Proseguono gli appuntamenti della rassegna “Altre Storie. Racconti contemporanei” a cura dell’associazione Quartieri Connessi. Due gli eventi di questa settimana. Si comincia venerdì 17 ottobre, alle ore 18.00, presso lo Spazio Culturale di via Cattaneo, in via C. Cattaneo, 5 con la presentazione del libro Accento tripolino. Sguardi e immaginari post-coloniali dalla Libia all’Italia di Alessandro Caramis, edito da Edizioni Botteghe Invisibili.
«La comunità italiana di origine tripolina parla la stessa lingua di quella della penisola, tuttavia il significato, le narrazioni sviluppatesi attorno ad alcune parole non sono esattamente gli stessi. E un po’ come se le parole in lingua italiana, apprese, parlate, sedimentate e trasmesse nell’immaginario dei tripolini, avessero attinto ad un mondo, un’isola di significato, un cerchio mitico del tutto diverso dal mondo situato nella penisola italiana, che ha influenzato e condizionato anche l’immaginario simbolico, l’orizzonte valoriale, la cornice normativa di riferimento della mia generazione, quella dei figli e dei nipoti delle colonie». È con queste parole che Alessandro Caramis introduce la riflessione che ha dato origine al suo libro. Un testo in cui, proprio partendo dalle parole e ricostruendo grazie ad esse l’immaginario di una comunità che è stata prima comunità di coloni in terra d’Africa e poi di profughi in madrepatria, l’autore guarda al modo in cui si struttura l’identità e il senso di appartenenza. Politica, Socialismo, Profughi, Fascismo, Liberazione, Sessantotto sono solo alcuni dei termini, strettamente legati alla storia d’Italia, attorno ai quali si snoda la narrazione di Accento Tripolino e per i quali l’autore rileva una «dissonanza di significati» nella quale ritiene che vada specificamente ricercata l’origine dell’immaginario degli italiani di Tripoli, diverso per molti aspetti da quello dei concittadini estranei all’esperienza coloniale o post-coloniale. Nato a Roma nel 1977, Alessandro Caramis, che ha trascorso parte della sua infanzia e adolescenza anche a Latina, è figlio di italiani profughi dalla Libia rimpatriati nel 1970. Sociologo e ricercatore all’Istat, questa sua prima monografia, che intreccia autobiografia, storia e antropologia, si affianca all’attività pubblicistica in ambito scientifico.
A colloquiare con Caramis saranno Robin Corradini, che per Edizioni Botteghe Invisibili ha seguito una parte del processo che ha portato alla pubblicazione del volume, e Alessandro D’Amato, etnoantropologo, autore della prefazione al libro, introduttiva alla lettura di un testo che, al di là dell’esperienza controversa del periodo coloniale «su cui tanto è stato scritto negli anni ma spesso senza il necessario distacco, a causa del fatto che il fenomeno era stato osservato e descritto da quegli stessi italiani che ne erano divenuti i principali attori protagonisti» – guarda a oltre un secolo di storia italiana. Un libro in cui «storie di varia umanità si intrecciano con un pezzo di storia contemporanea del nostro Paese mentre l’identità dei tripolini viene risemantizzata lungo un continuum temporale in cui vi è un momento di netta cesura: il colpo di Stato, che segna il prima e il dopo dei tripolini italiani e alla luce del quale le loro vite vanno rilette».
Domenica 19 ottobre, alle ore 18.30, invece, la Sala Teatro Santa Maria Goretti, in viale XVIII dicembre, 21 ospiterà Grazie Gaber. Il Teatro Canzone di Giorgio Gaber e Franco Luporini, con Luigi Bellanca (voce e chitarra) e Riccardo Baccani (tastiere, piano). Grazie Gaber, che ripercorre il meglio del teatro canzone di Giorgio Gaber e SandroLuporini, quel geniale intreccio di monologhi e canzoni che il duo creò e propose per la prima volta nel 1970 e che da allora Gaber portò sulla scena, sempre con grande successo, è una retrospettiva delle stagioni teatrali dal 1970, appunto, al 2000, attraverso le quali l’artista seppe descrivere l’Italia com’era e come sarebbe stata. I contenuti sono più attuali che mai: consumismo e utopia, libertà e impotenza, psicanalisi e condizionamento, sesso e amore, politica e sociale. Da Si può a Destra-sinistra, da Lo shampoo a Io non mi sento italiano, da La nave a Qualcuno era comunista, ci si interroga sul destino dell’uomo moderno con ironia e rabbia, malinconia e comicità, in quello che vuole essere soprattutto un tributo sincero al più grande cantante-autore-attore italiano, il “filosofo-ignorante” che seppe per primo coniugare leggerezza e impegno, l’ultimo degli uomini liberi: un artista che divertiva e disturbava, smuoveva le coscienze pretendendo partecipazione.
Luigi Bellanca, classe 1960, da cantante con un repertorio che spazia nel vasto panorama del cantautorato italiano, grazie anche alle esperienze teatrali si specializza nel repertorio di Gaber, l’artista che più ama da sempre. Interpreta anche i difficili monologhi del Signor G, autentiche perle di “teatro d’evocazione”, senza scenografie, solo un attore e un testo.
Riccardo Baccani nasce a Roma nel 1985. Studia pianoforte e, dagli studi classici, passa al pianoforte moderno e poi al jazz. Musicista in diverse band, compone colonne sonore per cortometraggi e musiche per il teatro.