iCITY RATE 2018: LATINA 80ESIMA PROVINCIA SU 107

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comune di Latina

L’Italia è uno dei paesi UE con la minore incidenza del digitale nella società e nell’economia, l’alternarsi continuo di buone performance e i rallentamenti dovuti anche alla situazione economica hanno fatto sì che l’Italia si collochi al venticinquesimo posto (secondo il rapporto DESI – Digital Economy and Society Index) evidenziando pesanti rallentamenti nel progresso digitale.

Basti pensare che soltanto il 12% della popolazione utilizza servizi di eGovernment e questo perchè anche se il 70% dei Comuni utilizza una piattaforma digitale, soltanto il 27% dei servizi offerti è bidirezionale.

Eppure le leggi ci sono e sono molto chiare, infatti esiste il CAD (Codice dell’Amministrazione Digitale) che si prefigge come obiettivo di predisporre norme adeguate a promuovere e disciplinare la diffusione della digitalizzazione non solo per le pubbliche amministrazioni, ma anche nei rapporti con i cittadini e con le imprese, realizzando un progressivo risparmio e un incremento dell’efficienza e della trasparenza.

LATINA DIGITALE

In questo contesto a macchia di leopardo, su centosette città analizzate dall’ICity Rate 2018, Latina risulta essere all’ottantasettesimo posto: dietro a molte città del sud Italia, ultima tra le provincie del Lazio, ottantatreesima per trasformazione digitale e cinquantaquattresima per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione. Parliamo quindi di una delle città meno digitalizzate d’Italia e di conseguenza d’Europa.

Ma che cos’è l’ICity Rate? Si tratta di un rapporto annuale realizzato fin dal 2012 da Forum PA (FPA) per analizzare la crescita digitale delle città italiane, e di conseguenza l’aumento della vivibilità e dell’avvicinamento tra Pubbliche Amministrazioni e cittadini.

Come può la digitalizzazione aumentare la vivibilità di una città e rafforzare l’avvicinamento tra Pubblica Amministrazione e cittadini? Digitalizzare significa snellire i processi amministrativi ed evitare che per ottenere un documento da un ufficio pubblico l’utente impieghi un paio d’ore di fila o più. Grazie al digitale lo stesso processo potrà essere fatto da casa con il PC con un risparmio di tempo e denaro senza precedenti.

Per quanto riguarda la trasformazione digitale sono stati analizzati vari fattori: la presenza dell’Home Banking che rappresenta l’esistenza sul territorio della possibilità per il cliente di effettuare operazioni ed accedere a servizi bancari online, oltreché all’accesso ad una rete internet a “Banda Larga”(almeno 30Mbps) da parte delle famiglie. I risultati dei restanti sei indicatori, vale a dire l’ adeguamento digitale, open data, utilizzo da parte del Comune dei social, applicazioni mobili (app) municipali, Wi-Fi pubblico e servizi online, sono stati ricavati grazie ad un’indagine condotta proprio da FPA nel 2018.

Insomma il quadro che ne esce per quanto riguarda Latina è desolante: scarsa accessibilità digitale ai dati del Comune, scarsa presenza nei social network da parte del Comune (la pagina Facebook è stata aperta soltanto l’anno scorso), assenza di un’app comunale che fornisca indicazioni utili ai cittadini (l’ente comunale non è neanche registrato sull’app Municipium), mancanza di Wi-Fi pubblico.

SMART CITY

Ma che cos’è una Smart City? Rispondere a questa domanda non è mai stato facile come oggi.
La Smart City è una città proiettata nel futuro in cui la tecnologia delle comunicazioni e delle informazioni viene utilizzata come strumento per accrescere la vivibilità e la sostenibilità delle infrastrutture cittadine, allo stesso tempo nella Smart City si favorisce l’integrazione di infrastrutture digitali nei sistemi e/o negli uffici cittadini.

Ma le smart city non riguardano esclusivamente la tecnologia, infatti il modello è stato creato per modificare i comportamenti dei cittadini in maniera tale da migliorare loro la vita e il rapporto che intercorre tra cittadinanza e pubblica amministrazione.

Quindi qualsiasi progetto di Smart City development deve partire dal presupposto che la tecnologia e il digitale sono lo strumento per un fine più alto: migliorare la vita delle persone.

“Dai veicoli automatici alle infrastrutture connesse alle analisi dei dati, la tecnologia sta trasformando il modo in cui ci spostiamo in tutto il paese ed alcune delle più eccitanti innovazioni stanno avvenendo a livello locale”

COME MIGLIORARE

Un’amministrazione comunale che voglia scalare questa classifica, migliorando di conseguenza la vivibilità della città che amministra, dovrebbe applicare il principio del Digital First  in relazione alle possibilità esistenti e alle reali esigenze dei cittadini. Ciò significa iniziare un processo di digitalizzazione integrale della macchina amministrativa che comprenda anche la divulgazione del processo stesso ai cittadini, oltre che atti di sensibilizzazione verso l’alfabetizzazione digitale.

Un esempio lampante di come la strategia Digital First sia in grado di portare enormi benefici alle città che la applicano, sono le riforme attuate dal Municipio di Barcellona nel triennio 2011/2013.

