È arrivato lo scioglimento del Comune di Aprilia da parte del Consiglio dei Ministri, la decisione è arrivata oggi nella riunione iniziata alle ore 18
Aprilia insieme a Caserta, Badolato e Casabona sono stati sciolti dal consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per infiltrazioni della criminalità organizzata.
Come ampiamente previsto e prevedibile, il Comune di Aprilia è stato sciolto per infiltrazioni mafiose dopo che, ad agosto, si era insediata la Commissione d’accesso per valutare il grado di infiltrazione della cosca mafiosa autoctona nella pubblica amministrazione dell’Ente. A che livello la cosca di Forniti/De Luca/Gangemi è riuscita a condizionare il Comune di Aprilia? Era la domanda a cui hanno dovuto dare le risposte i commissari nominati dal Prefetto di Latina, Vittoria Ciaramella, in ragione della delega ricevuta dal Ministro dell’Interno.
La Commissione d’accesso, insediatasi ad agosto, è stata coadiuvata da un gruppo di supporto. La commissione ha trasmesso al Prefetto di Latina la relazione, dopodiché questa è andata al Ministro dell’Interno che ha proposto lo scioglimento per mafia. Sei mesi di lavoro della commissione, a febbraio è stata inviata la relazione dal Prefetto al Ministero e oggi, di venerdì santo, c’è lo scioglimento del secondo comune del Lazio, nonché il quarto del Lazio in termini di popolazione.
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L’ultima volta che accadde per la provincia di Latina fu per il Comune di Fondi nel 2009. La proposta fu reiterata ma, irritualmente, il Consiglio dei Ministri bocciò quanto suggerito dall’allora Ministro dell’Interno.
La commissione d’accesso è stata composta da Monica Perna, vicario del Prefetto di Latina, Daniela Abbondandolo vicecapo di gabinetto della Prefettura di Latina, Luca Vattani, dirigente superiore della polizia di Stato, Antonio De Lise, Comandante del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina e Leopoldo Festa, sottotenente della Guardia di Finanza di Aprilia.
Una città che, dopo gli arresti del luglio 2024, che hanno coinvolto per mafia anche l’ex sindaco Lanfranco Principi, sembra fuori controllo, considerati anche gli spari contro un portone nel quartiere popolare Toscanini e gli altri colpi d’arma da fuoco scagliati contro auto nel 2024, l’attentato a due Carabinieri fuori servizio e il pacco bomba ritrovato in Viale Aldo Moro.
A corredo di un vortice di episodi caotico, c’è sempre la latitanza di Patrizio Forniti, il boss del sodalizio autoctono scampato agli arresti del 3 luglio. Una latitanza condotta insieme alla moglie Monica Montenero, interrotta neanche dal fatto che la loro figlia, Yesenia Forniti, è ancora in carcere e dovrà affrontare il processo richiesto dalla DDA, a Latina, il prossimo 10 giugno, al netto di richieste di riti alternativi.
Non era finita con il decreto di rinvio a giudizio per l’ex sindaco Lanfranco Principi e altri 19 imputati l’inchiesta denominata “Assedio” che ha scoperchiato, nella scorsa estate, il raggio d’azione del clan apriliano retto dal boss Patrizio Forniti detto “Il Gatto” (con residenza in Lussemburgo dove dispone di basi logistiche), l’uomo che, il 3 luglio 2024, è riuscito a sfuggire agli arresti dell’Antimafia. Lo scorso 12 gennaio un’altra operazione che ha disposto la nuova ordinanza in carcere per il latitante Patrizio Forniti (53 anni), e i già incarcerati da luglio (nonché rinviati a giudizio) Luca De Luca (68 anni), braccio destro del primo, l’imprenditore Marco Antolini (56 anni), Luigi Morra (65 anni), il genero di Forniti, Nabil Salami (36 anni), Antonio Morra (37 anni). Ai domiciliari finiscono Giuseppe Carannante (61 anni) e Andrea Sultan Mohamed (39 anni).
