Primo CicloTour eco-culturale, organizzato dall’associazione Aprilia Libera, domenica 26 giugno, a Campoverde, per far conoscere la storia e le bellezze del territorio apriliano
Dal Borgo di San Pietro in Formis, in cui sono presenti elementi d’epoca longobarda (teatro della battaglia di Campo Morto del 1482, tra il duca di Calabria e le truppe pontificie) e che raccoglie testimonianze che risalgono fino al 2000 a.C., compresa una enorme villa romana, le cui tracce sono individuabili per il territorio e sotto il Granaio del Borgo, profondamente intaccate dai lavori di ristrutturazione, non rispettosi del bene culturale, ci si è spostati in una carovana di 30 ciclisti per ripercorrere lungo via del Giglio, fino a Le Ferriere, le tracce dell’antica Satricum, città latina fondata su un’area di 40 ettari, il cui punto di riferimento era il tempio della Mater Matuta. Il ciclotour ha effettuato una sosta con degustazione presso la cantina Casal De Luca.
Questa è solo una sintesi del ricco excursus condotto dalla archeologa Sonia Modica, che ha, ad ogni tappa stabilita, illustrato ai partecipanti della manifestazione quali prospettive di sviluppo – in termini turistici e paesaggistici – sono sfuggite in passato nel territorio di Campoverde, quante occasioni perse per strappare all’incuria e alla distruzione pezzi importanti della nostra storia. Basti pensare che porzioni importanti dell’Antica Satricum ricadono nel territorio apriliano, eppure Aprilia è sempre rimasta fuori da qualsiasicoinvolgimento nel progetto di scavi e museale per recuperare la città latina scomparsa.Una ulteriore dimostrazione di quanto sia importante tutelare con dei vincoli urbanistici il territorio, vincoli di cui il Comune di Aprilia finora non si è mai dotato, neanche per salvaguardare il fiore all’occhiello della sua economia, il comparto agricolo. Comparto che rischia di essere gravemente compromesso dalle attività industriali inquinanti e nocive, che si sono insediate in aree a vocazione agricola, compromettendo le certificazioni doc e bio conseguite dagli agricoltori. A cominciare dalle aziende vinicole De Luca e Casale del Giglio, per arrivare alle coltivazioni bio di Kiwi prescelte dall’abile commissario ad acta come sito per la futura discarica pontina.