Per gli infermieri si apre sul fronte sindacale un luglio decisamente “caldo”: mercoledì primo luglio è previsto il flash mob organizzato dal Nursind davanti alla Direzione Regionale Salute, il giorno successivo presidio convocato dall’Usb a Piazza Montecitorio, e infine il 15 luglio ritorno a Piazza Oderico da Pordenone con la manifestazione dei 118 organizzata da Confail
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Rivendicazioni complementari, ma non identiche che rappresentano la complessa e variegata galassia della categoria professionale degli infermieri al servizio di strutture sanitarie pubbliche, private o impiegata nel trasporto di urgenza. Le divise rosse del 118, in particolare, vivono da decenni le enormi divergenze di trattamento lavorativo tra chi è alle dirette dipendenze dell’Azienda Regionale Emergenza Sanitaria e chi, come nella maggioranza dei casi, opera per conto di cooperative e società appaltatrici.
IL PREMIO COVID DELLA REGIONE
Alle rivendicazioni storiche portate avanti dalla categoria nel suo complesso si è aggiunto recentemente un ulteriore attrito nei confronti delle Istituzioni regionali con il riconoscimento economico previsto per gli operatori sanitari impegnati nella lotta covid-19.
Lo scorso 12 giugno è stato “rivisto” l’accordo tra Regione Lazio e sindacati firmatari del CCNL relativo al famoso riconoscimento economico previsto per gli Infermieri e operatori sanitari impegnati nella lotta al COVID-19.
Rispetto al precedente accordo dell’11 aprile 2020, che riservava un premio di 1000 euro lordi al personale in servizio presso reparti ritenuti ad alto rischio (cosiddetta fascia A) e 600 euro lordi al personale impiegato in reparti a rischio medio (fascia B), escludendo di fatto tutti gli operatori alle dipendenze di strutture private e una fetta di operatori nel pubblico, l’intesa del 12 giugno, oltre a prevedere un’aggiunta al premio per le fasce A e B rispettivamente di 100 e 200 euro, ha istituito una terza fascia. Fascia C a cui appartengono il resto degli infermieri e operatori sanitari del SSN regionale impiegati nel pubblico per i quali è stato previsto un corrispettivo di 370 €, per il periodo compreso tra il 10 marzo 2020 e il 31 maggio 2020.
IL FLASH MOB DI NURSIND
Per Nursind se da una parte questo nuovo accordo poteva apparire come una conquista per l’estensione della premialità verso la quasi totalità degli Infermieri; dall’altra nel continuare a dimenticare completamente alcuni colleghi del privato, la categoria infermieristica che sotto il profilo dell’immagine, da questa pandemia, ne usciva rafforzata, ancora una volta si ritrovava decisamente illusa per l’ennesima mancetta riservata a coloro che rappresentano la spina dorsale del SSN. Anche per questo motivo tutte le segreterie NurSind del Lazio hanno deciso di protestare il primo luglio.
LO SCIOPERO DI USB
Un flash mob quello di mercoledì prossimo che segue quelli già tenuti su tutto il territorio nazionale a partire dal 20 maggio scorso e volto a rivendicare la giusta valorizzazione della professione ricordando i colleghi che a causa del covid-19 hanno perso la vita. La lotta al demansionamento, il riscatto della professione, la lotta al “nuovo” precariato, le stabilizzazioni e lo scorrimento delle graduatorie saranno le rivendicazioni che il segretario provinciale romano Stefano Barone e quello di Latina Giovanni Santucci porteranno avanti anche a Piazza Oderico da Pordenone ai piedi del Palazzo della Regione.
Dal comunicato pubblicato invece dall’Usb, in cui si indice per giovedì 2 luglio lo sciopero nazionale dei sanitari e si convoca per lo stesso giorno il presidio a Piazza Montecitorio, si legge:
“Uno sciopero nel quale le lavoratrici ed i lavoratori della sanità potranno scioperare insieme, siano essi dipendenti pubblici o privati, assunti o in appalto.