Dall’informativa allegata agli atti della maxi indagine denominata “Assedio”, emergevano altre questioni che, al momento, non erano contestate ai personaggi coinvolti nell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Un’operazione che, lo scorso 3 luglio, ha terremotato l’amministrazione apriliana. Come noto, il sindaco Lanfranco Principi si è dovuto dimettere, dopo essere sottoposto agli arresti domiciliari, gravato dalle accuse di concorso esterno all’associazione mafiosa della cosca capeggiata da Patrizio Forniti, turbativa d’asta, traffico d’influenze e voto di scambio politico-mafioso.
A pesare anche e sopratutto gli appalti ottenuti da alcuni imprenditori legati alla cosca Forniti come Marco Antolini. Una vicenda inquietante della cosca vede i fratelli Marco e Fabrizio Antolini interessati ad accaparrarsi i lavori in subappalto del nuovo Palazzetto di Aprilia nella zona di Via Carroceto. I lavori erano stati affidati alla società So.Ge.Im. spa, la società firmataria della convenzione. Il subentro nei lavori in subappalto degli Antolini, secondo la DDA, avvenne grazie ai “buoni uffici” dell’allora sindaco Antonio Terra che si faceva rappresentare presso la So.Ge.Im. spa dall’ex consigliere comunale Giorgio Nardin (prima elezione nel 1990), già membro del Consorzio Industriale Roma-Latina.
Per festeggiare l’obiettivo raggiunto, Nardin e i fratelli Antolini invitano l’amministratore di So.Ge.Im Spa al locale della cosca, la Primula di Riccardo Venditti detto anche “il muto” o “Roberto”. È durante il pranzo che Nardin, dicendo di parlare a nome di Terra, presenta gli Antolini all’amministratore Paolo Corgna. In poche parole, li raccomanda: “E fondamentale che oggi usciamo da qui e rimane qui quello che è successo oggi, punto”. Tutto risolto, i lavori saranno subappaltati dalla So.Ge.Im. Spa alla ditta degli Antolini. Tanto che quando, a maggio 2023, il nuovo palazzetto dello Sport fu inaugurato in pompa magna dall’amministrazione Terra, con in testa l’assessore ai lavori pubblici Luana Caporaso, campeggiano sui muri d’ingresso del palazzetto i manifesti delle ditte degli Antolini: la V&GA (secondo gli inquirenti controllata da Sergio Gangemi) e la Laziale Scavi (vedi immagine di copertina).
Secondo i calcoli della Direzione Investigativa Antimafia, la V&GA Costruzioni risulta avere appalti col Comune di Aprilia, alla data del 29 giugno 2023, per la somma di oltre 1 milione di euro.
E non mancano gli appalti nel trasporto pubblico locale. Tra i primi effetti della operazione antimafia denominata “Assedio”, quindi, c’è stata l’interdittiva antimafia (ne sono state emesse una quindicina in questi mesi in riferimento ad Aprilia) disposta dalla Prefettura di Latina nei confronti della ditta Tesei srl di Umberto Tesei, l’uomo indagato nella stessa indagine antimafia e raggiunto da un provvedimento di interdizione a contrattare con la pubblica amministrazione.
La Commissione d’accesso non ha solo analizzato gli appalti, ma ha anche passato al vaglio le assunzioni in Comune di persone legate direttamente o indirettamente a personaggi coinvolti nell’operazione “Assedia”. Un lavoro lungo e faticoso che ha portato ad una relazione che è stata dirimente per far sì che il Ministro Piantedosi si convincesse a proporre lo scioglimento del Comune di Aprilia.
Insomma, uno spaccato compromesso che oggi, 18 aprile, ha portato all’epilogo non rinviabile. Aprilia è tuttora commissariato con la reggenza di Paolo D’Attilio. Ora, ci saranno tre nuovi commissari (non è escluso che venga riconfermato D’Attilio) che amministreranno la città nei prossimi 18-24 mesi, così come successo ad Anzio e Nettuno dopo l’imponente operazione anti-ndrangheta denominata Nettuno. Aprilia, Anzio e Nettuno: un triangolo da brividi di città ravvicinate, dove a farla da padrone sono stati una locale di ndrangheta e un gruppo autoctono, quello di Forniti, capace di intessere rapporti anche con servitori infedeli dello Stato (non mancano oscure relazioni con servizi segreti) e fronteggiare uomini di ndrangheta e camorra. Da oggi, la provincia di Latina è ufficialmente inzuppata nelle infiltrazioni mafiose con il primo Comune sciolto per mafia nella sua storia.