Deposta la corona d’alloro davanti al monumento del Bonificatore a Latina, è iniziato il 18 dicembre della città con il discorso del Sindaco
Alla presenza delle autorità, tra cui il Prefetto di Latina, è iniziata stamani, 18 dicembre, la lunga giornata che celebra il Natale di Latina.
Un ricco calendario di appuntamenti quello organizzato dall’amministrazione comunale per il 18 dicembre. Si parte la mattina, alle ore 8.30, con l’inaugurazione dell’Anagrafe in corso della Repubblica, per poi proseguire alle ore 9.30 con il tradizionale corteo con partenza da piazza del Popolo a piazza del Quadrato per la deposizione di una corona d’alloro davanti al monumento del Bonificatore.
Alle ore 11, invece, ci sarà la firma dal notaio per l’acquisizione della Banca d’Italia e alle ore 11.30 l’intitolazione del tratto di strada compreso tra la rotonda Rossella Angelico e Capoportiere allo scrittore premio Strega Antonio Pennacchi. Si continuerà nel pomeriggio con l’avvio dei lavori del nuovo parco Falcone e Borsellino alle ore 15 e con l’inaugurazione delle mostre “Fatte così” e “Littoria, un marchio di successo” alle ore 17 al museo Cambellotti. Alle ore 21, infine, è previsto il concerto della Premiata Orchestra della Repubblica Partenopea al teatro D’Annunzio.
Di seguito, il discorso integrale del sindaco di Latina, Matilde Celentano, in Piazza del Quadrato.
“È la prima volta che affronto in veste di sindaco l’Anniversario dell’inaugurazione della città, un momento così carico di significati, di memoria e di aspettative, e non posso né voglio nascondere le emozioni che provo, le ansie che mi turbano e i timori che agitano i miei sonni.
Latina compie 91 anni e in queste settimane che hanno preceduto la data del 18 dicembre mi sono sorpresa spesso a considerare, anche con una certa curiosità, la profonda differenza che distingue l’età di noi esseri umani dall’età di una città: per noi il traguardo dei 91 anni è il segno del compimento di un ciclo di vita; per la nostra Latina invece, 91 anni sono una tappa dell’infanzia nel percorso di vita di un capoluogo di provincia che conta quasi 130.000 abitanti.
Eppure non possiamo fare a meno di considerare che già diverse generazioni si sono alternate dal 1932 ad oggi nella complessa opera di costruzione materiale, sociale e culturale della città: dai pionieri della bonifica ai pionieri della democrazia nata con la Repubblica; dai coloni che si sarebbero trasformati in classe operaia all’indomani del boom economico degli anni ’50 e ’60, ai protagonisti della ricostruzione del dopoguerra diventati classe artigiana e imprenditoriale; dai commercianti ai colletti bianchi della borghesia fino ai professionisti, ai nipoti dei coloni e degli operai della Latina del dopoguerra che oggi sono parte integrante della classe dirigente della città.
Nel giro di pochi decenni, in una fase cruciale della storia dell’occidente, Latina è stata profondamente scossa dalla velocità di un mutamento che ci ha visto al centro di una trasformazione radicale: soltanto l’altro ieri eravamo una comunità rurale; ieri siamo stati il polo industriale più avanzato del Mezzogiorno, oggi siamo un territorio pronto a raccogliere la sfida dell’allineamento agli standard dell’Europa. E siamo anche un laboratorio antropologico che costituisce la nostra ricchezza e che non ha eguali nel nostro Paese, ma che spesso trascuriamo di considerare, di valorizzare e di ostentare.
La velocità di questo profondo cambiamento ci ha scossi, ma non ci ha travolti, anzi. Siamo qui. E questo è il segno della forza e del carattere della gente che ha fatto questa città e che continua a costruire questa città.
Se anagraficamente Latina è ancora una città bambina, la sua gente, i suoi cittadini, noi tutti, costituiamo oggi una comunità adulta e sana, che ha dimostrato di saper crescere bene nonostante le difficoltà, le criticità e le cadute che contraddistinguono i processi di vita di ogni persona e di ogni gruppo, e lo ha fatto senza mai smarrire il senso del dovere, del sacrificio, dello spirito di servizio, nella cornice etica del rispetto dell’altro, del senso dell’accoglienza, e dell’osservanza dei principi della condivisione, della partecipazione e della legalità.
Ma se oggi abbiamo la consapevolezza di ciò che siamo e da dove veniamo, abbiamo anche il dovere di domandarci, ogni giorno, se siamo ancora gli stessi, dove siamo diretti, e se il cammino che stiamo percorrendo è quello giusto.
