IL FLUSSO DI DROGA DA APRILIA ALLA CAMPANIA: RIMANE IN CARCERE PAGNOZZI

Operazione “Caudium”, la Cassazione si è espressa sul ricorso di uno degli uomini affiliati al clan Pagnozzi

Paolo Pagnozzi, secondo gli inquirenti rampollo dell’omonimo clan ed erede el defunto boss Gennaro e fratello di Domenico, resta in carcere. A deciderlo i giudici della IV Sezione Penale della Corte di Cassazione che hanno rigettato l’appello contro la decisione del Tribunale del Riesame di Napoli proposto dai penalisti Dario Vannetiello e Alfedo Gaito, così come aveva anche chiesto (il rigetto del ricorso) il sostituto procuratore generale.

La vicenda giudiziaria è quella legata all’operazione Caudium eseguita dai Carabinieri a dicembre scorso nelle province di Benevento, Avellino, Roma, Padova e Campobasso, derivante da un provvedimento emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

I destinatari delle misure cautelari (12 custodie cautelari in carcere, 9 custodie cautelari agli arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora nel comune di residenza) sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di tentata estorsione, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso e del fine di agevolare l’associazione camorristica del clan Pagnozzi, operante in Valle Caudina e territori limitrofi.

Il provvedimento seguiva un’articolata indagine, coordinata e diretta dalla DDA di Napoli, condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Benevento, che aveva avuto inizio a seguito della denuncia sporta il 9 luglio 2021 dall’amministratore di un’impresa edile beneventana impegnata nei lavori di realizzazione di un’arteria stradale, appaltati dal comune di Castelpoto per un valore di oltre 2 milioni di euro.

Nella circostanza, l’imprenditore aveva riferito ai Carabinieri del Comando Provinciale di Benevento che il giorno precedente, presso il suo cantiere, si erano presentati due uomini a bordo di un’auto. Uno di loro, tenendo la propria mano destra costantemente all’interno della tasca del borsello che portava a tracolla, dando l’impressione di impugnare una pistola, dopo essere sceso dall’auto, si era rivolto agli operai presenti intimando loro di abbandonare immediatamente i lavori altrimenti avrebbe “sparato tutti”, in quanto “dovevano mettersi a posto con la Valle Caudina”, esplicito riferimento ai gruppi criminali operanti in tale ambito territoriale.

All’esito di una complessa attività di indagine, firmata dai sostituti procuratori della DDA, Simona Belluccio e Francesco Raffaele (attuale Procuratore Aggiunto di Avellino) e condotta anche mediante il “pedinamento elettronico”, gli autori del tentativo di estorsione erano stati identificati in due esponenti del clan Pagnozzi, colpiti da custodia cautelare in carcere. Inoltre, le successive attività di perquisizione delegate dall’Autorità Giudiziaria avevano consentito ai militari di rinvenire e sequestrare, a carico di un indagato, i medesimi indumenti con i quali si era recato al cantiere.

La tentata estorsione avvenne nel luglio del 2021 quando Nino Piacentile e Mario De Paola si recarono presso la sede dell’impresa che stava realizzando il collegamento stradale a Castelpoto.

La prosecuzione dell’attività investigativa aveva permesso di raccogliere rilevanti elementi probatori in ordine alla sussistenza di un sodalizio criminoso che gestiva un intenso traffico di sostanze stupefacenti (cocaina e hashish) tra Aprilia e il litorale romano (Anzio e Pomezia), dove veniva approvvigionato gran parte dello stupefacente, e le province di Benevento ed Avellino, dove il sodalizio operava sotto l’egida del clan.

Le investigazioni avevano consentito di individuare i gestori delle “piazze di spaccio” a San Martino Valle Caudina e in località Tufara Valle di Benevento, nonché di identificare una fitta rete di “corrieri” e “pusher” e individuare uno dei luoghi di stoccaggio della droga ad Aprila, presso l’abitazione di uno degli arrestati. All’interno dell’immobile gli indagati provvedevano al taglio ed al confezionamento “sottovuoto” dello stupefacente, che poi veniva trasportato nella Valle Caudina, dove spesso gli indagati si incontravano presso la sede di una società di Tufara Valle, di cui erano soci alcuni degli arrestati. In uno degli episodi di traffico di droga veniva accertato l’acquisto di una partita di sostanza stupefacente ad Avezzano, detenuta poi ad Aprilia, a 33 euro al grammo. Uno dei nascondigli che secondo gli inquirenti sarebbe stato usato da Erminio Pagnozzi per trasportare la droga da Aprilia a Tufara Valle era anche l’impianto di riscaldamento del suo Suv.

A finanziare il sodalizio criminale, c’era un elemento di spicco del clan, il quale, forte del suo potere criminale in zona, autorizzava gli indagati al libero spaccio sul suo territorio di competenza, in alcuni casi anche supportandoli economicamente e fornendo, in un’occasione, l’auto per il trasporto della droga.

Nel corso dell’indagine sono stati eseguiti anche gli arresti in flagranza di 5 uomini, nonché sequestrati circa 1,5 chilo di cocaina, 5 chili di hashish, una pistola clandestina illegalmente detenuta e 23 cartucce.

Il Gip aveva autorizzato il carcere per 12 persone: Alessandro Cavuoto, 76enne di Tufara Valle, Paolo Pagnozzi, 63enne di San Martino Valle Caudina, così come Aniello De Paola, 46 anni, Eugenio De Paola, 33 anni, Mario De Paola, 33 anni e Nino Piacentile di 54 anni.

In carcere anche Vincenzo Lomasto, 30 anni, di Pomezia, Giuseppe Magliocca, 53 anni, di Roccabascerana (Avellino), Giergy Nika, 31 anni, di Pomezia, Erminio Pagnozzi, 60 anni, residente a Ceppaloni ma domiciliato ad Aprilia, Andrea Salsiccia, 50 anni, di Pomezia, Giulia Sopranzi, 39 anni, di Anzio. Erminio Pagnozzi, peraltro, fu coinvolto nel 2016 anche in un giro di camion rubati che venivano nascosti in un capannone tra Aprilia e Anzio. A far emergere il caso fu una indagine della Polizia Stradale di Aprilia.

Agli arresti domiciliari Carmine Capozza, 53 anni, di San Giorgio del Sannio, Raffaele Corda, 51 anni, domiciliato a Pomezia, Aniello De Paola, 33 anni, di San Martino Valle Caudina, Francesco Magliocca, 25 anni, di Roccabascerana, Giuseppe Magliocca, 36 anni, di Roccabascerana, Emanuele Marigliano, 39 anni, di Napoli, Laura Radut, 37 anni, di Roccabascerana, Paolo Russo, 54 anni, di Ardea, Palmerino Venoso, 48 anni, di Roccabascerana.

Articolo precedente

CINEMA, LA REGIONE LAZIO PRESENTE A CANNES CON DUE FILM

Articolo successivo

TIBERIO II: IL PROCESSO PER CORRUZIONE A SPERLONGA INIZIERÀ IN AUTUNNO

Ultime da Giudiziaria