Da qualche giorno ha iniziato a circolare in esclusivi ambienti di professionisti e intellettuali della destra radicale latinense un pamphlet clandestino. Pare che la conoscenza dell’identità dell’autore dell’opuscolo sia privilegio riservato a una cerchia ristretta dell’alta borghesia del capoluogo. L’aver avuto accesso a un testo del genere ha significato per me, piccolo borghese sezzese di famiglia vagamente socialista, da un lato un raro privilegio; dall’altro il segnale proveniente dai “salotti buoni” mi ha lasciato intendere come dovessi attenermi all’analisi del testo senza indagare oltre e tentare di violare i più imperscrutabili segreti.
UN SEDICENTE SCRITTORE ZINGARO
Un autore, tal Renato Zagy di presunte origini gitane, di cui non si trova alcuna traccia in rete e che nessuno conosce, una casa editrice, la Orania Edizioni, il cui nome trae ispirazione dall’ultima città sudafricana in cui resta vigente il regime segregazionista dell’Apartheid, che non esiste e infine un titolo che è tutto un programma: Maleventum: controstoria del Premio Strega. Esplicito richiamo alla città di Benevento in cui viene prodotto il liquore dal colore giallo zafferano e da cui discende l’omonimo premio letterario.
UNA LAMPADINA IN MEZZO ALLE TENEBRE
Nonostante le premesse non sembrino le più rassicuranti, l’autore si sia celato sotto uno pseudonimo pur di scampare da ogni lontana minaccia di visibilità e la tiratura sia limitata all’esclusivo numero di cento copie, il pamphlet rappresenta comunque un piccolo lumicino nel buio culturale in cui sembra confinata la nostra Provincia. La città di Latina in particolare sembra da anni ridotta alla sempiterna attesa di un nuovo prodotto commerciale di Antonio Pennacchi o di qualche insignificante pubblicazione che esalti l’epopea della bonifica pur di trovare qualcosa di cui parlare.
MITTEL-EUROPA ED EBRAISMO
Nel racconto siamo a meno di un mese dal 4 luglio 2019, giorno in cui verrà assegnato il Premio Strega. A contenderselo sono cinque scrittori i cui nomi sono di mera fantasia: la gran favorita è Olga Tomaszewski, donna ebrea di famiglia di origini austro-slovacche, che ha pronto un romanzo ambientato durante la guerra civile spagnola di chiara matrice antifranchista.
NERI SUD-TIROLESI: UN CONCENTRATO DI MINORANZE PERSEGUITATE
Enrico Mair, figlio adottivo di una famiglia altoatesina di origini gambiane, è il secondo favorito. La sua opera descrive la storia di una famiglia piccolo borghese durante “il Ventennio” che vive il dramma dell’appartenenza ad un gruppo etnico di frontiera che subisce l’ingiustizia della repressione linguistica.
UNA SNOB MILANESE LESBICA
Ada Coburgo Pozzi è terza nei favori del pronostico. Sessantenne elegante e raffinata, i suoi tailleur esibiti anche per fare la spesa sono noti in tutta Milano, ha fatto di recente outing sulle proprie tendenze omosessuali. La sua biografia su uno scrittore ebreo, comunista e gay appare un’abile manovra di comunicazione per ottenere le preferenze della giuria dello Strega.
BASTA ESSERE “LEVI” PER ESSERE GENIALI
Adele Levi, quarta nelle previsioni di vittoria, ha dalla sua non solo la presentazione di una storia sulla Shoah, ma la forza di un cognome che nella storia della letteratura ha significato molto: Primo Levi, Carlo Levi e Natalia Levi in Ginzburg.
UNO SCONOSCIUTO SENZA VIRTÙ SPONSORIZZATO DA MARINA BERLUSCONI
Il quinto contendente è un illustre sconosciuto, un mister x appunto, e il suo prodotto letterario non è migliore né peggiore degli altri, ma ai nastri di partenza occupa l’ultima posizione tra i favoriti. Ha un forte sponsor però: la sua è la Juventus delle case editrici, Mondadori. L’azienda di Marina Berlusconi a pochi giorni dalla premiazione decide allora di giocare il suo asso nella manica. Poco importa se quest’asso abbia basi probatorie fragili. Quando qualche giornalista riuscirà a fare ricerche anagrafiche confutando le tesi di Mondadori sugli avi di Nestor Garbo, questo il nome di mister x, il premio sarà già stato assegnato.