Dobbiamo farlo perché i processi di cambiamento non si fermano mai, e quando crediamo di essere arrivati scopriamo invece che la linea del traguardo si è già spostata in avanti, e che noi siamo rimasti indietro.
La realtà di tutti i giorni è fatta anche di sogni, per fortuna, ma non possiamo fingere di non vedere che attorno a noi ci sono povertà, marginalità, disagio, emarginazione. Non possiamo ignorare che una percentuale importante della nostra comunità vive quotidianamente in condizioni di grande difficoltà, a volte proibitive, e che una quota di giovani in cerca di prospettive preferisce rivolgere la propria attenzione lontano dalla città di origine, purtroppo avara di opportunità.
In questi pochi mesi che mi hanno visto alla guida dell’amministrazione della città, ho potuto scoprire, spostandomi da un quartiere all’altro, da una dimensione all’altra, che Latina esprime una capacità di ascolto incredibile e che dispone di una rete di solidarietà, di attenzione e di capacità di intervento e di soccorso invidiabili, grazie soprattutto all’impegno del volontariato e grazie alla guida sapiente di associazioni il cui agire è ispirato alla considerazione dell’altro e alla cultura dell’offrirsi per l’altro. Una cultura che è profondamente radicata nel contesto sociale di questa nostra città e che genera gli anticorpi che ci consentono di contrastare non soltanto i sintomi di una crisi sociale sempre più presente, ma che sanno anche tenere viva la nostra attenzione e la nostra capacità di reazione.
In questo complicato processo di interpretazione costante di ciò che siamo e del contesto nel quale ci agitiamo, ci soccorrono
– le istituzioni, tutte, che si mostrano ogni giorno vicine all’amministrazione della città offrendo il loro bagaglio di relazioni e competenze per aiutarci a fare meglio e per consentirci, anche attraverso le diverse forme di controllo, di non uscire di strada quando la stanchezza ci priva della necessaria attenzione per il lavoro che facciamo;
– la presenza sempre più diffusa e attenta del mondo accademico e degli studenti universitari che stanno contribuendo alla crescita della città;
– il mondo delle imprese, che con il loro impegno e con i rischi che si assumono investendo in nuove iniziative ci fanno crescere e ci regalano una prospettiva di futuro migliore rispetto al presente, anche per i nostri figli;
– il lavoro impagabile dei dirigenti scolastici e dei docenti di ogni ordine e grado che pur tra mille ostacoli non hanno mai abdicato al ruolo di educatori e formatori del carattere della nostra futura classe dirigente;
– l’abnegazione dei medici e di tutti gli operatori sanitari che si spendono per tutti noi anche in situazioni logistiche proibitive;
– la lucidità e la competenza del mondo delle professioni, che attraverso gli Ordini concorre all’innalzamento della qualità del nostro bagaglio tecnico e culturale oltre che risolvere la massa di problematiche che costantemente ci assillano;
– l’impegno quotidiano delle associazioni che operano su tutti i fronti, dal terzo settore allo sport e alla cultura;
– lo sguardo attento della Chiesa che ci scorta quotidianamente e che ci aiuta a riallinearci nel nostro procedere quando siamo presi dal dubbio o dallo sconforto;
– il supporto della politica, intesa nel suo insieme e senza distinzioni di colore e ideologia, che ci indirizza e ci aiuta nelle scelte strategiche e nel reperimento delle risorse necessarie per portare a termine i nostri progetti;
– le analisi puntuali e oneste dei migliori tra i giornalisti che operano nella nostra città, che ci aiutano a correggere il tiro quando ci fanno capire che rischiamo di sbagliare.
Ma soprattutto, a sostenerci, è l’impegno di ciascun cittadino, donne e uomini che ogni giorno si adoperano con costanza, dedizione e sacrificio per sostenere l’impegno nel lavoro, in famiglia, nell’educazione dei figli, nel sostegno volontario in favore dei poveri, degli emarginati, dei detenuti e delle persone malate, di chi pratica lo sport, di chi è impegnato nello studio, testimoniando così i valori della dirittura morale, dell’impegno civile e della partecipazione sociale, elementi indispensabili per mantenere sempre integro il bene della democrazia, senza la quale noi probabilmente non saremmo qui oggi a celebrare questo anniversario.