IL CASO BARCELLONA

Il caso di Barcellona è particolarmente interessante poichè negli anni ’80 l’economia locale era stagnante e la disoccupazione estesa. Il consiglio cittadino ha dovuto reinventare l’economia, ammodernandola, fino ad arrivare all’elaborazione di una vera e propria strategia Digital First che ha portato Barcellona a diventare la prima Smart City di Spagna.

La sfida per i policymaker è stata quella di trasformare l’economia e la società, facendole diventare industria del sapere (aziende il cui successo dipende da come utilizzano i dati in loro possesso), turismo cittadino moderno ed infrastrutture di qualità per i residenti, investitori ed ovviamente per i visitatori.

La tecnologia è stata uno strumento importante che ha supportato l’innovazione di una città in cui era principalmente il governo a prendere iniziative per rendere il rapporto cittadino/amministrazione più flessibile. Si è arrivati infine all’obiettivo di realizzare progetti inclusivi e partecipativi, basati su partenariati pubblico/privati e su collaborazioni con le università catalane, che hanno reso la città più produttiva, indipendente ed innovativa.

Tutto ha inizio con l’elezione di Xavier Trias come Sindaco di Barcellona: il liberal-democratico dopo aver espresso il desiderio di rendere Barcellona leader tra le Smart City europee ha avviato ben 22 progetti collegati tra di loro che hanno trasformato Barcellona nella Smart City che è adesso.

Torre Agbar (Barcellona): ricoperta da 4500 strumenti luminosi in grado di generare 16 milioni di colori

 

In un quadro generale la situazione di Barcellona dopo il triennio Digital First è migliorata esponenzialmente, secondo il direttore dei progetti Smart City Josep-Ramon Ferrer: i progetti hanno rappresentato 43 milioni di euro di valore aggiunto per le attività economiche della città catalana nel triennio 2011-2013, e per ogni euro investito dal consiglio cittadino si sono aggiunti 0,53 centesimi investiti da compagnie private. La digitalizzazione ha comportato anche una riduzione degli spostamenti intra-cittadini da parte degli utenti, da cui ne è derivata la stima della riduzione di 9700 tonnellate di emissioni di Co2.

I PROGETTI

Un esempio di come la tecnologia e la digitalizzazione possano aiutare nei processi di partecipazione dei cittadini alla vita democratica e sociale della città in cui vivono è certamente la piattaforma “Barcellona Digital City” che è divisa in tre parti:

  • In primo luogo l’educazione digitale mira a promuovere le professioni scientifico/tecnologiche tra i bambini, ad esempio attraverso FabLabs che insegna l’utilizzo delle skills necessarie per fare innovazione attraverso la tecnologia
  • L’inclusione digitale atta ad abbattere le barriere fisiologiche che ci sono tra gli anziani e il mondo digitale e delle nuove tecnologie
  • La Democrazia Digitale per permettere alla cittadinanza di partecipare attivamente alla vita politica prendendo decisioni direttamente sulla piattaforma e valutandone la fattibilità tramite l’interazione con altri cittadini. Le idee che sopravvivono al test dell’intelligenza collettiva vengono poi applicate nella realtà anche grazie all’appoggio popolare di cui dispongono.

Una piattaforma del genere a Latina sarebbe rivoluzionaria, sia per la bidirezionalità che mette in campo sia per l’inclusività che un servizio come quello della Democrazia Digitale garantisce. Basti pensare ad una delle varie situazioni in cui a fronte di programmazione di opere si è presentata l’annosa questione dei comitati definiti spesso a torto NIMBY, cioè comitati locali che combattono la creazione di determinate infrastrutture nel proprio territorio. L’utilizzo di una piattaforma di discussione e votazione favorirebbe la partecipazione e stimolerebbe l’opinione pubblica verso uno studio più approfondito delle proposte in campo poiché ogni posizione andrebbe argomentata con dati di fatto.

Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare spesso di come i cambiamenti tecnologici stiano cambiando il concetto stesso di città. Dentro questo macro-insieme si muovono centinaia di idee che possono essere ritenute condivisibili o meno per le ragioni più disparate (molte sembrano quasi utopistiche). D’altronde bisogna iniziare ad entrare nell’ottica che la politica locale è più lenta della tecnologia e non riesce a stare al passo con i tempi anche a causa della mancanza di visione di una classe dirigente che spesso si rivela mediocre e tetragona. Bisogna programmare quindi con largo anticipo il futuro anche e soprattutto in ambito di riutilizzo di materiali ed edifici che attualmente risultano inutili. In questo senso alcuni architetti abbracciano da tempo l’idea di utilizzare materiali riciclati e riciclabili per costruire edifici, che a loro volta possono essere smantellati facilmente per essere riutilizzati. Ad ogni modo questo tipo di edifici richiede una pianificazione dinamica e flessibile che sappia adattarsi alla velocità dei tempi.

