IL CARCERE COME UNA POLVERIERA: DUE LE INDAGINI TRA VIOLENZE E INCENDI. COINVOLTI SPINELLI E BALDASCINI

carcere di Latina
Casa Circondariale di Latina

Carcere di Latina, due indagini scoperchiano la violenza dentro le mura di Via Aspromonte: tra i più facinorosi due giovani noti alle cronache

Tra ieri e oggi la Procura di Latina ha praticamente chiuse due inchieste che svelano di come all’interno del carcere di Via Aspromonte si sia celebrato un autunno molto caldo. Oggi, 18 dicembre, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procuratrice aggiunta di Latina, Luigia Spinelli, e dal sostituto procuratore Valentina Giammaria, sono state eseguite dalla polizia penitenziaria di Latina tre ordinanze applicative di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari di Latina, Mara Mattioli, nei confronti di tre detenuti, individuati come i promotori di una gravissima rivolta carceraria, verificatasi lo scorso 28 ottobre 2025. Tra di loro, ci sono il 22enne Matteo Baldascini, noto alle cronache per diversi problemi giudiziari tra cui tentato omicidio, stalking, lesioni, minacce, oltreché ad essere rampollo di una famiglia un tempo legata al clan dei Casalesi, e il ras delle case “Arlecchino”, Mattia Spinelli, 20 anni, uno dei due gemelli che nelle case popolari ha radicato una vera e propria piazza di spaccio, tanto da aver provocato la guerra tra bombe e molotov che vede protagonisti gruppi rivali nel capoluogo.

I due si conoscono e si sono ritrovati in carcere, tanto da essere i sobillatori e autori di violenze e pestaggi che hanno attirato l’interesse investigativo della Procura. Entrambi sono stati trasferiti dal carcere di Latina che, con diverse annotazioni, ha detto a chiare lettere di considerarli persone non idonee e “non grate”.

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Quel giorno, il 28 ottobre, cinque detenuti ristretti nella camera 6 del 1 Piano A del Carcere di Latina, dalle ore 20.30 circa, hanno inziato una forma di protesta con la battitura delle inferriate, per manifestare il proprio dissenso e la propria disapprovazione rispetto al regime chiuso attuato nell’Istituto carcerario.

Dopo circa 40 minuti, l’Agente in servizio alla Sezione 1 Piano A ha proceduto al ritiro di uno specchio normalmente in uso nelle camere detentive, che nella circostanza era stato utilizzato dai detenuti per spiare l’attività del personale. Il pretesto ha scatenato una rivolta promossa da tre detenuti, tra cui Spinelli e Baldascini, che è culminato nella distruzione del mobilio ed altri beni dell’Amministrazione presenti nella cella, nonché nell’incendio nel corridoio di coperte, lenzuola e bombolette di gas.

I detenuti hanno rivolto anche minacce agli operanti della polizia penitenziaria, lanciando contro gli agenti una coperta piena d’olio incendiata con potenziale rischio per l’incolumità altrui. Nel corso delle operazioni di contenimento dell’evento critico sono stati rilevati ingenti danni e un principio d’incendio in fase di propagazione e tra gli oggetti in fiamme è stata individuata la presenza di una bomboletta di gas avvolta da materiale cartaceo con it conseguente rischio di esplosione. Per evitare il propagarsi dell’incendio e prevenire il rischio di detonazione, la polizia penitenziaria è intervenuta immediatamente utilizzando un estintore, circoscrivendo e spegnendo le fiamme impedendo cosi che l’incendio si propagasse all’interno del reparto detentivo. La rivolta carceraria ha determinato anche la sospensione del servizio di somministrazione farmaci agli altri detenuti. Nell’ambito della medesima indagine sono stati indagati anche altri tre detenuti.

A tre dei sei detenuti indagati, tra cui Baldascini e Spinelli, è contestato anche un ulteriore episodio di grave violenza perpetrato ai danni di un altro detenuto. In particolare, due indagati dopo aver fatto ingresso nella cella n. 2 della Casa Circondariale di Latina, hanno sferrato pugni sul volto del detenuto con calci nelle costole e in faccia, nonché dopo aver afferrato un bastone della scopa gli davano dei colpi in testa cosi da cagionargli lesioni consistite in “contusioni craniche e del massiccio facciale “giudicate guaribili in 5 giorni.