Ho detto che novantuno anni sono un battito d’ali per una città come la nostra, ma lasciatemi dire anche che novantuno anni sono stati un tempo sufficiente per consentire a Latina di essere quello che è: una città moderna, europea, con le carte in regola per guardare avanti. Sono il primo sindaco donna nella storia di questa città, e al di là della mia persona, questo è il segno forte della maturità culturale dei cittadini di Latina, una maturità che non tutti i capoluoghi d’Italia possono vantare.
E come espressione di questa cultura e di questa maturità, sento su di me il peso della responsabilità che ho assunto accettando di diventare il primo cittadino di questa comunità, della comunità nella quale sono cresciuta e nella quale mi riconosco, dunque della mia comunità.
Non vi nascondo che più di una volta mi è accaduto, negli ultimi sei mesi, di essere stata assalita da dubbi e da momenti di disorientamento, perché la mole di problemi e di difficoltà che ogni giorno sono tenuta ad affrontare come sindaco è davvero consistente, ma ho la fortuna di avere attorno una squadra di professionisti, a cominciare dai dirigenti e dai funzionari del Comune, a loro volta assistiti da tutto il personale, che mi sostiene e sa indicarmi la strada da percorrere per venire a capo di problemi e individuare soluzioni per qualsiasi tipo di emergenza. Ho anche la fortuna di avere accanto uno staff che insieme agli assessori e a tutti i consiglieri comunali sta mostrando di avere le idee chiare sulla direzione che questa amministrazione intende seguire per fare in modo che Latina arrivi pronta, preparata e strutturata all’appuntamento per il quale stiamo già lavorando, quello del Centenario della città che ci attende per il 2032.
Affinché non sia un traguardo fatuo, povero di sostanza e privo di contenuti, stiamo cercando di immaginare e prevedere quali saranno le caratteristiche socio-culturali di una città negli anni ’30 del terzo millennio, quali saranno le aspettative della nostra comunità tra dieci anni, da chi sarà composta la nostra società, dal ruolo che avranno in quel momento i ragazzi di adesso, dal patrimonio che saremo in grado di affidare loro in un domani che è già qui, dietro l’angolo.
Non ho risposte da dare qui adesso e non intendo approfittare dell’occasione di questa cerimonia per lasciarmi andare a spot che domani mattina potrebbero essere già superati, ma una cosa la posso e la voglio dire: stiamo lavorando tanto, stiamo cercando di perfezionare e migliorare le risorse di cui disponiamo, stiamo dando risposte ogni giorno alle istanze dei cittadini, ai bisogni degli svantaggiati, alle richieste degli operatori che difendono le loro attività, stiamo soffrendo per superare gli incidenti di percorso che vengono a scompigliare i nostri progetti, stiamo cercando di prestare ascolto alle richieste più semplici che ci arrivano dai cittadini, anche quelle apparentemente banali ma che banali non sono, come quella di avere il conforto delle luci di un albero bene illuminato, che ci aiuti a sentire che è Natale per tutti.
E soprattutto, stiamo affrontando la nostra missione sotto le insegne della transizione culturale, perché sono personalmente convinta che possiamo crescere e migliorarci soltanto se tutte le nostre azioni e le nostre attività saranno improntate sul registro del cambiamento, nella consapevolezza che si cambia davvero soltanto mettendosi al centro della strada maestra della cultura, una cultura fatta di sensibilità, di capacità di ascolto, di capacità di osservazione, di rispetto e di condivisione, di coraggio nelle scelte e di fermezza nelle decisioni, di perseguimento della bellezza in tutte le sue declinazioni, di benessere collettivo e di voglia di appartenenza.
Una cultura nuova, originata dalle radici solide della cultura di cui è figlia, quella di coloro che prima di noi hanno dato la vita per la nascita e lo sviluppo di questa città. Lo dico qui, al cospetto di questo monumento attorno al quale ci raccogliamo ogni volta che siamo chiamati a ricordarci da dove veniamo, lo voglio dire con la forza e l’orgoglio di donna: Latina è qui. Latina c’è.
Latina è nell’animo e nel patrimonio di valori ancora la stessa dei padri fondatori, una città forte, consapevole, coraggiosa e determinata, pronta a qualsiasi sfida e disposta al sacrificio in nome degli ideali di giustizia, di appartenenza e di libertà.
Chiudo citando l’incipit del romanzo che ritengo essere il più bello tra quelli di Antonio Pennacchi, al quale questa mattina intitoleremo una delle strade più importanti della città: “Per la fame. Siamo venuti giù per la fame”. Beh, quella fame l’abbiamo ancora, ed è la fame che ci muove: una fame di futuro. Buon compleanno Latina!”.