A Rotterdam la sensibilità verso i temi come il riutilizzo è aumentata vertiginosamente negli ultimi anni, e infatti sono state impiegate 15 tonnellate di rifiuti, che comprendono vetro, ceramica ed argilla, per creare laterizi adatti alla costruzione di edifici. Tutto questo grazie alla start-up Stone Cycling, nata da un’idea di alcuni ricercatori della Design Academy di Eindhoven nel 2009 ed oggi leader nel settore dei materiali per edilizia circolare con progetti realizzati nei Paesi Bassi e in Belgio Austria, Romania e Regno Unito.

L’edificio di Rotterdam costruito con materiale riciclato

 

A Chicago l’architetto che ha organizzato la costruzione del Centro SOS Bambini della comunità ha riutilizzato materiali da costruzione proveniente da edifici in disuso nelle vicinanze. Il risultato è un mix di colori che ricopre la superficie esterna.

 

 

3D HOUSING 05

Al Salone del Mobile Design Festival del 2018 è stato presentato il progetto 3D Housing 05 di Massimiliano Locatelli | CLS Architetti, in collaborazione con Italcementi, ARUP e CYPE. Si tratta di una casa di 100 mq costruita interamente da un Robot avente tecnologia simile a quelle delle stampanti 3D. Questa tecnica di costruzione abbatte notevolmente i costi, anche grazie all’efficienza del Robot che è di gran lunga superiore a quella umana, ed elimina gli sprechi di materiale.

La casa è trasportabile, il materiale è facilmente riciclabile, il tetto è costruito in modo da favorire la crescita di piante nell’ottica dell’abbattimento dell’inquinamento atmosferico, il tutto ad un costo minore rispetto a quello di una casa tradizionale.

3D Housing 05

 

RIDURRE L’IMPATTO DEL TRASPORTO SU GOMMA

Il mondo è davanti ad una sfida epocale: aumentare la sostenibilità di un sistema produttivo che a partire dalla Rivoluzione industriale ha prodotto un inquinamento senza precedenti nella storia umana.

Tra i fattori più impattanti sull’ambiente vi sono certamente le emissioni che provengono dal trasporto su gomma, che quotidianamente intasa le strade delle nostre città.

Abbiamo già affrontato il tema trattando la questione della famigerata Autostrada a pedaggio Roma-Latina, esempio di come la politica locale pontina non stia recependo i cambiamenti verso cui si sta andando incontro, continuando a proporre soluzioni anacronistiche e totalmente fuori dal tempo.

La Pontina è un’arteria primaria ed ogni giorno centinaia di TIR la attraversano per portare merci a Roma e viceversa. Parliamo di un’area come quella del centro sud dove il chilometraggio medio di spostamento è tra i più alti d’Italia e in cui si registra la cronica mancanza di infrastrutture adeguate. Dal momento che il trasporto tramite automezzi, soprattutto nelle lunghe distanze, comporta costi notevolmente più elevati rispetto a quello su rotaia, diviene fondamentale investire sull’intermodalità del trasporto merci e diversificare la fiscalità dei diversi tipi di veicoli su gomma. Più nello specifico un Euro “zero” dovrebbe pagare molto di più di assicurazione e bollo rispetto ad un Euro 6; questo tipo di azioni dovrebbe incentivare l’utilizzo dei percorsi lunghi del ferro e nel breve (massimo 200km) di veicoli che comunque avrebbero emissioni più basse rispetto ai precedenti.

DISINCENTIVARE L’USO DELL’AUTO

Una soluzione per ridurre le emissioni di CO2 urbane, e di conseguenza migliorare l’attrattività della città e la vita dei cittadini, potrebbe essere la creazione di servizi digitali bidirezionali tra cittadino e pubblica amministrazione.

Ma come è possibile? Se si attua una strategia Digital First si può fare. Con la creazione di un servizio bidirezionale il cittadino può avere accesso ai servizi, come ad esempio la carta d’identità, avendo anche la possibilità di pagare l’eventuale tassa online.

In questo senso va visto in maniera positiva l’introduzione, da parte del Comune di Latina, del servizio di car sharing Eppy con auto elettriche…peccato che poi la maggioranza LBC sia favorevole all’autostrada a pedaggio Roma-Latina e abbia votato in Consiglio Comunale una mozione di Lega e Fratelli d’Italia da sempre favorevoli all’opera.

UN’UTOPIA MA MICA TANTO

Alcuni dei progetti e delle idee presentate potrebbero in prima battuta sembrare delle utopie irrealizzabili in una città come Latina che è una delle meno digitalizzate d’Europa, in realtà l’esperienza di Barcellona ci insegna come partendo da una situazione economica stagnante si possa pianificare progetti per arrivare ad ottenere dei risultati sorprendenti. È necessaria, però, la volontà di fare e pianificare, mettendo in campo tutte le competenze pubblico/private nei campi richiesti; in questo senso stimolare la creazione di partnership tra le università e le industrie del luogo è stata in molte città d’Europa un’occasione di crescita in cui si sono sviluppate nuove idee per le strategie DIGITAL FIRST che, in seguito, sono state caricate sulle piattaforme e-learning come quella proposta in precedenza e, da ultimo, votate dalla cittadinanza informata. Un mix di innovazione e democrazia partecipata che sembra provenire dal futuro ma che in realtà è già tra di noi.

 

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