Uno sciopero necessario che arriva in un momento storico particolare quando, nella fase calante dell’epidemia che ha martoriato il paese con 34000 morti, i segnali che giungono dal governo e dalle regioni dicono chiaramente che non c’è nessuna intenzione di mettere mano al sistema sanitario del paese i cui pesanti limiti sono apparsi in modo netto nel corso dell’emergenza. Ad oggi, infatti, non si registra la volontà di ripristinare i finanziamenti per la sanità pubblica (-37 miliardi negli ultimi 10 anni), né di recuperare i posti letto tagliati (-137mila dal 1996), ma neppure di assumere in modo stabile una parte delle 50.000 unità di personale tagliate negli ultimi 11 anni, 12.000 dei quali sono infermieri.
Un silenzio di piombo anche sulla necessità di ridare vita ai servizi territoriali, la cui drastica riduzione, a partire da quelli di prevenzione, sono tra le maggiori cause di morte da Covid-19, soprattutto in alcune regioni, tra le quali la Lombardia che meglio di tutte rappresenta quel modello fatto di privatizzazioni e trasferimento di risorse dal pubblico al privato, tagliando servizi vitali ma “improduttivi” (come quelli di prevenzione, ad esempio) nella logica che la sanità deve produrre profitto e non salute.
Nessuna volontà nemmeno di porre fine al pasticcio della regionalizzazione della sanità, uno spezzatino di ben venti sistemi sanitari diversi che ha fatto in modo che le sorti la vita dei cittadini dipendessero dalle scelte di presidente e assessori regionali che spesso si sono dimostrati perfetti incompetenti”. Usb sottolinea sia la necessità di un unico contratto di lavoro per gli operatori della sanità pubblica e privata che quella di porre un freno al sistema degli appalti che ha come unici effetti lo sfruttamento e la precarietà. Concorsi pubblici, paghe adeguate, internalizzazioni saranno quindi le parole d’ordine dello sciopero.
“BASTA BUGIE” DEI 118. LA MANIFESTAZIONE DI CONFAIL
“Basta Bugie. Gli eroi del Covid abbandonati dalla Regione Lazio” sarà il titolo dell’iniziativa organizzata da Confail che si svolgerà giovedì 15 luglio alle ore 9,00 davanti al Palazzo della Giunta Regionale. Con questa manifestazione le divise rosse del 118 intendono focalizzare l’attenzione sull’importanza della cultura dei diritti legati ad una professione troppo spesso indebolita e abbandonata dalle Istituzioni. “Basta Bugie”, come ha avuto a dire il delegato della Provincia di Latina Vinicio Amici, non è una protesta sterile, ma una iniziativa di forte dissenso verso una politica regionale estranea alla questione sanitaria fondata sui presidi territoriali, veri e propri garanti di sicurezza. Sfruttamento e indebolimento sono, secondo Confail, soltanto alcuni dei segni di una crisi sanitaria regionale per certi versi strutturale. Per i rappresentanti dei lavoratori del 118 l’emergenza covid in corso necessita anche di una presa di coscienza sulle responsabilità politiche e amministrative da parte delle istituzioni coinvolte. Dal testo del comunicato si legge: “I diritti, la salute e la sicurezza dovranno essere sempre più legati al valore della persona e del lavoro. Intendiamo con questa iniziativa riaffermare il ruolo essenziale e strategico di una professione, spesso sottovalutata, nelle forme della responsabilità e senso del lavoro ai quali siamo quotidianamente abituati. Nel corso di questi anni e mesi ci siamo battuti e ci stiamo battendo con spirito collaborativo per una questione vitale: i nostri diritti, la tutela di ogni professionista e di ogni cittadino”.
Amici, rivolgendosi all’Assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, ricorda come fossero gli infermieri del 118 ad essere chiamati “eroi”, ma sono anche quelli che la Regione Lazio continua a trattare come categoria di Serie B, partendo dal mancato riconoscimento (premio) del lavoro svolto durante il periodo Covid in prima linea. Premio che è invece arrivato nelle buste paga dei colleghi alle dirette dipendenze di Ares.
In alcuni casi, argomenta il rappresentante di Confail, il premio è stato “regalato” a chi nel periodo Covid ha prestato servizio all’interno degli uffici 118 davanti ad un PC e ad un telefono: “È innegabile – conclude Amici – che si configura una discriminazione sociale. Ma siamo sempre noi del 118 che attenderemo un cenno da Lei Assessore quando il giorno 15 luglio ci presenteremo sotto la Regione Lazio per chiedere un giusto riconoscimento per il lavoro svolto e una garanzia per il nostro futuro”.