di un’intera classe politica;
- nel 2024 ha pubblicato con Amazon, insieme ad altri autori, “NUMERO 32”, un romanzo, ambientato nei giorni nostri, che costituisce un omaggio alla rivista “La Voce della Fogna”, pubblicata dal dicembre 1974 fino alla primavera del 1983, un giornale, diretto da un giovane Marco Tarchi (ora professore universitario), differente, controcorrente e rivoluzionario, che si ispirava alla Nouvelle Droite di Alain De Benoist.
IL LIBRO “LE DUE MORTI DI ROBERT BRASILLACH” SARÀ PRESENTATO DALL’AUTORE VENERDÌ 19 SETTEMBRE ALLE ORE 18.30 NEL LOCALE “GEENA” (ex Lavori in corso), SITO A LATINA IN VIA CUSTOZA N. 2