I SIGNORI DELL’ACQUA DI ITRI FINISCONO IN PARLAMENTO, INTERROGAZIONE SUI POZZI PRIVATI

Una risposta su come il Governo italiano intenda affrontare e risolvere l’incredibile vicenda dell’acqua pubblica distribuita e venduta dai privati nel Comune di Itri, è stata chiesta al ministero dell’Ambiente. Lo hanno fatto con una interrogazione a risposta scritta i deputati della Repubblica Ilaria Fontana, Raffaele Trano e Giuseppe D’Ippolito.

Ilaria Fontana, Raffaele Trano, Giuseppe D’Ippolito

I tre parlamentari del MoVimento Cinque Stelle hanno portato all’attenzione del competente ministero e del Governo una incredibile vicenda emersa ormai oltre un anno fa ma sulla quale ancora nessuno è intervenuto per porre rimedio. E ricordando anche il fallimento dell’accordo tra Comune di Itri e Provincia di Latina sulla possibile costituzione di un consorzio, diventato in realtà una nuova proposta di monopolio del privato. A Itri, l’acqua in almeno mille case, per un totale di 3-4mila abitanti, arriva direttamente dai pozzi di cinque privati che in realtà hanno un’autorizzazione a prelevarla solo per scopi agricoli. Generando così un indebito profitto privato per un bene pubblico e in violazione di ogni norma e legge che regolamenta sia la gestione della risorsa idrica sia dei controlli igienico sanitari circa la sua qualità per scopi umani.

E infatti, nel porre la questione alla Camera, e aspettando un intervento a questo punto risolutivo, i tre deputati auspicano pure la nomina di un commissario ad acta e si interrogano sul perchè la Regione dopo oltre un anno non abbia ancora provveduto a dirimere l’incredibile vicenda, già finita alla Procura della Repubblica e dal Prefetto, sottolineando che “l’articolo 144 del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, appartengono al demanio dello Stato; l’articolo 153 del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che in caso di inadempienze (…) qualora la regione non adempia entro quarantacinque giorni, i predetti poteri sostitutivi sono esercitati, previa diffida ad adempiere nel termine di venti giorni, dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, mediante nomina di un commissario ad acta; non risultano attuate delle verifiche in merito agli usi dell’infrastruttura in questioni, così come non si ha notizia dell’esercizio dei poteri di controllo e sostitutivi di cui all’articolo 153 del decreto legislativo n. 152 del 2006;”.

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