Infine lo hanno minacciato: “Se parli ti uccidiamo la famiglia perché sappiamo che hai una moglie e quattro figli”, in modo da non fargli presentare una denuncia per le lesioni subite. Un modus operandi che ha tutto il sapore di chi avrebbe voluto prendersi il controllo del carcere, dopo aver spadroneggiato in città per via di arresti eccellenti degli ultimi anni. Baldascini e Spinelli, sono rispettivamente difesi dagli avvocati Alessia Vita, Massimo Frisetti e Gaetano Marino.

Al contempo, tanto per avere una idea di cosa era diventato il carcere a Latina, la Procura di Latina ha chiuso le indagini a carico di un algerino, Waled Boulebda (38 anni), e del tunisino Samir Ben Salah (40 anni). Il primo è un pusher delle Arlecchino (anche con precedenti per rapina ai danni di una madre con bambini), legato ai gemelli Spinelli: lo scorso giugno ha rimediato una condanna a 8 mesi per spaccio di sostanze stupefacenti, proprio nell’azione di smerciare alle case popolari. Boulebda è stato sorpreso mente stava vendendo la droga a due consumatori. Visto da due carabinieri in borghese, che stavano monitorando da tempo la zona, l’uomo aveva preso a scappare, prima di essere fermato e perquisito. 

Samir Ben Salah è conosciuto anche con il nome d’arte di “Ziano“: noto come rapper pusher, già coinvolto in arresti per spaccio di droga. Nella sua biografia si presentava così: “Classe 1985, è cresciuto nel quartiere di Ethret, uno dei più pericolosi della Tunisia. All’età di 4 anni il padre parte per l’Italia lasciando la numerosa famiglia per 6 anni. Da subito Ziano si è trovato in mezzo alla criminalità delle baby gang e di una realtà violenta che hanno lasciato il segno nella sua vita. Si avvicina al rap all’età di 12 anni e da subito capisce che la musica è la sua migliore espressione artistica. Così, dopo qualche anno dalla fondazione della crew All Caponies, il suo nome comincia a diventare una realtà concreta nella città. All’età di 16 anni, dopo essere stato espulso da tutte le scuole per accenni rivoluzionari, abbandona la Tunisia e parte per l’Italia per raggiungere il padre”. Il 40enne era stato arrestato nel 2017: trovati con sé 110 grammi di hashish e 6,5 di cocacina, fu accusato di rifornire da Sabaudia droga a diverse persone residenti nelle città limitrofe come San Felice Circeo, Terracina e Fondi. Nel 2021, un nuovo arresto per droga.

Le accuse a carico di Boulebda e Ben Salah sono gravi per fatti accaduti all’interno del carcere. I reati contestati sono violenza e minaccia a pubblico ufficiale, danneggiamento, incendio e interruzione di pubblico servizio.

A far scaturire l’indagine a carico dei due nordafricani è ciò che è accaduto lo scorso 6 ottobre all’interno delle mura di Via Aspromonte. Gli agenti della Polizia Penitenziaria hanno dovuto rallentare anche la conduzione di alcuni detenuti in Tribunale a Latina per i vari giudizi proprio perché, nel carcere, si doveva fronteggiare una situazione di pericolo causata dalle fiamme. Le fiamme, ad ogni modo, erano partite da una delle celle del carcere e avevano coinvolto altri locali della sezione. Una situazione di caos che non senza difficoltà era stata domata dagli agenti della Penitenziaria. Evacuati tutti i detenuti della sezione. L’incendio era partito da materassi e arredi e il fumo aveva pervaso i locali tanto da lasciare un odore acre.

I due nordafricani, assistiti dagli avvocati Marco Nardecchia e Giuseppe De Felice, sono accusati di aver minacciato un ispettore di Polizia Penitenziaria e provocato forti disordini al fine di far revocare il divieto d’incontro con gli altri detenuti del reparto PPA disposto il 27 settembre per motivi di ordine e sicurezza. Devono rispondere anche dell’incendio provocato all’interno della cella il 6 ottobre, oltreché al danneggiamento dell’impianto elettrico della medesima cella, degli infissi, arredi e del televisore.

Insomma, il carcera di Latina è stato una polveriera e le due inchieste dimostrano di come, a fatica, si è mantenuta la sicurezza per gli altri detenuti e le guardie carcerarie.



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