Una sala gremita, quella del teatro D’Annunzio di Latina, che ha assistito all’evento in cui è stato protagonista il Premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi
Cadenzato da videoclip tratti da alcuni film, l’incontro con il Premio Nobel Giorgio Parisi, moderato dal direttore scientifico della rassegna “Lievito”, Gianni Morelli, è stato un successo. Si è conclusa così la rassegna di “Lievito”, non più organizzata dal 2019 fino al 2023, ma che ha ripreso quest’anno mettendo insieme numeri importanti e una risposta dei cittadini di Latina all’altezza, che ha dato prova di come il capoluogo, a dispetto di quel che si pensi, ha fame di cultura ed eventi costruiti bene.
Il professor Giorgio Parisi, Premio Nobel nel 2021, ha dato prova di come un uomo possa essere complesso e semplice a un tempo. E proprio sui concetti di “complicato” e “complesso”, Parisi ha iniziato il suo incontro, stimolato dalle garbate domande di Gianni Morelli.
Un momento di ascolto per tutti, in una sala completamente piena, che ha passato in rassegna diversi temi: dal rapporto tra fisica e comunicazione, all’intelligenza artificiale; dalle proposte senza competenza partorite dalla politica al cambiamento climatico.
Parisi ha ripercorso la sua vita accademica, gli studi in Fisica a Roma, che rimane centro d’eccellenza per la fisica teorica, i suoi maestri come Carlo Bernardini che lo volle all’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) presso i Laboratori nazionali di Frascati, agli aneddoti particolari come l’incontro con il grande scrittore Ignazio Silone e la scrittrice Luce D’Eramo.
Un eloquio semplice e fluido, quello di Parisi, che ha respinto al mittente l’etichetta di essere un uomo umile (in realtà, come tutti i grandi, lo è), spiegando che nella vita si deve essere ambiziosi, “altrimenti si rimane in panciolle”.
E poi, le imbeccate con stile alla politica che sul nucleare e altre amenità non capisce molto. Proprio sul nucleare, Parisi ha ricordato una frase di uno dei suoi maestri, il predetto Bernardini: “Per formare fisici nucleari, ci vogliono 20 anni”. Di conseguenza, proporlo è una follia buona sola per i dibattiti superficiali dei talk show e per gli annunci della politica: da Bruxelles fino a Roma.
E alla domanda di un partecipante che gli chiede se gli scienziati dovrebbero sapersi porre meglio con la politica, Parisi è netto: “La cosa più importante è il rapporto tra scienziati e cittadini”. Tanto che sulle grandi scelte (come il nucleare), il Premio Nobel non ha dubbi: “Meglio che a farle sia la gente comune e non la politica”.
Tra i film che hanno scandito l’incontro, ci sono “Centochiodi” di Ermanno Olmi, “La Meglio Gioventù” di Marco Tullio Giordana, per spiegare la fuga dei cervelli dall’Italia (Parisi ha detto candidamente: “Sin dal Dopoguerra c’è stata in Italia una vera e propria emorragia”), “Good Morning Babilonia” dei fratelli Taviani, e, infine, “La Vita è Meravigliosa” di Frank Capra. Quest’ultimo è il film preferito di Parisi, una bella sorpresa per un personaggio che prima di essere uno scienziato, è a tutto tondo un uomo di cultura. Di quella cultura che non ha bisogno di essere mostrata, tanto grande è la sua consapevolezza.