SE NON SEI NÈ NERO NÈ GAY ALMENO DEVI ESSERE ZINGARO
La casa editrice meneghina vuol fare sapere alla stampa e al grande pubblico che il cavallo della propria scuderia ha origini gitane. Sì, sarebbe un povero zingaro italiano, che nonostante la provenienza da un contesto familiare socialmente ed economicamente difficile, avrebbe trovato la forza per studiare e ritagliarsi un ruolo nel gotha della cultura. Di fronte ad una notizia così mediaticamente impattante la giuria non potrà far altro che ribaltare le proprie vedute e portare Garbo in testa.
FINALE A SORPRESA
A volte però anche i più machiavellici dei disegni incontrano degli imprevisti, ed è questo il contenuto dell’ultima parte dell’opuscolo. Durante il racconto vengono snocciolati i nomi dei vincitori della passate annate non solo dello Strega, ma anche del Nobel della Letteratura e del Campiello. L’appartenenza ideologico-politica dei vincitori al mondo della sinistra, se non addirittura a quello del marxismo, è ricorrente come quella alla stirpe di David e Salomone.
I COMPLESSI DELLA SINISTRA E DELLA DESTRA
Comunisti, ebrei, donne e omosessuali sono rappresentati come gli unici soggetti capaci di provocare storicamente un certo appeal sui giurati dello Strega. Viceversa si potrebbe controbattere che queste categorie sociali siano la vera ossessione del sedicente Renato Zagy.
OLTRE TUTTO IL GATTOPARDO
L’opuscolo, dotato di una buona vis polemica e in aperta contrapposizione al pensiero culturale dominante degli ultimi 74 anni, come la gran parte dei testi che mirano ad affermare in modo univoco e netto una tesi precostituita pecca in alcune parti di faziosità. Non si menziona ad esempio che uno dei più celebri vincitori dello Strega, purtroppo a due anni dalla morte, fu nel 1959 con il Gattopardo il Duca di Palma Principe di Lampedusa Giuseppe Tomasi. Capolavoro antirisorgimentale, scritto da un raffinato aristocratico conservatore siciliano e fatto pubblicare dall’ebreo Giorgio Bassani per una casa editrice molto spostata a sinistra come Felitrinelli. Capolavoro poi rappresentato cinematograficamente dall’omosessuale Luchino Visconti.
EBREI NON PERSEGUITATI
Non si accenna minimamente al fatto che il romano Alessandro Piperno, di padre ebreo e madre cattolica, vincitore nel 2012 del Premio con Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi, abbia voluto da sempre evadere dal cliché dell’ebreo perseguitato, confessando di aver abbracciato in occasione di un goal della Lazio un tifoso biancoceleste al suo fianco che fino a 5 minuti prima si era lasciato andare a cori antisemiti. Alla domanda di Daria Bignardi durante una trasmissione de Le invasioni barbariche (4 maggio 2005), Piperno lasciò intendere che il razzismo avrebbe potuto costituire un problema per lo sconosciuto tifoso, non certo un freno alla propria esultanza.
LA BALABANOFF, MARGHERITA SARFATTI E WEIZMANN SUL GROPPONE DI MUSSOLINI
Devo ammettere che rivedendo Piperno, in una delle sue poche sortite pubbliche, mi ha ricordato per acume intellettuale e spirito di provocazione da un lato il regista newyorchese Woody Allen; dall’altro il pontino, già assessore al Bilancio sotto Ajmone Finestra, Andrea Stabile. Potrei continuare a divagare sul filo della provocazione sostenendo che nel XXI secolo esiste una sottile linea satirica che tiene legato un certo ambiente culturale giudio (termine caro ad alcuni fascisti) a taluni circoli intellettuali della destra nazionale e sociale.
NON PIÙ ROGHI, MA CONOSCENZA
Cadere nella trappola dialettica di ritenere il libello come fascista, antisemita, sessista ed omofobo non appartiene alla mia indole. Per questo deve ritenersi al contrario che Maleventum, satirico, grottesco e “cattivista”, debba essere letto, e non arso al rogo come invece ebbero a proporre per altri testi Goebbels e la Deutsche Studentenschaft nel ’33. Dove può essere acquistato? Suggerisco di chiedere a Stabile. Propongo in ultimo una taglia consistente in una pizza e una birra offerte da Latina Tu a favore di chiunque dovesse catturare vivo, e solamente vivo, Renato Zagy.