Il virus che sta avvolgendo il nostro paese in questo periodo ci sta dando l’opportunità di vivere e vedere le cose sotto una diversa angolazione
Vedere Milano o Venezia semivuote è surreale e affascinante allo stesso tempo, un evento che non capita così spesso e che le fa apparire in tutta la loro bellezza, gli attribuisce un alone di mistero che le rende uniche. Le città vuote, libere dai mezzi di trasporto e dalle persone che ogni giorno popolano e accalcano i vicoli, le strade, i monumenti, i locali e ogni angolo anche il più nascosto delle città. Proviamo a guardare le città da un buco della serratura osserviamole finalmente libere di respirare anche loro aria pulita, pulita dalle auto, dai tram, dalle metro, dai bus persino dalle biciclette e dai monopattini. Libere dalle persone
Se provassimo a misurare il tasso di inquinamento risulterebbe più basso rispetto agli ultimi tempi. Un primo effetto positivo sarà infatti quello ambientale: i tassi di inquinamento delle nostre città si abbasseranno e torneranno a livelli accettabili. Tutto tornerà a respirare pulito.
Le persone riscoprono le regole base, quelle che insegnavano alle nostre nonne e alle nostre mamme ovvero l’igiene sia personale che ambientale: lavarsi le mani, coprirsi quando si tossisce e si starnutisce e disinfettare gli ambienti dove si risiede e si abita. Impariamo di nuovo a pulire noi stessi e le cose che ci circondano. Scopriamo le regole. Regole, regole, regole semplici e chiare, piedistallo della convivenza civile.
Quando gli uomini decisero di riunirsi, di mettersi insieme per dare vita ai primi villaggi, alle prime comunità, ai primi comuni, alle prime città la prima cosa che fecero fu quella di darsi delle regole. Le regole del convivere. Igiene, educazione, istruzione, rispetto. Per sé e per gli altri.
Ma soprattutto la più importante scoperta sarà quella della tecnologia. Già molte città, e il nord in questo è e rimane un fuoriclasse in Italia, si sono attrezzate per comunicare tramite skype; molte scuole insegnano tramite tablet, così gli alunni non rimarranno indietro con il programma e molte aziende, ma anche diversi uffici della Pubblica Amministrazione, hanno attuato lo smart-working.
Lo smart-working o lavoro agile è una modalità di esecuzione del lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi stabilita mediante accordo tra datore di lavoro e dipendente; una modalità che permette al lavoratore di conciliare i tempi di vita e lavoro e favorire la crescita della sua produttività.
Tale definizione introdotta dalla Legge n. 81/2017 pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che stipulano l’accordo e sulla possibilità di lavorare da remoto tramite pc, tablet, smartphone. A tali lavoratori è garantita parità di trattamento economico e normativo come quello riconosciuto ai lavoratori che lavorano in modalità ordinarie.
Con il Decreto n. 6 del 23 febbraio 2020 è stata data la possibilità a tutti i lavoratori subordinati di applicare lo smart-working anche senza la stipulazione dell’accordo in modo da contenere e gestire l’emergenza epidemiologica da Coronavirus.
Ma tale modalità è stata adottata anche dai liberi professionisti: gli avvocati usano questi strumenti non solo con i loro clienti ma ora anche per parlare con i loro colleghi.
Anche i Tribunali potrebbero svolgere le udienze in video conferenza con tutte le parti collegate via video-conferenza, ma ciò implica che ci sia già un sistema predisposto. E a Latina si arranca, purtroppo.
Gli Ordini professionali, anziché sospendere tutte le attività formative di aggiornamento, potrebbero procedere anche loro in video conferenza facendo collegare i partecipanti su una piattaforma cui accedere all’evento tramite una password.
Ma, oltre che allo smart-working, ciò che si sta diffondendo è la telemedicina ovvero una modalità di erogare servizi sanitari avvalendosi di tecnologie informatiche ICT ed elettroniche che abbattono le barriere geografiche tra medico e paziente. Ancora poco sviluppata in questo periodo così particolare potrebbe avere un forte sviluppo e una capillare diffusione sul territorio nazionale anche nelle zone che si pongono al di fuori della cosiddetta zona rossa.
Non solo, la ricerca del Coronavirus sta avvenendo anche nel mondo digitale attraverso un potente computer della Marconi che sta studiando come evolve e si comporta il virus. Questo apre nuovi scenari: il fascicolo sanitario elettronico dovrà essere ripensato e consultabile anche tramite app; occorrerà una domanda e offerta in campo sanitario in tempo reale che sappia soddisfare velocemente e direttamente la richiesta del paziente e la prestazione del medico. Il Paese ha l’opportunità di sperimentare il teleconsulto e il telemonitoraggio poco conosciuto ai più e usato per lo più nell’ambito cardiologico dove il paziente deve essere monitorato anche fuori dall’ospedale. Potrebbe essere l’occasione per estenderlo anche negli altri settori.
Ci sono altri due aspetti positivi del Coronavirus. Il primo è la condivisione. Se questa esperienza ci aiuterà a riscoprire il senso della collaborazione e dell’unione ci avrà offerto il dono più bello che possa esistere.
L’altra è la creatività. Gli italiani popolo di santi navigatori e poeti riscopriranno la loro caratteristica principale che, da sempre, li ha distinti nella storia: l’essere creativi, inventare, sviluppare nuove cose e nuovi rimedi.
Creatività e tecnologia: dal loro combinato disposto usciranno gli escamotage più ingegnosi e raffinati per fronteggiare questo periodo.